ISTINTO VENATORIO DEL CANE DA FERMA


lunedì 25 giugno 2018
    

 
Secondo la mia opinione la vera natura del cane da caccia è ancora poco conosciuta perchè il giudizio comune è inquinato dalla lente deviante dell'antropomorfismo, e perchè la scienza, dopo i fondamentali esperimenti di Pavlov, ha trascurato il cane.
Solo da pochi decenni l'etologia ha iniziato ad interessarsi del cane e, sulla scia degli studi sul lupo, ha evidenziato che gli attuali modi di comportarsi del cane e il suo eclettismo verso i compiti più disparati sono il frutto sinergico degli istinti ancestrali del predatore da cui deriva, e della plasticità del suo apparato neuronale.
Quest'ultimo, oltre ad essere sensibile alla pressione selettiva (che può esaltare ciò che è funzionale all'esercizio venatorio) gode di una sinaptogenesi che nel periodo "sensibile" del cucciolo (l'età che va dagli 8/10 mesi ai 24/30) si sviluppa sotto gli stimoli dell'ambiente faunistico di iniziazione, autodeterminando strutture e funzioni deputate alla formazione di un apparato cognitivo adatto a gestire e risolvere i problemi e le difficoltà che incontra.
Si deve a questa speciale attitudine (pressochè unica nel mondo animale) se il cane in modo autonomo e sulla base della sua esperienza riesce a costruirsi la tecnica venatoria adeguandola di tempo in tempo al variare delle situazioni.
Inoltre il perfetto adattamento alla convivenza con l'uomo secondo i neurofisiologi dipende dal fatto che la struttura base cerebrale dei vertebrati mammiferi predatori è fisiologicamente uguale in tutte le specie (l'uomo incluso) determinando moduli di comportamento simili.
Applicando la chiave di lettura suggerita dai metodi degli etologi, le attitudini del cane da ferma trovano una collocazione secondo me più aderente alla realtà, se se ne ricerca il rapporto con gli istinti del predatore territoriale, da cui deriva, il quale vivendo e cacciando in branco ha sviluppato senso sociale, istinto gregario e senso di cooperazione.
La territorialità lega il cane alla dimora del padrone e agli ambiti che quest'ultimo frequenta.
La socialità lo integra nella convivenza con gli uomini di cui ricerca la compagnia a preferenza dei consimili.
Il senso della gerarchia gli fa accettare la subordinazione al padrone, di cui accetta la dominanza (capo branco), e al quale obbedisce con fedeltà.
In natura il predatore è pigro perchè attento al risparmio energetico e perciò caccia solo se è spinto dalla fame, mentre nel cane da caccia la bramosia di cercare è stata svincolata dall'appetito, divenendo un comportamento genetico.
La ferma del cane da caccia può ricordare un comportamento naturale, cioè la pausa di concentrazione che spesso i predatori fanno prima dell'assalto finale alla preda.
La pressione selettiva ha reso la ferma un blocco inibitorio paralizzante, innescato dall'emanazione olfattiva del selvatico vicino, che scatena nel cane una sensazione appagante, analoga (ma sostitutiva) del piacere del mangiare, come rivelano il fremere del tartufo, l'abbondanza della salivazione e i movimenti di masticazione.
Poichè l'attività venatoria del cane ereditata dal predatore, è stata svincolata dall'appetito, si spiega come il cane non consideri cibo la preda, ma la riporti intatta al padrone.
A ben vedere anche in natura c'è un caso in cui il cibo ingerito dal predatore all'esito della caccia, ma non digerito, viene rigurgitato al ritorno nella tana per alimentare i cuccioli ancora inetti.
Infine il consenso è un blocco dei cani che sono rimasti estranei all'azione, per evitare interferenze pregiudizievoli rispetto al cane che ha fermato, e a mio avviso si può collegare alle modalità della caccia di gruppo che prevede per i partecipanti coordinamento e collegamento delle azioni con rigido rispetto dei "ruoli".
La "filata" è finalizzata a giungere, senza rivelare la propria presenza, in prossimità della preda.
La "guidata" ricorda i lentissimi e continui spostamenti che i predatori fanno per non perdere il contatto visivo o olfattivo con la preda.
Concludendo, l'analisi del rapporto tra gli istinti del predatore e l'attività venatoria del cane da ferma sembra evidenziare la sua analogia con la lotta che in natura c'è tra preda e predatore per la sopravvivenza.
In questo ambito, le tecniche difensive della preda e quelle offensive del predatore sono in equilibrio precario retto da criteri adattativi di coevoluzione reciprocamente compatibili, e in questo ambito la capacità del cane da caccia di vanificare ogni difesa dei selvatici con comportamenti adatti dipende dal suo talento venatorio che si può sviluppare al meglio se l'iniziazione è fatta in un ambito faunistico adatto, e se il padrone in questa fase si astiene da pressioni didattiche o addestrative sempre controproducenti.


