Ormai cittadino del mondo, ottuagenario nato in Rodhesia, cresciuto nell Zimbabwe e oggi residente a Londra, scrittore di grande successo, dei suoi bestsellers ha venduto la bellezza di 122 milioni di copie (23 milioni in Italia). Tema dominante delle sue storie, l'Africa, il mare, l'avventura.
Narratore prolifico, ha all'attivo ben 23 romanzi - ma ne sforna ancora almeno uno all'anno - grande appassionato di caccia, Wilbur Smith è sicuramente il più grande scrittore di avventura contemporaneo.
Ma di caccia e di avventure in terra selvaggia alle prese con bestie feroci e animali selvatici i romanzi di W.S. sono addirittura affollati. La caccia, si può dire, è un argomento trasversale che li accomuna tutti.
Per lui la caccia è una grande passione che riesce a fa rivivere nei suoi lettori con tutto il suo carico emozionale e grande forza realistica. Del resto ciò che scrive è il risultato di avventure, di viaggi, di libri letti e di una vita vissuta intensamente in luoghi in cui la natura ancora ha la predominanza sull'uomo.
“Quello della caccia – spiega Smith in un'intervista rilasciata al Secolo XIX -, è un istinto primordiale dell’uomo e fa parte delle leggi di natura”. “Sono ovviamente contrario - non manca di chiarire - alla caccia indiscriminata, alla minaccia delle specie a rischio, ma oggi ci sono controlli precisi, si possono abbattere solo capi in eccesso, la caccia rientra nel programma di protezione della natura”.
Le emozioni della caccia Smith le conosce bene fin da sempre: “A tredici anni ho ucciso un leone” - confessa al quotidiano Il Messaggero. Mentre al Secolo XIX dice “La caccia grossa è un elemento molto importante per la storia dell’Africa, le infinite specie dei suoi animali, presenti solo in questo continente, sono da sempre una delle sue maggiori attrattive”.
“Dalle foreste alle montagne, dai grandi fiumi alla Savana ho trovato un immaginario incredibile – ha dichiarato a Il Giornale -, popolato da possenti elefanti o minuscoli roditori, abitato dai giganteschi Watussi e dai minuscoli pigmei, attraversato dai boscimani e dai Koi-Koi. Mio padre aveva un aeroplano personale, e con lui ho sorvolato laghi, montagne e fiumi, accorgendomi di quanto fosse grande questo continente e quanto diverso da regione a regione. Mi sono trovato a disposizione un’immensa ricchezza che non potevo non riraccontare».
Ha idee chiare anche su come affrontare l'argomento della protezione della fauna e dell'ambiente.
“La verità è che il protezionismo non paga – dice Smith a Il Messaggero - e quello ovattato di marca europea non mi convince. È la maschera di un nuovo colonialismo. Sono invece a favore di una caccia controllata, se questo significa sviluppo sostenibile per le popolazioni locali. Come in Botswana, dove per cacciare un leone bisogna sborsare 150 mila dollari che vanno alle tribù indigene”.
“A mandare in estinzione gli animali – puntualizza Smith - è piuttosto la deforestazione, l’urbanizzazione selvaggia, che provoca cambiamenti ambientali irreversibili e distrugge l’habitat di molte specie”.