Giulio Tasca

Nato a Bassano del Grappa (VI) nel 1973 in una famiglia di cacciatori, Giulio Tasca ha sviluppato fin da giovanissimo la sua passione artistica venatoria. A dieci anni già dipinge le sue prime tele, stimolato dai racconti e dalle avventure di caccia del padre, che frequentava riserve di caccia dell'Alto Adige e in Slovenia. In seguito, divenuto  anch'esso cacciatore e selettore, Giulio Tasca  comincia a studiare comportamenti e morfologia degli animali, in particolare cervi, camosci, caprioli, mufloni, galli cedroni, che frequenta quotidianamente a partire dagli anni novanta, quando si trasferisce in una splendida valle dell’alto trentino immersa nel parco nazionale dello Stelvio. La rappresentazione di questi animali diviene una ricerca di quella magia e di quelle emozioni vissute da ogni cacciatore. Da autodidatta intraprende così uno studio sempre maggiore di tecniche e soluzioni mirate ad una ricerca maniacale del particolare, inizia così ad esporre i suoi lavori nelle varie mostre trofei del Trentino nonché della sua provincia di nascita riscontrando notevole successo. Dopo anni di ricerche e prove, affina tecniche e materiali che uniti fanno della sua pittura un’espressione d’iperrealismo sempre legato alla misticità della scena proposta. Si contraddistingue, infatti, in tutte le sue opere, il suo particolare modo di dipingere che predilige colori sobri e naturali ombre e luci talmente fluidi che sembrano vivi. Il suo impegno e studio sono rivolti ai colori acrilici diluiti ad acqua ed altre miscele da lui sperimentate impressi su fondi di faesite trattata e levigata, questo per lui è un successo da sempre ricercato ed ora divenuto il suo biglietto da visita. Il connubio di tecniche unito alla spontaneità di esprimere un contesto vissuto e sperimentato da cacciatore, fa nascere delle opere che oltre alla soddisfazione di Giulio sono apprezzatissime dal pubblico e dalla critica, e che lui stesso propone nelle più note fiere nazionali ed internazionali. Oltre agli ungulati e alle tipiche specie alpine, predilige ritrarre scene di caccia alla “regina” lavorando su commissione dalla foto del cane creando così e bloccando in eterno quel frullo fantastico dell’ammaliatrice di boschi e selve.
Ora Giulio lavora ininterrottamente alternando alla pittura l’osservazione sul campo e la caccia. La straordinarietà della sua espressione risalta il dipinto quasi come in una tridimensionalità rendendosi però conto che non vi sono strati di colore bensì, solamente giochi, d’ombre e luci.
 


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