I Restoni non sono “quelli che restano”


lunedì 18 marzo 2019
    

 
Lo Spinone, un magnifico cane da ferma di razza italiana. E un servizio su una rivista di molti anni fa.

Le origini, si diceva, sono lontane perché discende dall'antico Spinone delle Alpi (il che è tutto da dimostrare), e a caccia possiede le qualità venatorie del Bracco Italiano ma con un aspetto estetico più “country”, e il mantello “folk”dal pelo ruvido con la tipica barba lo rendono simpatico e meno “snob”.

Forse al tempo avrò anche esagerato nel contestare tante definizioni così di moda, ma volevo soltanto precisare qual è il modello di Spinone che considero e che ho conosciuto. Oggi come allora ho presente un cane dalle forme imponenti, col pelo irto e setoloso, che a caccia si muove, a seconda dei casi, con l'impeto di un cinghiale o con la delicatezza di un Setter in filata. E poi guarda in un modo che non si può descrivere.

Superata la polemica, qualcuno trova ancora strana questa mia passione per una razza così lontana da quella allevata e utilizzata. E' vero e non l'ho mai nascosto, ma ho anche cercato di spiegare che in collina, dove sono nato e cresciuto, abbiamo scelto il Pointer, e lo Spinone, per comprensibili ragioni ambientali, era utilizzato pochissimo. Poi l'ho visto, grandissimo, in padule dove credo sia imbattibile.

Il pelo ruvido e fitto gli consente, appena uscito dall'acqua, di scuotersi vigorosamente e con le sue difese può affrontare sia la vegetazione del bosco che quella sgradita e tagliente della valle e della palude. Qualità indispensabili per certe zone, dove se c'è il cane deve essere eccezionale, altrimenti, come dicevano i nostri vecchi, è meglio lasciarlo a casa.

Purtroppo questa razza, un tempo apprezzatissima, ha avuti lunghi periodi di crisi e i soggetti eccellenti sono stati veramente pochi, forse per eccessiva consanguineità e accoppiamenti spesso volutamente sbagliati.

Non conosco la situazione attuale della razza e anche per ragioni anagrafiche, ho perso molti contatti, ma per questa ormai risaputa stima per lo Spinone, alcuni amici mi parlavano di appassionati che stanno tentando il recupero dell'antica “razza” dei Restoni dell'Appennino.

Personalmente, è ovvio, non contentissimo che qualcuno parli ancora di cani da caccia, ma sarei molto cauto a parlare di “razza”. A prescindere da quello che si dice sul “Manuale del cacciatore” (1983), lo Spinone appartiene a una razza che da sola porta questo nome e classificato, appunto, come Spinone Italiano, mentre gli altri cani da ferma a pelo duro vengono chiamati Griffoni.

Allevati e selezionati soprattutto in Francia, sono tre: uno a pelo duro, il Korthaal e due a “pelo lanoso”, il Boulet e il Barbet. Curiosa la storia del Korthal, un Griffone creato e selezionato con soggetti francesi in Germania da un olandese (il Sig. Korthaal, appunto), ha fatto parte delle razze da ferma tedesche fino al 1885, quando è diventato francese. A seguire, per complicare le case, aumentare le tensioni e far divertire genetisti e cacciatori, sono anche arrivati il Drahthaar (pelo duro) e lo Stichelhaar (pelo ruvido).

Riguardo ai “Restoni” invece, posso soltanto riferire quello che ho sentito fin da ragazzo. Quando nascevano soggetti un po' sotto–taglia rispetto ai 70 cm dei maschi di Spinone, più leggeri e più veloci, ma sempre con strutture importanti, venivano genericamente classificati come Restoni, e spesso preferiti dai cacciatori in certe zone della Toscana.

Spiacente per gli amici, ma non so altro al riguardo; anche con un po' di rammarico.



Mario Biagioni


6 commenti finora...