Enrico Fenoaltea

 


8 commenti finora...

Re:ISTINTO VENATORIO DEL CANE DA FERMA

Il cane da ferma è il figlio della cultura della caccia. Come il cane da difesa o quello da pastore sono frutto dell'ingegno diagricoltori e di pastori. L'agility, sponsorizzato anche dall'Enci che dovrebbe tutelare la purezza delle razze (da caccia, da lavoro, da compagnia ecc.), è la negazione di decine di secoli di impegno dell'uomo (e del cane che lo ha assecondato).

da Enci vergogna 29/06/2018 11.52

Re:ISTINTO VENATORIO DEL CANE DA FERMA

Val piu la pratica che la grammatica ...

da T el C 27/06/2018 20.26

Re:ISTINTO VENATORIO DEL CANE DA FERMA

un fucile da due soldi e un cane da cento baiocchi!!! sia esso inglese, continentale o spaniel!!!.....per fare un cane da cento baiocchi però ci vuole il posto per andare a caccia, e il posto fa i selvatici.....se il posto non cè la selvaggina non cè!!!

da marco 27/06/2018 15.37

Re:ISTINTO VENATORIO DEL CANE DA FERMA

L'interesse è il motore del mondo. La passione lo nobilita.

da Fredo 27/06/2018 11.16

Re:ISTINTO VENATORIO DEL CANE DA FERMA

t el c...qualsiasi passione dove allerta l interesse snatura il senso antico la rovina delle razze sono gli allevatori quelli non buoni che fine fanno colpa nostra

da lory 59 26/06/2018 17.44

Re:ISTINTO VENATORIO DEL CANE DA FERMA

Io appassionato delle tre varieta' di setter ,ad avendoli usati negli ultimi quarant'anni tutte e tre ,sono molto deluso.Come cacciatore attingo dagli allevamenti ma sono cani da "prove" a caccia oramai sopra le righe. Nondimeno molti utilizzatori di setter son passati allo springer spaniel ........pensa che " bestemmia""

da T el C 26/06/2018 14.24

Re:ISTINTO VENATORIO DEL CANE DA FERMA

Articolo sicuramente apprezzabile, ma poco appetito dai palati di questo blog, che preferiscono le schidionate e i prosciutti di cinghiale. Peccato, perchè la caccia col cane da ferma è una specialità che andrebbe recuperata. Oggi non è considerata nel suo giusto valore. Così come altre tradizioni della caccia di casa nostra. Peccato. Non ce ne accorgiamo, ma stiamo perdendo le nostre radici e la nostra cultura di caccia.

da Licurgo 26/06/2018 11.41

Re:ISTINTO VENATORIO DEL CANE DA FERMA

Oggi ci sono pochi cani e molti canetti. Il talento è raro e cresce in funzione della selezione, che può essere favorita dalla esperienza. Il che vuol dire che se il cane non ha esperienze di caccia vera, l'esperienza, quella vera, non la fai. Escluso la beccaccia, oggi, in Italia di esperieze cinovenatorie reali ce ne sono poche. E anche con la beccaccia, ci ritroviamo a praticare su soggetti a volte diversi dallo "standard" del selvatico, causa l'affollamento canino in aree a volte anguste. Vince il cane impostato da professionisti, su selvaggina poco...selvatica.

da rusticus 26/06/2018 8.17