La tentazione di riprovarci


lunedì 3 settembre 2018
    

stormo uccelli
 
 
E' proprio come cercare i funghi in mare. Questo il commento, giusto un anno fa, a proposito di una specie di miracolo, forse cercato e ovviamente mai trovato. Tutto vero, anche perché, oltre al problema pratico - ambientale, con una spiritosaggine scientifica è stato fatto notare che i funghi sono vegetali privi di clorofilla, che si nutrono di sostanze organiche già elaborate.
 
Credo sia vero anche questo, ma non avendo capito cosa c’entra la clorofilla con tutto il resto, ho provato a chiedere. La risposta, accompagnata dalla immancabile e dotta citazione “rebus sic stantibus”, è stata breve e chiarissima: - Avere la fissazione su certi argomenti è una fastidiosissima e inutile perdita di tempo - . Forse giusto anche questo, ma siccome “gli argomenti” consisterebbero banalmente nel cercare un minimo di dialogo con gli anticaccia, devo ammettere di esserci rimasto un po’ male, anche e perché, ultima spiritosaggine, non ho ancora capito cosa ci manca, al posto della clorofilla, per poterne parlare.

Tutti noi abbiamo presente il lungo periodo di convegni, incontri, congressi, simposi e tavole rotonde, dove abbiamo avuto modo di ascoltare, parlare, proporre, leggere e soprattutto prendere atto che uno degli obiettivi primari per gli anni a venire è mantenere un alto livello di biodiversità. Il concetto è chiarissimo e condivisibile, ma è anche d’obbligo considerare che nelle società occidentali l’influsso della tecnologia e la mentalità mercantile tendono ad assoggettare tutto al regno della quantità. Così ne consegue che il nostro quotidiano è valutato soltanto nell’ottica della maggiore convenienza, l’avere si sostituisce all’essere e gli individui valgono soltanto per quello che hanno.

Con lo stesso principio di rendimento, si stabiliscono i tempi di lavoro e quelli di svago. Spesso trasformati in cose - oggetti, siamo destinati a vivere il presente nella totale insoddisfazione. Le arti, spesso adattate ad attività industriali e il linguaggio ridotto al solo compito di comunicare, portano e invitano alle mode e agli spettacoli, evitando accuratamente di “ascoltarsi”.

Giustificato, credo, un po’ di rammarico per le grandi immagini di passione per la natura e la caccia lasciate da molti uomini che consideriamo di valore. Pagine di cinegetica e narrativa venatoria di assoluta bellezza, dove risultano anche evidenti i continui cambiamenti che la caccia stava subendo con il passare degli anni. L’abbandono della campagna e conseguentemente modifica dell’ambiente, rendevano in poco tempo storiche le forme di caccia più diffuse, richiedendo nel contempo continue innovazioni, difficili da mettere in pratica senza rinnegare il passato. Anche allora si diceva che un equilibrio tra ambiente, selvaggina e cacciatore è grande quanto il suo proposito. Molti i rilievi, i dubbi, le contestazioni e qualche ammissione. Per certi aspetti la nostra caccia è stata male concepita e male attuata. Innegabile quindi che, da sempre, abbia la necessità di essere aggiornata, diversamente concepita e organizzata, individuando le cause per intervenire razionalmente e ripristinare la sua verità morale.

In certi periodi la caccia è anche stata proposta come supporto ai regolatori biologici. In mancanza di predatori naturali (aquila, lince e lupo), una funzione così necessaria potrebbe costituire anche il suo fondamento etico, ma il riconoscersi in un compito così “nobile” è difficile, e ci sarebbe di certo odore di ipocrisia.

Sotto altri aspetti, tutti sappiamo che un pò di cacciatori sono tali solo perché in possesso di una licenza, e della preoccupazione per la superficialità con cui si propongono, e dei cacciatori, quelli veri, prima rispettati e poi ritenuti espressione di un mondo retrogrado. A seguire la provocazione: andare a caccia significa essere vittime di un insopprimibile istinto primordiale, che impedisce qualsiasi capacità di adattamento e di evoluzione. Ovviamente non commentabile. In casi del genere lo psichiatra è indispensabile.

In un passato non lontanissimo Camillo Valentini, uno straordinario personaggio che si firmava Il Picchio Verde, era spesso accusato di ritenere la caccia attività da signori. Io ho avuta la fortuna di conoscerlo bene e posso assicurare di averlo sentito spesso dire e ripetere quello che poi ha scritto: - La caccia è un’arte riservata agli eletti, siano essi ricchi o poveri, gente di penna o di vanga, principi o paduloni. Gente semplice, aperta di cuore, conoscitrice della vita anche se analfabeta, e delle verità essenziali, come sa essere ogni persona che vive dappresso alla natura.

Il suo e nostro amico Giorgio Gramignani, marchigiano come lui, medico e grande cacciatore, a cui la febbre della passione non impediva di creare oasi e zone di protezione, pensava ed agiva nello stesso modo. Molto impegnato nel mondo venatorio, è stato anche Presidente della Sez.ne Anconetana di Italia Nostra, la benemerita Associazione sorta, come diceva lui, in difesa dei valori culturali e naturali di questa nostra disgraziatissima Patria.

Nella prefazione di un suo libro, anche questo piuttosto datato, si legge: - In questi anni, la polemica tra il mondo della caccia e quello della ecologia naturistica ha assunto toni di grande asprezza, esasperata da intromissioni politiche, fino ad assumere assurdi aspetti di autentico linciaggio morale della caccia e di tutti i cacciatori. Vi sembra giusto? -.

