“Gentili signori, capita, a volte, di entrare casualmente in luoghi internautici di cui non si era a conoscenza. Sono rimasto stupito, negativamente stupito, dalla quantità di inesattezze che riguardano quella che per voi è un'arte (sic), uno sport (orrore!).”
Così comincia una lettera, garbata nei modi ma dura nei contenuti, che ci è pervenuta in questi giorni da parte di un signore che evidentemente – sulla caccia – non la pensa come noi. Si dichiara perplesso, fra l'altro, che si possa pensare che i veri “amanti e protettori della natura” siamo noi, cacciatori. “ E' qualcosa che ripugna una mente appena appena passabile”, scrive. Ma subito dopo, ci dà un segno su come il suo pensiero di naturalista e ambientalista si sia formato. Romano de Roma, è cresciuto alla scuola naturalistica dello zoo, esclusivo contatto, il suo, con un “ambiente naturale”, dove – una sessantina d'anni fa, alll'epoca della sua infanzia-prima adolescenza - ebbe modo di acquisire i rudimenti bio-zoologici di Francesco Baschieri Salvadori, che dello zoo fu per poco tempo il direttore.
Solo a 14 anni – personalità e convincimenti già in gran parte formati - uno zio cacciatore lo portò a spasso in natura, introducendolo alla caccia probabilmente senza una sufficiente preparazione. Lo zio, dopo aver preso una beccaccia, gliela mostrò e gli disse: “Guarda quant'è bella”. Lui, intriso di quella cultura naturalistica posticcia (allo zoo, è come a Disneyland; non si vede mai un animale morire. Anche gli animali, a volte vivi, che vengono propinanti ai carnivori, vengono uccisi altrove, inclusi i pesci che le foche prendono al volo come biscottini) ebbe una reazione più che comprensibile: “Ma se era così bella – rispose – perchè l'hai uccisa?”
Questa scena gli è tornata alla mente in questi giorni, quando attraverso il nostro portale ha visto in un filmato una scena più o meno analoga.
E qui, il nostro censore, giornalista di un certo livello, ci trasmette anche le sue esperienze maturate a contatto con i cacciatori finlandesi, che frequenta da 25 anni, dato che passa le sue lunghe vacanze a sciare, canoare, camminare, facendo capo a una sua casa collocata appena sotto il circolo polare artico. Secondo le sue esperienze, i cacciatori finlandesi suoi conoscenti “inorridiscono all'idea che in Italia si uccidano tordi (tra cesene, sasselli, bottacci), peppole e fringuelli, ma anche beccacce e comunque migratori che, in primavera, fanno il nido lassù e poi sono costretti a scendere per evitare di morire di fame”. I finlandesi – dice - “osservano le regole e il bracconaggio non esiste, non esiste neppure un cane randagio o lasciato a zonzo di notte come si usa nei paesi italiani.”
E continua: “Credo di ritenermi un amante della natura e un protettore della stessa soprattutto perchè me lo dicono gli altri. Ho filmato, nel giardino di casa, un adulto di beccaccia che insegnava a tre piccolotti già impennati come si trovano i vermi nel prato, bucando la superficie con il becco. Con queste immagini ho vinto un premio internazionale di documentarismo naturalistico (edizione 2007-2008). Mi alzo all'alba e dipingo gli animali dal vivo. Il gallo cedrone e l'alce vengono nel giardino. Una volta anche un orso bruno per pochi minuti. Ho 50 ore di girato di orsi bruni che osservo da piccoli capanni di avvistamento in zone di confine con la Russia. Mi offende l'idea che le centinaia di passeriformi che in autunno vengono a mangiare in giardino, e alcuni sulle mani, debbano essere uccisi in Italia.”
Tralasciando le sue conclusioni - nelle quali peraltro il nostro interlocutore conferma il suo giudizio negativo sui cacciatori italiani e sul loro comportamento (l'avrete capito, insomma, non ha una grande stima di noi e della nostra dedizione alla causa naturalistica), si definisce non oltranzista, e dice di non aspettarsi che nel nostro paese la caccia venga abolita – due o tre cosine, pur rispettando il suo amore per gli animali, su ciò che a lui è sfugito, gliele vogliamo proprio dire.
