Salvare gli animali o salvare l’animale che è in noi?


lunedì 4 marzo 2024
    
 
Quando si parla di animali e del nostro rapporto con essi, è molto difficile non cedere alla tentazione di posizionarsi in uno dei due schieramenti, nettamente divisi. Quelli che credono di aver una superiore sensibilità difendendo ogni forma di vita, dal ratto al maestoso orso bruno, e quelli che invece vi si oppongono, rivendicando la supremazia della nostra specie e con essa il dominio sulle altre. Il libro di Giulia Corsini  Salvare gli animali - Il viaggio di una veterinaria per decifrare il mistero del rapporto uomo - animale, si pone in maniera diversa. A partire dalla propria personale esperienza (un viaggio appunto), esplora tutti gli ambiti di interdipendenza tra uomo moderno e mondo animale, senza tralasciare l’importanza di valutare in ogni considerazione gli aspetti biologici, ovvero, banalmente, la nostra natura di consumatori di energia che proviene da altri esseri viventi, ma anche quelli etici, storici e filosofici, portando il punto di vista di persone che a vario titolo hanno esperienze e opinioni differenti e che ci costringono a mettere in discussione le nostre o per lo meno a considerare le “infinite sfaccettature” superando gli antagonismi. 

Il lettore scopre così che anche la caccia, vista dai più come attività crudele e superata dal tempo, è invece intrinsecamente legata al nostro più intimo rapporto con la natura, e con la vita stessa. Un legame imprescindibile che si può solo tentare di celare rivolgendo lo sguardo altrove e rifugiandosi nelle comodità del cibo industriale pronto al consumo. Nel capitolo Caprioli, cervi sika e lasagne al ragù, si affrontano tutti questi aspetti. La morte dell’animale inquieta, spaventa e allontana chi a quella vita rurale non è più abituato perchè vi si è allontanato fisicamente, vivendo tra città caotiche, periferie e supermercati. “La caccia, come ogni attività umana, va inquadrata nella sua etica, che distingue vizi e virtù e incarna perfettamente il nostro problematico ed equivoco rapporto con gli animali. L’etica della morte, in particolare, è quella meno comprensibile, perché la morte in sé è il fatto incomprensibile, inquietante, straordinario, misterioso e ineluttabile”, si legge in un dialogo contenuto nel capitolo che racconta di una battuta al capriolo in Inghilterra con Alfonso, un amico veterinario - cacciatore, nella campagna del Somerset, a protezione dei campi coltivati.  

Corsini cita dunque José Ortega y Gasset e la sua Filosofia della caccia: per descrivere ciò che si prova intimamente ad essere cacciatore. “Una sorta di attenzione universale, costante, immersiva, carica di una strana elettricità: i sensi si amplificano, e a ogni istante, qualsiasi cosa poteva accadere”,  una dimensione che per Ortega si avvicina a quella del filosofo: "Il cacciatore è quindi l’uomo all’erta là fuori, negli spazi aperti della campagna e nel fitto del bosco, il filosofo è l’uomo all’erta nel mondo interiore e in quello delle idee".

L’emotività, più che l’etica vera e propria,  gioca un ruolo importante nella percezione del proprio rapporto con gli animali. “Le società post domestiche, nonostante consumino prodotti di origine animale in abbondanza, tendono a sentirsi colpevoli, si vergognano o provano disgusto quando pensano al processo di produzione alimentare. E quindi a causa delle loro circostanze vivono in questa sorta di limbo emotivo” si legge in un passaggio del libro. Tutta questione di punti di vista. Chi ha vissuto il contatto diretto con gli animali ed il processo di produzione alimentare (come l’autrice ha avuto una nonna che l’ha erudita sulla macellazione delle galline) considera di conseguenza normale uccidere e macellare un animale allevato allo scopo, senza provare sentimenti contrastanti, non fosse altro per quella consapevolezza appresa dei processi attraverso i quali viene garantita la sopravvivenza della nostra specie, non solo per l’approvvigionamento del cibo ma in moltissimi altri ambiti produttivi (abiti, farmaci, ecc.). 

Il libro, tuttavia, non banalizza la questione “sensibilità”.  A partire dall’evidenziare il percorso filogenetico comune degli esseri viventi. Ci si chiede se chi ha esperienza prevalentemente con animali “da compagnia”, che hanno caratteri infantili che stimolano il nostro senso di protezione, abbia finito con il generalizzare e considerare tutti gli animali letteralmente "persone". Essere contrari alla caccia e all’allevamento potrebbe dunque essere un fenomeno piuttosto tipico e circostanziale, dovuto cioè alla visione maturata nel contesto di origine e di crescita dell’individuo. 

Ci sono anche focus e ragionamenti sulla gestione faunistica, anche da un punto di vista venatorio, come parte attiva delle azioni per la conservazione che la nostra specie attua sulle altre. L’idea di preservare le zone umide, come ben ricorda Giulia Corsini nel libro, del resto è venuta dai cacciatori. Da Sir Peter Scott, conservazionista e ornitologo oltre che amante della caccia, che fu tra i fondatori del Wwf, con altri cacciatori. Si fa riferimento al libro  "The Penitent Butchers" (I "macellai penitenti"), curato da Richard Fitter e da Peter Scott (mai tradotto in italiano, chissà perchè), dove si racconta come nel 1903 un gruppo di naturalisti inglesi, quasi tutti cacciatori, creò la Società per la Conservazione della Fauna selvatica dell’Impero, gettando le basi del conservazionismo moderno. “D’altronde, se non eri un cacciatore o un direttore di uno zoo, non ti saresti mai potuto accorgere che delle specie stavano scomparendo".  

