AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE


lunedì 18 aprile 2011
    
Ambientalismo cultura rurale I verdi francesi nelle scorse elezioni (cantonali) hanno raddoppiato i propri voti. La stessa cosa è successa in Germania dove, a sorpresa di tutti, per la prima volta un rappresentante degli ambientalisti è stato eletto a presiedere (insieme alla coalizione di centro-sinistra) la grossa regione del Baden Wurttenberg, dal 1953 governata dai cristiano democratici (che oggi fanno capo alla Merkel). Verdi che, occorre ricordarlo, non hanno niente a che vedere con i nostri plurisconfitti proprio mentre altrove i loro colleghi facevano manbassa di voti. Verdi che non disprezzano pregiudizialmente la caccia, come avviene qui da noi. Che conoscono la natura e la difendono.
 
Del resto la recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, riferita  ad un caso tedesco, ha messo in evidenza una realtà da noi ancora lontana: lì la caccia è considerata un valore universalmente sancito a livello sociale, ambientale e culturale, a cui non è possibile opporsi per questioni “morali”, a danno altrui.

Il voto degli ultimi mesi, che risente sicuramente dei grossi eventi catastrofici del Giappone  e del conseguente sentimento antinucleare, evidenzia al contempo in modo lampante come nel cuore dell'Europa più virtuosa e prolifera (che non è costretta ad occuparsi quasi quotidianamente di amenità di cui davvero vorremmo fare a meno), i nuovi ambientalisti siano capaci di comunicare  idee di progresso e di crescita culturale, sociale ed economica, piuttosto che perseverare nella sbrindellata litania anticaccia che accomuna da noi gran parte dello schieramento parlamentare ed extraparlamentare.

Il mondo sta cambiando e sta prendendo piede una nuova idea di ecologismo contrapposta alla globalizzazione delle produzioni e all'idea di uno sfruttamento folle delle risorse di cui disponiamo. Se non fossimo così miopi, ci renderemmo perfettamente conto per esempio che le idee verso cui l'umanità si sta dirigendo con lungimiranza e dedizione, con il supporto della scienza e del mondo culturale (a cui la politica deve via via piegarsi, anche se per il momento i segnali sembrano piuttosto timidi), sono le stesse da cui prende piede la nostra “cultura della campagna”. Quella tanto cara ai cacciatori e agli agricoltori che va però difesa a fatti, creandole attorno una credibilità fatta di pochi sani principi, staccati dagli interessi di comodo del momento.

Non è un caso se uno dei più clamorosi successi della battaglia a difesa della campagna, abbia arriso qualche anno fa a tale Josè Bovè, oggi parlamentare europeo nelle schiere ecologiste, fondatore del sindacato dei contadini nel lontano 1987, che aveva tra i suoi valori principali la lotta per i diritti dell'uomo e dell'ambiente, ponendosi  in contrasto con le multinazionali dell'agricoltura. Bovè, pare che sostenesse anche ii cacciatori, in Francia più che mai strettamente collegati alla realtà contadina. Oggi, per altri versi, analogo impegno trova un paladino in Carlo Petrini, patron di Slow Food: no agli Ogm, valorizzazione delle produzioni locali, risparmio energetico e impatto zero.

Gli Ogm, per chi li combatte sono un pericolo alla biodiversità, quella stessa biodiversità di cui la caccia ha un estremo bisogno e che con la sua stessa etica contribuisce a tutelare.  E' qui che caccia e agricoltura trovano le loro affinità. Combattendo battaglie comuni, a tutela di principi basati su buonsenso e rispetto delle tradizioni popolari, con il supporto della tecnica e della scienza. La caccia, attraverso la salvaguardia di grandi zone selvagge, sia nei paesi dalle vaste aree selvagge, come gli Stati Uniti, sia nelle nostre seppur ancora numerose aree incontaminate, contribuisce a mantenere alle nostre latitudini specie di notevole interesse faunistico. Basta pensare all’ampio sistema lagunare, dove a una attività della pesca che segue ancora il respiro delle stagioni, si affiancano le valli da caccia, ricche ancora oggi di acquatici.

Caccia e agricoltura, anche da noi, hanno sempre convissuto felicemente,: i pascoli sull'appennino per esempio hanno favorito gli ambienti ideali per molte specie di uccelli, che hanno trovato le condizioni ideali alla loro proliferazione. La beccaccia, ad esempio, trova elementi essenziali per la sua permanenza, nei coltivi e nei pascoli ampiamente ricchi di materia in decomposizione, che favorisce la microfauna dei primi strati del terreno, lombrichi soprattutto.
 Al contrario, un'agricoltura che utilizza sistemi e metodi da industria avanzata, determina il totale impoverimento di ciò che oggi tutti reclamano come indispensabile per mantenere vitale l’ambiente che ci circonda. La biodiversità.
 
