Sul Corriere una nota obbiettiva sul problema delle specie invasive


martedì 2 maggio 2017
    

"Vorresti venti nutrie nel tuo giardino?" titola così un articolo pubblicato sul settimanale Sette del Corriere della Sera e sul Corriere.it. "I roditori e i cinghiali sono i nostri nuovi, indesiderati, vicini di casa - scrive Maurizio Donelli, Caporedattore del Corriere e appassionato cacciatore - . Colpa dei cambiamenti climatici, della loro prolificità e persino della moda. Qualche idea per frenarne l’avanzata".
 
Ecco il testo.


Immagina di essere un mignattino. Da migliaia di anni fai il nido su quella che scientificamente (ma anche un po’ poeticamente) viene chiamata flora flottante. Sei, insomma, nell’habitat che ora è tuo e in passato è stato di tuo padre, tua madre, i tuoi nonni e i nonni dei tuoi nonni. Ogni tanto spieghi le ali argentate, becchetti qui e là e poi te ne torni nel tuo nido galleggiante. Un bel giorno però, arriva un esercito di grandi toponi con lunghi denti giallastri che se la tirano da castori. Bulli d’acqua dolce che cominciano a sfasciare gli argini del fiume, la tua casa, e a mangiare le uova che hai deposto. Si chiamano nutrie e se tu sei un mignattino non hai possibilità di lottare. Ti arrendi, scappi, emigri altrove. Lasci il campo ai teppisti.

Ora immaginate di essere un bambino genovese e di essere a spasso con mamma, papà e il vostro labrador in corso Italia, il lungomare cittadino. È una bella giornata il 3 aprile 2017 e la spiaggia è lì, a pochi metri: «Facciamo un bagno, papà?». State per entrare in acqua quando vedete nuotare qualcosa. Non è un pesce e nemmeno una tartaruga. È un cinghiale. Messo in fuga da una coppia spaventata che se lo era ritrovato a pochi metri sulla battigia. Probabilmente è quella grossa femmina che era stata vista qualche settimana prima scorrazzare impunita insieme con sei piccoli, proprio nelle aiuole dei giardini pubblici lì vicino.

Cinghiali e nutrie sono diventati i nostri nuovi antipatici vicini di casa. La loro diffusione ha origini diverse. Li accomuna però una caratteristica: la prolificità. Quella dei roditori la si conosce. Quella dei cinghiali è sorprendente: ogni femmina partorisce (in condizioni favorevoli di cibo e clima, anche due volte all’anno) fino a otto piccoli. Se tra questi cuccioli la metà sono femmine, ciascuna di loro, compiuti sei mesi d’età, diventa fertile e quindi in grado già di riprodursi in una catena che può portare a un incremento del 200 per cento l’anno. Impossibile contarli. Si dice che in Italia ne circolino un milione e mezzo. «È proprio così» spiega Bruno Modugno, ex giornalista Rai, direttore del canale Caccia di Sky, una delle massime autorità in tema venatorio nel nostro Paese. «Le cause di questo aumento di cinghiali sono collegabili all’innalzamento della temperatura che ha aumentato le capacità alimentari (ghiande, castagne e altri frutti del bosco) e quindi raddoppiato i parti dei cinghiali durante l’anno. E naturalmente l’abbandono delle colture e l’aumento delle zone boschive dove sono apparsi anche altri ospiti vecchi e nuovi come cervi, caprioli, daini e mufloni che, se non controllati da una caccia attenta e selettiva, possono provocare danno al lavoro dell’uomo e incidenti stradali».

«Un’altra causa», continua Modugno, «sono i parchi. Lì vivono indisturbati, tranne in quelle aree protette dove è prevista la caccia di selezione. Lì si riproducono e si rifugiano dopo le notturne incursioni nei campi coltivati. Ecco perché vanno in giro a branchi sulle strade provocando incidenti anche mortali come è successo di recente. Io abito a Roma al confine tra il Parco di Veio e il Parco dell’Insugherata. I cinghiali escono nel giardino condominiale e pascolano nei prati dell’Acqua Traversa. Mica di notte, addirittura in pieno giorno. E bloccano il traffico per via della gente che si ferma a fare fotografie». «E vogliamo parlare del rischio malattie?», interviene Marco Franolich, tecnico faunistico e docente della Scuola Forestale Latemar. «I cinghiali in città che si nutrono di spazzatura possono diffondere la peste suina o addirittura il morbo di Aujeszky, detto anche pseudorabbia. Quindi bisogna assolutamente contenere questa invasione. Come? Inutile girarci intorno: con gli abbattimenti selettivi all’origine. In questo modo il cinghiale da problema può diventare una risorsa. Una importante fonte alimentare di carne sana, magra, priva di colesterolo e ricca di ferro. Carne veramente bio, di animali che si nutrono solo di quello che trovano in natura. Si potrebbe creare una filiera importantissima sul piano alimentare e economico». Questa tesi è sostenuta anche da Bernardino Ragni, ricercatore di Biologia animale e professore di Zoologia ambientale e Gestione faunistica all’Università di Perugia, che sulla speranza di una «Wildlife economy» ha scritto di recente un libro interessantissimo.

