CINOFILIA E CINOTECNIA QUALCHE SASSO IN PICCIONAIA


lunedì 11 agosto 2014
    

In un recente pezzo di Valeria Rossi (Le esposizioni canine hanno ancora un significato?) si leggono delle scomodissime verità e molte cose non dette o non potute dire.
Poi si precisa che per fortuna non è sempre così, ci mancherebbe, ma in situazioni del genere viene anche spontaneo dire o dirci: “prendiamo atto che...," ma tanto non cambia niente. E' il modo giusto per tirarsi addosso il resto dei vituperi e turpiloqui di riserva.
Quindi, cercando di semplificare abbiamo: “c'era una volta, oltre alla cinofilia, anche la cinotecnia”. Molto vero. E uno dei principi di questa sorta di filosofia cinofila è proprio quello per cui un cane dovrebbe essere costruito nel modo più corretto per svolgere il lavoro per il quale è stato selezionato. Chiarissimo.
E i Giudici, “in quei tempi remoti, erano nella maggioranza Allevatori, abilitati da un severo esame tecnico, e con grande esperienza”. Assolutamente vero anche se, comprensibilmente, non sempre “grandi” né come Allevatori, né come esperti. Infatti, è veramente difficile pensare a grandi esperienze acquisite su una decina di razze, figuriamoci per qualche centinaio.
Poi, con il tempo, la qualifica di Esperto è arrivata d'ufficio, perché le cose cambiano, si dice. Altrettanto vero, ma andrebbe fatto notare che il cercare di rendersi conto del come e del perché, non è certo peccato. Anzi. Ora, giustamente, siamo arrivati a chiederci se le esposizioni canine hanno ancora un senso, e in linea di principio la risposta è sempre quella facile, vecchia e un po' banale: “Se operano un controllo di rispondenza al tipo e validità attitudinale, indicando potenziali riproduttori", certamente si.
Assolutamente no, se invece servono a creare “campioni senza valore” o ad evidenziare i successi “sportivi” (termine che neanche dovrebbe essere usato per una attività zootecnica).
Doveroso riconoscere che sono sul groppone di tutti, insieme alle porcate, il lavoro di pochi o tanti Giudici corretti, qualche volta insieme a quello dei corrotti, gli all round e i giovani volenterosi che però restano quasi sempre tra il timido e l'imbranato, gli anziani un po' rincoglioniti e i professionisti “anche troppo”. A completare, gli organizzatori “so io come fare” e qualche proprietario “lei non sa chi sono io”.
Apprezziamo anche il consiglio di non badare a qualifiche e classifiche, leggendo solo le relazioni. E' giustissimo e condivisibile, ma anche praticabile? E per quanti?
Allora, prima di lasciarmi o lasciarsi sopraffare dallo scoraggiamento, forse è utile ricordare un altro “c'era una volta”.
Tutti sappiamo che molti anni fa, un certo numero di cultori appassionati, di allevatori e di utilizzatori di una razza, si sono messi insieme per salvaguardarla e possibilmente migliorarla, creando le prime Società Specializzate, piccole o grandi, con cento soci o qualche migliaio.
Efficace lo schema di Statuto: “Essa mira a svolgere ogni più efficace azione per migliorare, incrementare, valorizzare la razza e potenziarne la selezione e l'allevamento”.
Scopi e intenti chiarissimi e di grande responsabilità che dovrebbero esser, credo, identici a quelli del Club citati dalla Rossi.
Per questo è molto spiacevole sentire che anche quello funziona, o non funziona, in un certo modo.
Ovviamente posso parlare soltanto di ambienti che ho conosciuto e frequentato, e so pochissimo delle situazioni attuali.
Ricordo invece con piacere il lavoro di grande responsabilità svolto allora e il difficile impegno di mantenere un certo grado di autorità, con l'Enci, ente sovrano, a sovraintendere e tutelare tutte le razze. Nel corso degli anni si era anche messa in evidenza una indispensabile necessità: avere Giudici specializzati.
Argomento delicato, certo, sul quale già nel secolo scorso Giulio Colombo ebbe più volte a ripetere: “... l'Enci ha bisogno di specialisti consci, non di dilettanti estemporanei, per non sfigurare di fronte agli allevatori che dimostrano di saper bene, loro, cosa vogliono e cosa fanno, e sono più in grado di dar consigli che di riceverne, se non da tali davanti ai quali ci si inchina. A parità di intelligenza e di cultura generale, l'allevatore di una razza che abbia scelto non per sofisticarne l'impiego, sa di essa più di qualsiasi tecnico secchione che ne abbia ponzato sui libri lo standard”.
E Attilio Dassi, un quarto di secolo più tardi, aggiungeva: “... senza nuocere alla onorabilità di coloro che sono genericamente abilitati al giudizio di più razze, la Società Specializzata dovrebbe conferire un particolare riconoscimento a coloro che, sulla base di superiori perché specifiche esperienze, possono individuare e classificare pregi e difetti di una razza semplicemente meglio che in altre.
Si potrebbe anche dare, e questo è indiscutibile, quello che ogni appassionato si attende per la legittima valorizzazione dei propri soggetti e quello che il neofita ricerca per la verifica delle proprie valutazioni...”.
Personalmente non sono mai riuscito a capire perché una cosa tanto semplice sia stata sempre considerata quasi un'eresia.