Il problema è che la maggior parte di coloro che di questa parola si riempiono la bocca ad ogni piè sospinto, nello stesso momento, consapevolmente o inconsapevolmente,  la calpestano e la distruggono.  L'importante è, per alcuni animalisti e ambientalisti nostrani, mantenere un regime di privilegi acquisiti e aumentare la propria sfera di influenza sul territorio,  in contrapposizione sempre e comunque al modus operandi degli Atc e alle proposte che vengono dal mondo venatorio. Un modo per voltare pagina ci sarebbe: superare le divisioni interne e portare a galla la nostra idea di ecologia e di ambiente, incementando i punti di condivisione con il mondo dell'agricoltura e quello delle piccole realtà locali, creando basi di consenso basate sulla difesa di una comune idea di vita, quella che tutti comunemente chiamiamo Cultura Rurale.
 
Cinzia Funcis

17 commenti finora...

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

UNITI PER LA BIODIVERSITA'E LA CACCIA SOSTENIBILE....belle parolone ma noi abbiamo bisogno di chiarezza sui tempi, metodi, quali forme di caccia avete intenzione di abolire, uscite allo scoperto con chiarezza.

da berto53 19/02/2014 23.41

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

UNITI PER LA BIODIVERSITA' E LA CACCIA SOSTENIBILE....belle parolone ma noi abbiamo bisogno di chiarezza sui tempi, metodi, quali forme di caccia avete intenzione di abolire, uscite allo scoperto con chiarezza.

da berto53 19/02/2014 23.28

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

Buono l'editoriale, così come molti interventi. Rilevo un punto essenziale come sempre trascurato, anche in rapporto agli altri Paesi europei. Il mondo venatorio italiano non si è mai occupato seriamente di gestione faunistico-venatoria, tranne vacue e generiche dichiarazioni di principio; tuttalpiù si è occupato di prelievo. Nei Paesi della mittleuropa il termine gestione è stato introdotto a fine ottocento e ha sempre accompagnato buone pratiche di gestione della caccia. Non è forse questa la ragione per cui la caccia gode di un così alto prestigio?

da Ranger 23/04/2011 14.42

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

Non si risolvono perchè non si vogliono risolvere Signor Zaratin, e perchè questa Italia è un popolo di ignoranti,non saremo mai come il resto d'europa poichè qui compresi se non soprattutto i politici pensano ognuno a sistemare le proprie faccende.Se gli pseudo-ambientalisti-animalisti ragionassero un po con la testa senza secondi (ma che dico primi)interessi noi cacciatori non avremmo tutti i problemi che ci ritroviamo. MANDATE QUESTO EDITORIALE AL GOVERNO. COPIO - - - > Del resto la recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, riferita ad un caso tedesco, ha messo in evidenza una realtà da noi ancora lontana: lì la caccia è considerata un valore universalmente sancito a livello sociale, ambientale e culturale, a cui non è possibile opporsi per questioni “morali”, a danno altrui. SIGNOR BERLATO LO FACCIA LEGGERE LEI, CHE HA IL POTERE DI FARLO...!!

da Adamo 22/04/2011 11.59

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

...è proprio quello che faremo! 40 anni di immobilismo venatorio, unito a 40 anni di attacchi mediatici e "pseudo-ambientalismo" non si risolvono però in un giorno.

da massimo zaratin 20/04/2011 10.03

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

Il mondo venatorio deve solamente organizzare iniziative come fa Coldiretti. Il mercato del contadino è una genialata che sta avendo un enorme successo e riportando in auge quei valori di cui si parla tanto a vanvera. Ma il cittadino deve assaggiare, sentire i profumi, ricollegarsi alla terra prima di poter capire. Andiamo nelle piazze, parliamo della fauna nei nostri boschi e delle tante iniziative che difendono la natura. Diciamo alla gente come sono nati i Parchi. Facciamogli sapere che l'ambientalismo nasce da noi e quello di oggi, in parte, non è che una degenerazione cittadina che cerca di inscatolare la natura. Perchè non dialoghiamo con gli altri???

da luigi, cacciatore 20/04/2011 8.48

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

Il mondo venatorio deve imporsi nella realizzazione di questi progetti.Il mio pensiero è quello di separare innanzitutto l'impegno delle associazioni in due gruppi,uno pseudopolitico(interessato a salvaguardare le tradizioni es deroghe 157 ecc.ecc) l'altro operativo(proponendosi in prima persona con tutti i soggetti che amministrano il terrirorio).Le deroghe a mio parere sono lo strumento che non ben definiti portatori di interessi usano per impegnarci tutto l'anno a risolvere o tamponare la questione,per distoglierci dai grandi problemi ambientali che assillano e distruggono sistematicamente il territorio(quel poco rimasto).Bisogna che le forze sane del nostro mondo(e sono tante)tirino fuori le unghie e si impegnino non solo a parole per il raggiungimento del vero obbiettivo:la salvaguardia del territorio, se vogliamo una vita futura anche per i ragazzi di domani.Inostri rappresentanti li dobbiamo scegliere noi!!!non farci scegliere.