Alcuni gruppi ambientalisti propongono soluzioni meno cruente. Come la sterilizzazione attraverso mangimi ormonizzati. La pratica però è vietata. Anche se clandestinamente l’esperienza è stata fatta in passato nel parco della Maremma rischiando un danno ecologico enorme. «Non si possono spargere ormoni impunemente sul territorio», spiega Modugno . «I risultati sarebbero disastrosi: quel cinghiale morirà prima o poi e i “suoi” ormoni andrebbero a infettare altri cinghiali (non lo sapete che sono cannibali?), volpi, lupi, cornacchie, ratti, falchi, poiane, e così via fino alla fine del mondo».

L’invasione delle nutrie è invece colpa della moda. Ricordate la pelliccia di castorino? Era un po’ il «voglio ma non posso» delle nostre mamme che inconsapevolmente indossavano cappotti di nutria. Solo che questi roditori erano chiusi negli allevamenti. Nessun li aveva mai visti, forse si pensava fossero bellissimi. Quando indossare una pelliccia, a metà degli anni Settanta, è diventato un «“crimine», agli allevatori sul lastrico non è rimasto altro che aprire le gabbie: «L’invasione è cominciata così», spiega Silvano Toso, ex direttore dell’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale . «La nutria sta creando danni ecologici immensi. Scava gli argini dei fiumi e dei canali artificiali provocandone i cedimenti e distrugge le coltivazioni. Chi ha campi coltivati vicino ai corsi d’acqua sa bene di che cosa parlo. Le uniche soluzioni per salvare l’ecosistema e liberarci di questa specie che non è autoctona (è originaria dell’America meridionale) sono la cattura e l’abbattimento. Una strategia multipla ha permesso alla Gran Bretagna di liberarsi definitivamente del problema. Non si vede più una nutria in giro e l’ecosistema si sta riprendendo». Chissà se anche i mignattini da quelle parti sono tornati a volare.


7 commenti finora...

Re:Sul Corriere una nota obbiettiva sul problema delle specie invasive

Le nutrie al forno che ciofeca.

da prrrrrrrrrrrrrrrrr 04/05/2017 12.08

Re:Sul Corriere una nota obbiettiva sul problema delle specie invasive

Edoardo, Sei anche fortunato ! . A Parma ( PR 6 ) non né neppure aperta la caccia di selezione al Cinghiale. La ( PR 6 ) è uno dei tre ATC in Emilia-Romagna che ha più danni . Alla faccia

da M.68 03/05/2017 9.16

Re:Sul Corriere una nota obbiettiva sul problema delle specie invasive

Edoardo ascolta Frank 44 perchè la situazione è quella a cui fa riferimento. E' comunque meglio rinunciare a un cinghiale che perdere degli amici se non addirittura la squadra.

da bretone 02/05/2017 19.06

Re:Sul Corriere una nota obbiettiva sul problema delle specie invasive

Edoardo,solo in teoria la caccia di selezione al cinghiale è riservata a chi la pratica anche in battuta.Se fai parte di una squadra sei comunque costretto a rinunciare alla selezione altrimenti ti fai nemici i tuoi compagni che non sono abilitati, i quali vivono un eventuale tuo prelievo selettivo come un furto perpetrato a loro danno.Questa è la triste realtà anche in Emilia-Romagna.

da Frank 44 02/05/2017 18.40

Re:Sul Corriere una nota obbiettiva sul problema delle specie invasive

Forza Nutrie, forza cinghiali,forza lupi,forza specie invasive, gli Italiani sapranno chi ringraziare,chissà quelli che danno il 5x1000 o similicome saranno contenti di finanziare indirettamente questa invasione.

da Muoia Sansone e tutti i Filistei... 02/05/2017 18.30

Re:Sul Corriere una nota obbiettiva sul problema delle specie invasive

Bellissimo articolo! Peccato che pur essendo un cacciatore di selezione in regioni quali l'emilia romagna la caccia di selezione al cinghiale è riservata solamente a chi la pratica anche in battuta! Ci preoccupiamo di far capire il problema ad altri ma poi continuiamo a discriminarci tra da noi! Bell'esempio che diamo!

da Edoardo 02/05/2017 17.58

Re:Sul Corriere una nota obbiettiva sul problema delle specie invasive

Bellisimo l'articolo,bisognerebbe farlo leggere a quei quattro rimba degli animalisti.

da Il Nibbio 02/05/2017 17.47