Re: I Restoni non sono “quelli che restano”

E, che cazzo, complimenti, già anni fa in Veneto esiteva una razza di cani da caccia simile-uguale a questa!

da s.g. 22/03/2019 21.05

Re: I Restoni non sono “quelli che restano”

Il progetto del recupero e della ricostruzione dell’antica razza canina da caccia Restone inizia negli anni ’80, ma ufficialmente si concretizza il 2 febbraio 2013 con la prima cucciolata documentata da alcuni appassionati che nel 2014 si sono uniti per lavorare in sinergia e successivamente fondare il Club Italiano Restone Brachiuro. Nonostante non sia stata mai attivata nessuna procedura per il riconoscimento della razza presso gli organi ufficiali, gli appassionati e soci del Club hanno deciso di attivare una fattiva collaborazione nel tentativo di recuperare e ricostruire l’antica razza che nel gergo umbro e laziale veniva anche definita impropriamente “Spinoncino”. Un progetto di recupero del patrimonio cinogenetico che coinvolge non solo gli allevatori soci del Club, ma anche molti cacciatori che utilizzano questo cane da ferma e contribuiscono a praticare una efficace selezione, memori dell’utilizzo che ne facevano i propri predecessori e delle tante storie e leggende raccontate sulle sue doti di ausiliare generico, il cosiddetto cane da carniere. “Questa iniziativa – spiegano ancora dal Club – vuole anche rendere giustizia ad una antica razza italica che, dopo aver dato un generoso contributo genetico alla formazione di molte altre razze, è stata ingiustamente e incomprensibilmente abbandonata. Lo scopo principale del progetto è di far convergere il lavoro degli allevatori e degli utilizzatori verso un unico orientamento selettivo e la definitiva affermazione della razza Restone”.

da Umbro 20/03/2019 12.11

Re: I Restoni non sono “quelli che restano”

“Questo riconoscimento – sottolineano dal Club Italiano Restone Brachiuro – farà sì che al momento dell’iscrizione all’anagrafe canina regionale, gli allevatori potranno identificare e registrare mediante l’applicazione del microchip i loro giovani soggetti come restone brachiuro. Tutto questo – rilevano – è stato possibile per la presenza sul territorio umbro di una cospicua popolazione di soggetti tipici e aderenti al tipo originale utilizzati con successo da molti allevatori, cacciatori e tartufai che sono promotori, insieme al Club, del progetto del recupero e della ricostruzione della razza”. “Vogliamo pertanto ringraziare i tanti che si sono impegnati per il raggiungimento di questo obiettivo ed in particolare, oltre ai nostri dirigenti regionali, l’Assessore Fernanda Cecchini, il dirigente del Servizio regionale Faunistica Umberto Sergiacomi e, per il Servizio Sanità animale della Asl Umbria 2, il dottor Roberto Giannelli. Ringraziamo, inoltre, per l’impegno profuso il presidente dell’Associazione Cinofila Eugubina Roberto Tognoloni”.Segue

da Umbro 20/03/2019 11.23

Re: I Restoni non sono “quelli che restano”

Cinofilia, il restone bachiuro entra nell’anagrafe regionale mag 8, 2018 0 Commenti PERUGIA – La Regione Umbria ha inserito nell’anagrafe canina regionale il restone brachiuro, antica razza di cane da ferma a coda corta naturale e a pelo duro al centro di un progetto di recupero e ricostruzione del Club Italiano Restone Brachiuro. È stato proprio il Club, nato dalla ricerca e dalla selezione per la riscoperta dopo cento anni di questa razza, a chiederne alla Regione, nel febbraio scorso, il riconoscimento che consente l’iscrizione all’anagrafe canina umbra con la denominazione “restone brachiuro”. segue

da Umbro 20/03/2019 10.33

Re: I Restoni non sono “quelli che restano”

chissà da cosa dipende quel nome. Dal francese restare? Fermarsi? Possibile. Ma allora si scopre uno scenario che va dallo snobismo di certi cinofili ottocenteschi, che - colti - utilizzavano spesso termini francesi per arricchire il già forbito linguaggio, al fatto che la razza (pseudo) sia stata identificata ed eventualmente selezionata in Francia e da lì importata in Italia. Boh

da Boh 19/03/2019 17.04

Re: I Restoni non sono “quelli che restano”

Spesso il termine restone fu associato a cani da caccia tipo spinone italiano, più o meno nello standard (forse meno) ma con parvenze mal definite. Un cane da ferma, privo almeno formalmente di lombi aristocratici. Venuto su per caso, quasi mai per selzione, ma misurato sul campo davanti a selvaggina anche abbondante. Col pelo, adatto ai paduli e al bosco. Ma probabilmente anche a tuttacaccia, dal cinghiale al pinzacchio. Insomma un cane pratico, da ferma, anche, in epoche dove un pedigree era al tempo stesso un privilegio e una carta rara.

da Berto V. 19/03/2019 9.05