In premessa, ci fa piacere che la cultura della caccia in Finlandia sia così profondamente radicata nella società. In rapporto alla popolazione, ci risulta infatti che per ogni cacciatore italiano, di finlandesi ce ne sono addirittura venti, di cui uno appartenente al gentil sesso. Il che significa, sempre in rapporto alla popolazione, per ogni cacciatore italiano c'è una cacciatrice finlandese. (Fonte Finnish Hunter Association).
Entrando nel merito, invece, vogliamo far presente al nostro garbato ma irremovibile interlocutore, che i cacciatori finlandesi – ai quali va peraltro la nostra ammirazione, e anche un po' di invidia - godono di gran lunga di opportunità e possibilità che a noi, soggetti alla stessa direttiva comunitaria, sono negate. Lo sa il nostro amico che avversa la caccia italiana, che malgrado le sue convinzioni, orso, lupo, e lince, superprotetti in Italia, in Finlandia sono invece oggetto di caccia? L'orso dal 20 agosto al 31 ottobre, la lince (maschio) dal 1 dicembre al 31 marzo, il lupo dal 1 ottobre al 31 marzo. Lo sa che i tetraonidi (cedrone, forcello, pernice bianca, francolino), da noi ormai quasi tutti superprotetti, in Finlandia sono ultracacciati? Anche quelli che pascolano nel suo orto al di sotto del circolo polare? Lo sa che le oche, le anatre e gli uccelli marini che i finlandesi cacciano alacremente (e che a volte, quali più quali meno, frequentano anche i nostri mari e le nostre lagune), da noi sono in grandissima parte protetti? Lo sa, infine, che quelle beccacce che pascolano nel suo giardino – e se ci sono, vuoldire xche dal nostro paese sono tornate indenni - sono cacciate in Finlandia dal 20 agosto ( in Italia la caccia alla migratoria, in generale si apre alla terza domenica di settembre) al 31 dicembre? Per non parlare dei colombacci, che come in quasi tutto il nord Europa, sono oggetto di caccia più o meno tutto l'anno.
Lo sa questo? Lo sa che se anche i cacciatori italiani provocassero tutti gli sconquassi faunistici che lui denuncia, di migratoria non ne avremmo vista più da decenni, mentre invece per diverse specie se ne registrano anche pericolose invasioni? Lo sa, che gra parte di questi fenomeni, denunciati come grave danno economico alle nostre coltivazioni, dipendono dalla impostazione incompetentemente errata della nostrana filosofia ambientalista?
Lo sa che qualsiasi sforzo degli agricoltori, dei cacciatori, delle amministrazioni locali, per ricondurre a livelli accettabili il preoccupante fenomeno, cozza con l'insipienza dei movimenti animalisti e con una realtà territoriale che vede molto più del 30% del territorio agrosilvopastorale inibito alla caccia? Come è possiblile dunque, che i cacciatori italiani provochino le paventate estinzioni di popolazioni ornitiche, quando queste, all'occorrenza, hanno la possibilità di rifugiarsi in quel terzo e più di territorio (fra l'altro, il migliore, dal punto di vista faunistico-ambientale), a loro riservato “in esclusiva”?
Non sarebbe meglio – è un invito e un esortazione, che facciamo al nostro interlocutore – che tutti quelli come lui, in buona fede, prendessero finalmente coscienza della situazione, senza nascondersi dietro vecchi e consunti sloogan, e cominciassero a dare una mano ai cacciatori italiani nel mettere a fuoco e combattere le reali cause dei suddetti squilibri?
Uberto Grossi
P.S. Retoricamente, abbiamo indirizzato quest'invito all'ignara “nuora” italo-finlandese, affinchè le tante e petulanti “suocere” di casa nostra intendano. “Suocere”, che abbondano fra i partiti politici, fra le associazioni ambientaliste, fra gli opinionisti di vario genere della poco qualificata nostra stampa e televisione nazionale, e – diciamolo – anche fra alcune rappresentanze del nostro mondo di cacciatori. Se questi nostri ameni concittadini hanno davvero a cuore il futuro della fauna e dell'ambiente del Bel Paese, prima o poi un rapporto diverso con la stragrande maggioranza dei cacciatori italiani, lo dovranno considerare. Se non vogliono essere annoverati nella irrecuperabile categoria degli stupidi.