da attilio 19/04/2011 17.02

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

Spetta a noi Van lasciar "andare" quelli che puzzano...sapendo riconoscere però anche quelli che sono "buoni" perchè, come si suol dire, qui si rischia di buttare via il bimbo assieme all'acqua sporca. Io, per esempio, condivido in pieno questo editoriale, chiunque l'abbia scritto!

da massimo zaratin 18/04/2011 20.26

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

Sig. Zaratin, certo che ho letto l' editoriale e con attenzione, l' idea è buona ma il pesce puzza sempre dalla testa. Cè scritto che la politica si dovrà piegare via via anche se i segnali sono timidi? QUESTI NON SE NE ANDRANNO MAI SE NON DA MORTI! è initile proporre se poi non si mette mai in pratica. Buona sera

da VAN 18/04/2011 19.45

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

E poi, la Brambilla è cotta, ormai, e la pecora è bollita!!!

da F. Luisi 18/04/2011 14.15

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

Bello questo editoriale. Faccio una proposta, aggiustiamolo un po', aggiungiamoci i conseguenti obiettivi politici e facciamone un "manifesto per la caccia del terzo millennio" da fare sottoscrivere alla AAVV e da sottoporre alle ass. agricole e a quelle ambientaliste che ci stanno.

da Mino 18/04/2011 13.38

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

Van...ma l'hai letto l'editoriale?

da massimo zaratin 18/04/2011 13.34

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

Associazione per la difesa e la promozione della Cultura rurale? un altro modo per avere sovvenzioni e soldi a Voi politici tutto qua! altre poltrone e altre lobbi da mantenere, e la caccia? solo un mezzo per rimanere a GALLA!

da VAN 75 18/04/2011 12.57

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

Ecco perché serve senza meno un partito nostro........ Dico, non penserete di fare questo con la Brambilla da una parte o Pecoraro dall'altra???????

da Andrea 18/04/2011 11.03

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

Ecco perchè abbiamo dato vita all'Associazione per la difesa e la promozione della Cultura rurale che si dota, come strumento operativo, della Fondazione per la Cultura rurale - Onlus.

da SERGIO BERLATO 18/04/2011 10.48

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

…Possiamo ora fare molto, non solo per la caccia e le altre attività ma anche e soprattutto per far conoscere una dimensione diversa che porterebbe enormi benefici allo stile frenetico di vita cittadino. La nostra voce, unica e compatta, dovrà farsi sentire ad ogni livello ed innanzi qualsiasi Istituzione. Noi rurali, per primi, non vogliamo nuove antropizzazioni nella stessa identica maniera in cui non vogliamo trasformare le nostre terre in “giardini pubblici” ad uso contemplativo della gente di città. Tra questi due opposti, dovrà sapersi inserire efficacemente la nostra voce perché anche se finora silenziosa, è quella che ha saputo mantenere intatta la natura nel corso dei secoli.

da massimo zaratin 18/04/2011 10.15

Re:AMBIENTALISMO E' CULTURA RURALE

La voce della Cultura Rurale si è fatta finora poco sentire. Se analizziamo quali sono stati fino a questo momento i modelli di gestione del nostro territorio, troveremo da una parte lo sfruttamento, anche agricolo, della terra e dall’altra ciò che sembra essere l’opposto, ovverosia la salvaguardia di quel territorio evocando sentimenti di protezione incentrati sui modelli partoriti dalla cultura urbana. Nell’immaginario collettivo andò quindi profilandosi l’alternativa dei parchi alla distruzione del territorio, alla cementificazione ed allo sfruttamento in generale. Parco significa per molti opposto di asfalto e cemento, luogo che suscita i sentimenti “neoruralisti” della gente di città. Il modello di gestione dei parchi assomiglia infatti molto a quello in uso per i giardini pubblici della metropoli: luogo verde di svago e di contemplazione. Ne guadagnò chi seppe sfruttare economicamente la natura ponendo ad ogni accesso di questi territori, un registratore di cassa. Noi, che non siamo affatto abituati ai “giardini pubblici” ma abbiamo bisogno di vivere la natura in maniera diretta, non abbiamo saputo opporci con forza per la difficoltà anche di comunicare efficacemente ciò che è la nostra cultura a persone cresciute con tutt’altra visione della natura…(continua)

da massimo zaratin 18/04/2011 10.14