Alessandro Mò: “Emozioni e utilità sociale, ecco la caccia spiegata ai giovani”


venerdì 12 maggio 2017
    

 Emozioni indescrivibili, adrenalina, consapevolezza dei propri mezzi, conoscenza dell'ambiente. Questo ed altro è caccia per Alessandro Mò, giovane seguace di Diana residente a Biella. “Credo che sia un ottimo modo per unire la passione per un’attività ai benefici che questa può portare”.

In questa frase di Alessandro c'è tutta l'essenza della caccia moderna, una delle poche attività che permette di vivere la natura e al contempo essere utile. “Liberiamo i sentieri dei boschi, controlliamo gli animali, li censiamo e abbattiamo animali malati che potrebbero infettare l’intera specie” spiega.

La caccia inoltre “avvicina chi la pratica alla natura e dovendo avere una discreta conoscenza di ciò che si sta facendo, aiuta a mantenere stabile una certa popolazione animale e a conservarne la specie mantenendo integro l’ambiente” continua Mò, ricordando che, ovviamente, per essere cacciatore “non devono mancare una buona etica, una forte passione e una dose di buon senso”.

La soddisfazione della preda

Prosegue poi citando altre costanti nell'universo emozionale del cacciatore: “la complicit�che si sente passeggiando per le montagne con il proprio cane, la fatica nel cercare per giorni la preda adatta e la soddisfazione nello scovarla e abbatterla, il suo recupero e non per ultima la stima e l’unione con i propri compagni di caccia, i quali ci accompagnano durante la stagione e condividono con noi tutti i momenti prima, durante e dopo con l’assaggio finale del capo abbattuto, che poi è il coronamento finale”.
 
"Ho imparato tutto osservando mio padre"

Alla caccia è arrivato solo due anni fa grazie al padre, vedendo in lui così tanta passione e dedizione, ha iniziato a seguirlo sul campo, in silenzio, osservando e imparando. “In famiglia – racconta - sono tutti favorevoli  e abituati da anni ad avere almeno un cacciatore girare per casa, fin dai tempi della mia bisnonna e lo stesso vale per i miei amici. La passione con cui sentono i miei racconti, le foto che vedono e (soprattutto) le cene che assaggiano, fanno in modo che anche chi si sente contrario alla caccia possa esserne affascinato!”.

 
La passione per il camoscio

Pratica la caccia in montagna agli ungulati, soprattutto al “re delle cime”, il camoscio. “Grazie a questo animale – sottolinea -  riesco a vedere posti magnifici appena sopra alle nuvole e mi permette di godere al massimo sia della natura che dell’animale stesso, appostarmi per cercarlo e una volta stanato fare tiri ragionevolmente lunghi per abbatterlo, stupendo! Di rado pratico anche la caccia al capriolo e a fine stagione io e mio papà ci concediamo l’abbattimento di un cervo, un’animale verso il quale provo un immenso rispetto, di una bellezza unica, sfido chiunque a non emozionarsi durante un suo bramito! Durante le varie uscite alterniamo la caccia agli ungulati con quella alla tipica alpina: galli e coturnici animali altrettanto belli, ma li la passione va tutta verso il primo, vero e affidabile compagno di caccia: il cane! Vederlo correre a più non posso tra pietraie, rododendri e canali, vederlo appostarsi e fermare è bellissimo e vederlo felice ad abbattimento compiuto da una grande soddisfazione….ma sono sicuro che mi capirete!”.
 
La caccia e l'impegno

Gli chiediamo se sarebbe disposto ad impegnarsi nell’interesse della caccia. “Si, assolutamente! - risponde -. Adesso sono ancora in pieno “apprendistato” e non finirò mai di esserlo, ma mi piacerebbe seguire corsi per il controllo dei trofei e con la dovuta esperienza seguire le orme del mio vecchio nella gestione di una associazione venatoria”.
 
Delle associazioni pensa che siano molto utili perché aiutano a mantenere la corretta gestione di ambiente”.
 


Alessandro ci racconta un'esperienza di caccia:

Siamo usciti nel tardo pomeriggio per passare la notte fuori e poter cacciare il giorno seguente. Arrivati in baita a sera inoltrata siamo entrati per cambiarci e abbiamo acceso la stufa, abbiamo cucinato qualche trota rimasta dalla stagione di pesca e poco dopo abbiamo deciso di metterci a dormire. Io
sono uscito dalla porta per dare un’ occhiata e nel silenzio più totale in lontananza si sentivano due, forse tre cervi bramire…una sensazione unica, concedetemi la parola, mistica! Il giorno seguente era la chiusura della specie e non potevamo sbagliare…ci siamo avvicinati al posto in cui la sera prima mi sembrava di averli sentiti cantare e appena albeggiava sono spuntati fuori due bellissimi maschi in cima ad un’altura…deciso che l’animale era giusto per noi ,In un religioso silenzio ci siamo preparati e dopo aver appoggiato il fucile sullo zaino…con un colpo ben assestato abbiamo abbattuto il più giovane dei due. Ci siamo avvicinati per recuperarlo e intorno alle 9…10 del mattino era pulito e pronto per scendere. Abbiamo dovuto imbragarlo e con l’aiuto di sei persone siamo riusciti a portarlo fino a valle e dopo quasi 8 ore di marcia abbiamo potuto brindare alla perfetta riuscita e alla splendida giornata!

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