Questi due signori, ovviamente insieme ad altri, molti altri, hanno segnato un bel periodo, che fortunatamente ho vissuto, e anche per questo mi è impossibile non pensare al recupero di qualcosa.

è piuttosto recente una notizia che ci riguarda. La rondine, bellissima e venerata nell’antichità, rischia di scomparire. Secondo gli ornitologi, il calo è continuo in tutta Europa e negli ultimi anni la diminuzione ha raggiunto percentuali altissime. L’uso indiscriminato di pesticidi uccide gli insetti che sono il loro cibo naturale. Sono escluse, una volta tanto, responsabilità della caccia e dei cacciatori.

Il mio più grande in bocca al lupo, e ricordate: la caccia è sempre domani.
 
 
 


6 commenti finora...

Re:La tentazione di riprovarci

Cacciate e portate ciccia a casa, il resto son chiacchiere.

da Benito 10/09/2018 17.49

Re:La tentazione di riprovarci

Nostalgie. Che ci aiutano ad andare avanti soprattutto quando cominciamo ad acquisire consapevolezza che il mondo è caduco. Dopo di noi, lo so, non resterà niente, per cui come Lorenzo vorrei condividere il "chi vuol esser lieto sia". Oggi. Ma la natura ci tradisce. C'impone di pensare al domani della specie, animale o vegetale che sia, mettendoci in competizione individuale. La caccia, fin da quando non ne eramo neanche minimamente consapevoli, è stato uno strumento per garantirci la pancia piena. Parlo di qualche milione di anni fa. E con la pancia piena e con la selvaggina in esubero essere in grado di attrarre l'attenzione di una o più femmine. Anch'esse vogliose di...mangiare e procreare. E lì sta il problema, come mi pare di capire dalle letture sottostanti. Il sangue, nostro, che scorre nelle vene di figli, nipoti e pronipoti. E' il nostro e per questo, con tutte le sovrastrutture filosofiche che ci siamo inventati, non possiamo fare a meno di pensare a noi nel futuro. Continuare ad andare a caccia è un po' come dare ascolto alle nostalgie di un passato atavico. Questo per me.

da Adam 06/09/2018 8.45

Re:La tentazione di riprovarci

Ha ragione Ippo la vita è un viaggio godetevi il paesaggio perché nessuno sa cosa ci aspetta al termine! Siamo una specie in estinzione e su questo sono sempre stato in accordo con quello che dicono gli animalisti ma di questo non mi addoloro anzi ne sono orgoglioso potrò dire di essere appartenuto ad una cerchia di persone oneste amanti della natura più di tanti altri perché durante tutta la mia vita ho avuto con essa un legame forte da quando da bambino supplicavo al mio BABBO di portarmi a caccia a quando collezionavo bossoli vuoti di cartone e il profumo della polvere bruciata mi sembra di sentirlo ancora ....al primo fucile che mi regalo' alla prima licenza , al primo cinghiale il cui trofeo ancora troneggia nella casa in Toscana ma sopratutto tutte le persone conosciute i vecchi cacciatori prodighi di consigli che ho conosciuto gente semplice di campagna ma con un cuore immenso amanti della natura quella vera perché ci vivevano a contatto tutto l anno con fatica e rispetto .....molti di questi volti sono rimasti immortalati nelle foto scattate negli anni alla fine della caccia o in ricordo di un avvenimento particolare ma anche se smarrissi quelle foto saranno con me per tutta la vita .....

da STIV 05/09/2018 11.23

Re:La tentazione di riprovarci

il Mondo va avanti ... pensate a oggi che tanto domani non ci saremo più !! ci penseranno gli altri!!

da ippo 04/09/2018 14.38

Re:La tentazione di riprovarci

Lo so che qualcuno mi potrebbe accusare dello stesso difetto ormai comune all'uomo-massa. Cioè quello di dare la colpa all'altro per scaricarsi dalle responsabilità. Il famoso effetto NIMBY (Not In My Back Yard: Non Nel Mio Giardino). Ma in un sistema globale come quello in cui ci troviamo (e sempre più scivoleremo), la spirale che tutti ci accomuna, ci coinvolge e ci rende corresponsabili è la sempre più inarrestabile corsa a consumare. Con una curva del benessere (planetaria) che ha portato ad un aumento incredibile della popolazione mondiale (da 4 a 7 miliardi in pochi decenni), che ha una propensione sfrenata a consumare ancora di più, partendo dai beni primari fino piano piano a raggiungere il consumo del superfluo. Così, ci siamo mangiati a luglio quello che sarebbe stato il massimo a dicembre. Personalmente, avendo nipoti, penso a loro come il proseguimento del mio sangue, della mia identità biologica. Spero che la tecnologia - che va di pari passo all'evoluzione sociale della specie - possa alla fine risolvere quei problemi che adesso sembrano insormontabili (esistono scenari del futuribile incredibili), ma da contemporaneo penso anche che se non ci diamo una calmata, fin da adesso, i nostri pronipoti avranno diverse gatte da pelare. E' una visione, questa, che matura dalla mia sensibilità di cacciatore, acquisita per generazioni. Spero che questo mio modo di vedere le cose venga fatto proprio da più gente possibile, e credo anche che il modo di pensare di un cacciatore, come Mario Biagioni, ci possa aiutare.

da Robin 04/09/2018 9.40

Re:La tentazione di riprovarci

L'avere si sostituisce all'essere e gli individui valgono soltanto per quello che hanno non per quello che sono. Giustissima considerazione che deve portarci a vivere la natura nella percezione corretta dell'essere, nel contesto etico del possesso della preda finalizzato ad un piacere qualitativo e non quantitativo. Nel rispetto della creazione e del Creatore.

da Amante della Natura 03/09/2018 20.04