E spesso sono proprio le persone che vivono questo contatto diretto, come gli agricoltori e gli allevatori, ad accorgersi dei problemi faunistici, ignorati del tutto dalla vita cittadina, salvo poi constatare il pet predato in giardino.  Il lupo, arci protetto dagli animalisti, “rischia di fare la fine del cisto laurino: protetto e abbandonato a se stesso”, scrive Giulia Corsini.  Invece di intervenire con rimozioni mirate, spiega, proteggiamo indiscriminatamente lupi e ibridi, spendendo tanti soldi pubblici e finendo per minacciare di fatto la sopravvivenza della specie autoctona di lupo. 

Il libro è talmente vario nelle sue peregrinazioni che ognuno può utilizzarlo per riflettere e trarne le sue conclusioni. Dal nostro punto di vista si può dedurre che mantenere viva la nostra parte animale, ovvero quella connessa alla natura, è salvare un po’ noi stessi e il nostro ruolo su questo pianeta.
 
 
Giulia Corsini, veterinaria della notte presso un grande ospedale vicino a Cambridge, è esperta in medicina e chirurgia d’emergenza, e terapia intensiva veterinaria. Appassionata di scienza, nel tempo libero si dedica alla lettura, ai viaggi e al debunking scientifico, con l’obiettivo di sfatare miti sul mondo animale. In passato ha scritto per varie riviste e giornali, tra cui “The Vision” e “NeXtQuotidiano”, e ha collaborato con organizzazioni come Pro-Test Italia e Italia unita per la corretta informazione scientifica.



Salvare gli animali
Il viaggio di una veterinaria per decifrare il mistero del rapporto uomo-animale

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8 commenti finora...

Re:Salvare gli animali o salvare l’animale che è in noi?

DA COSA E BUONA E GIUSTA E ELIMINIAMO I PREPOTENTI siete gli unici due che hanno compreso il valore degli animali. Forse Jessica non si rende conto che chi è senza vista forse ha un cuore piu' grande di chi come lei lo possa avere perchè va oltre la materia e la sofferenza di non avere la vista le permette di comunicare e capire meglio anche di chi è un cacciatore. Per quanto riguarda Mario, Flagg ed il Toscano è meglio lasciarli perdere da come ragionano.

da Evviva gli animali 07/03/2024 20.48

Re:Salvare gli animali o salvare l’animale che è in noi?

L'animale che è in noi è danato dal creatore Punto.Maledire i fondatori del wwf è cosa sbagliata. Maledire quello italiano è saggio giacché nato da un cacciatore rinnegato pieno di rimorsi per le malefatte contro gli animali non che pieno di parassiti lavandosi una volta l’anno.

da questa è cosa buona e giusta 07/03/2024 8.45

Re:Salvare gli animali o salvare l’animale che è in noi?

Filosofeggiare su argomenti come questo si può fare ma non si arriverà mai a una risposta condivisibile. Quello che deve essere chiaro è che ogni essere vivente a questo mondo ha un ruolo che lo contra distingue da un altro e ne condiziona l'atteggiamento e la vita.

da bretone 06/03/2024 9.03

Re:Salvare gli animali o salvare l’animale che è in noi?

X si salvi chi può - Gli animali non sono tutti uguali . Ci sono le prede e ci sono i predatori . Tu quale vorresti salvare ? Pensaci bene prima di rispondere , perché se rispondi tutti e due , devi capire che anche i predatori hanno un motivo di esistere . Il destino di un leone o di un ‘ aquila è quello di uccidere per vivere . Non lo fa per “ cattiveria “ , lo fa per istinto. Negli uomini è la stessa cosa . Ci sono le prede e i predatori , con una piccola differenza , quando i predatori umani ( Russia , Islam ) trovano una “preda “ bene armata , le cose per loro diventano più difficili .

da ELIMINIAMO I PREPOTENTI 06/03/2024 8.16

Re:Salvare gli animali o salvare l’animale che è in noi?

Fondatori del WWF siate maledetti!

da 1 toscano 05/03/2024 21.18

Re:Salvare gli animali o salvare l’animale che è in noi?

Non c'e' speranza di curare gli aniMalati. Nemmeno questo libro scalfira' la loro granitiche convinzioni estremiste. Sono malati, sono fanatici. E' una condizione irreversibile. Infatti, mentre e' vero che ci sono stati soggetti che sono passati dall' essere cacciatori a non cacciatori o animalisti, il contrario non mi risulta! Piuttosto il libro e' utile per i giovani e le persone normali. Insomma tutti coloro che non partono prevenuti e non hanno problemi mentali o esistenziali, cacciatori e non.

da Flagg 05/03/2024 18.43

Re:Salvare gli animali o salvare l’animale che è in noi?

Brava Gessica.

da Mario 05/03/2024 12.03

Re:Salvare gli animali o salvare l’animale che è in noi?

Se non sei un cacciatore o una cacciatrice , se non arde in te la fiamma del “ sacro fuoco “ , non potrai , MAI , parlare di caccia e di cacciatori . Non potrai MAI , capire il tormento che accompagna per tutta la vita i seguaci di Diana . E’ difficilissimo da spiegare a chi cacciatore non è . Sarebbe come dover spiegare i colori a chi è nato non vedente . Se ci vedi , sai benissimo casa e il bianco , il rosso o il verde , ma , se non li hai mai visti e vogliono spiegarteli , è impossibile .

da Jessica 05/03/2024 8.43