Mario Biagioni
 


6 commenti finora...

Re:CINOFLIA E CINOTECNIA QUALCHE SASSO IN PICCIONAIA

Ecco il quinto, Toni! ;-) Comunque credo non sia questione di cacciatori più o meno seri, o più o meno comuni. In questo caso si parla di cacciatori/cinofili e/o di cinofili/cacciatori. Giustamente (forse) non si può sapere quanti siano e quale sia il loro pensiero generale sulla questione. Però caro Plinio, mi permetto, la distanza che si è creata tra al cinofilia professionale e la caccia cacciata è in gran parte responsabilità della prima. Spocchiosa, arrogante, ricca (di soldi) ed al contempo troppo spesso inconcludente ed inaffidabile. Ovviamente con le dovute magnifiche ed ancor più encomiabili, stante l'"habitat" generale, eccezioni. Forza setter!!! :-)))

da Ezio 12/08/2014 20.11

Re:CINOFLIA E CINOTECNIA QUALCHE SASSO IN PICCIONAIA

Ecco plinio il vecchio od il giovane?continuiamo cosi a definire cacciatori seri o cosidetti comuni ,che sembri ancora piu' simpatico.Ma parla come mangi. E di cani divisi in tre varieta' ma della stessa razza che parliamo:? Da gara,pardon da prove,da esposizione ,o da caccia? Uno e trino?.sa tanto per far arrivare a cinque i commenti...

da Toni el cacciator 12/08/2014 15.06

Re:CINOFLIA E CINOTECNIA QUALCHE SASSO IN PICCIONAIA

E perché editoriale illeggibile, Toni? Non direi proprio...concetti semplici e chiari, dettati dal buon senso e dall'esperienza!

da 100%cacciatore 12/08/2014 9.22

Re:CINOFLIA E CINOTECNIA QUALCHE SASSO IN PICCIONAIA

Probabilmente è come dici, è per addetti ai lavori. Quello che fa soffrire, però, è che la distanza fra il cacciatore cosiddetto comune e gli addetti ai lavori è tragicamente precipitata. Un po' per colpa degli addetti ai lavori e un po' per l'andazzo generalizzato nel paese che da ormai un ventennio (non lo dico a caso), ha considerato (colà dove si puote) l'informazione e purtroppo l'educazione come un strumento usa e getta e non un habitus (posso dirlo?) da conservare gelosamente e se possibile arricchire; a prescindere. Per capirsi, anche per la cosiddetta massa: l'ignoranza e il disinteresse dilagano (rimbelliti da strumenti tecnologici che funzionano benissimo, ma sono poco più che "il solino al maiale". Nello specifico, penso che un cacciatore dovrebbe interessarsi anche di problemi come quelli qui sopra trattati. Una volta, appunto, le gare (prove di lavoro) erano frequentate anche da cacciatori che intendevano valorizzare la propria cultura di cacciatori con il cane (da ferma, in questo caso). I cacciatori seri sapevano chi era Giulio Colombo, chi era Puttini, chi Tomaso Corsini o Radice. E le prove di lavoro miravano esclusivamente a migliorare la razza: PER LA CACCIA. Oggi, si contano centinaia, miglia di sedicenti cinofili, cinotecnici, ri-sedicenti professionisti delle gare, che ormai la caccia la considerano un parco clenti, un mercato, e sfornano cani, però, che di caccia, se non ce li introduce il cacciatore-utente, ne sanno poca, ma poca davvero. E nel sistema (gare-exposizioni) è in voga l'andazzo tipicamente italiano, quello va denunciato, del "lei non sa chi sono io"! Mentre un tempo, come dicevo sopra, chi erano... loro, lo sapevano tutti, ma non per convenienza. Per coscienza! (cum scietnia. Consapevolezza)

da Plinio 12/08/2014 8.22

Re:CINOFLIA E CINOTECNIA QUALCHE SASSO IN PICCIONAIA

Ecco un editoriale illeggibile,Comprensibile,forse solo agli addetti ai lavori...dire,non dire senza farsi capire?" Nato sfortunato gia' dalla stesura del titolo

da Toni el cacciator 11/08/2014 22.48

Re:CINOFLIA E CINOTECNIA QUALCHE SASSO IN PICCIONAIA

"Personalmente non sono mai riuscito a capire perché una cosa tanto semplice sia stata sempre considerata quasi un'eresia....Semplicemente perchè il "sistema" del NON senso, del "rovescio" e non più del "diritto", dove viviamo ormai da troppo tempo, coinvolge tanto e molti in OGNI settore della vita pubblica e privata.

da Ezio 11/08/2014 14.30