Cinghiale: anche funzionario Regione Abruzzo contro la braccata


giovedì 30 novembre 2017
    

La polemica sulla caccia al cinghiale in braccata in Abruzzo continua e si allarga coinvolgendo ora anche i vertici della Regione.
 
A commento di un articolo del sito L'Eco dell'Alto Molise – Vastese, infatti, il Dottor Franco Recchia, funzionario della Regione, comparto Caccia, dichiara pubblicamente:“Concordo con Pessolano. La causa principale dell'aumento dei danni alle colture agricole è la braccata che di tradizione in Abruzzo non ha niente”. 


4 commenti finora...

Re:Cinghiale: anche funzionario Regione Abruzzo contro la braccata

concordo con dr. Recchia.

da vecchio cedro 01/12/2017 12.55

Re:Cinghiale: anche funzionario Regione Abruzzo contro la braccata

Deve essere parente o amico di quell'altro toscano...

da massi 01/12/2017 9.24

Re:Cinghiale: anche funzionario Regione Abruzzo contro la braccata

Ehehhh Fedro, e' cosi' ovunque...in Abruzzo e' solo molto piu' PALESE per la presenza di una gran quantita' di aree chiuse. Per questo anche il politichese ed i caporali sono ancora piu' ridicoli!

da Flagg 30/11/2017 18.08

Re:Cinghiale: anche funzionario Regione Abruzzo contro la braccata

Da quanto ne so, per il cinghiale in Abruzzo sono ancora agli esordi. La forte componente (territorio, ideologia, interessi, politica) collegata alle aree protette (soprattutto di questa amministrazione regionale, ma anche l'altra non scherzava), condiziona tutto. Lupo, orso, camoscio d'abruzzo in testa. Ma anche beccacce, coturnici, egoismi venatori. Dal punto di vista culturale, penso che la caccia gestita da funzionari che pontificano col manuale delle giovani marmotte o seguendo pedissequamente gli ukase dell'Ispra e le fatwa degli ambientalisti o animalisti che siano, sia proprio questo il danno per la caccia. Non solo in Abruzzo, ovviamente, ma sul cinghiale si stanno da più parti seguendo percorsi che porteranno a sbattere. Di una cosa sono abbastanza sicuro: fino a che la caccia è off limitts nelle aree protette, e i controlli sulle popolazioni ivi stanzianti saranno soggetti alla tipica burocrazia italiana, nessuno riuscirà a risolvere il problema ungulati. Col rischio che alla fine si vada alle fucilate. O che qualche lupacchiotto banchetti con le tenere carni di un infante figlio di madre animalista.

da Fedro 30/11/2017 16.40