Con piacere, pubblichiamo questi ricordi di Gianluca Garolini, grande appassionato e cultore della caccia, oltre che valente esperto balisitico, a ricordare che un tempo non lontano la povertà e l'indigenza rendevano più umani, e la passione per la caccia aiutava a superare anche i più aspri confini.
Siamo nell’immediato dopoguerra, dove il conflitto ha lasciato tracce evidenti per le strade, sulle case, nelle campagne.
Quasi tutto è stato rovinato dal conflitto e dall’odio, nei sentimenti della gente i buchi sono ancora più grandi e gravi di quelli creati dalle bombe e le lacrime bagnano ancora le gote di molte madri e mogli.
Neppure l’economia è in migliori condizioni, tutto è stato speso, perduto, rubato, chiesto in pegno e mai più restituito, le madie e le antiche cassettiere da cucina sono vuote, anzi come si suol dire, vi piangono i topolini dalla fame.
La vita però è ripresa, lentamente l’ingranaggio del vivere quotidiano in tempi di pace ricomincia a girare, il lavoro non manca e in quei frangenti disperati non manca la voglia di lavorare, soprattutto per chi desidera ricostruire qualcosa e tornare in fretta in condizioni umane.
A volte anche quei pochi soldi che si risparmiano non bastano per comprare cose che purtroppo non ci sono, … cose che mancano a prescindere dal prezzo.
La caccia non è mai finita, durante l’occupazione tedesca ci si è fermati, ma la passione c’è ancora, ed è più forte che mai, rinvigorita dalla stasi, dal fermo obbligato di quegli anni e dalla voglia di mangiare una buona lepre con gli amici, riprendendo le antiche abitudini dell’anteguerra.
Il mio amico Benno è solo un giovanotto nel 1945, ha ventitre anni e vive una passione per la caccia incredibile, fortissima; le lepri in Pianura Padana sono numerose ed i fagiani dall’antico Bosco di San Felice hanno ripopolato anche le zone alberate e cespugliate della vicina campagna, l’argine di Panaro ne ospita diversi e qualcuno si è spinto nelle macchie e nei boschetti del bolognese.
Mancano molte cose, ma per i cacciatori, tra tutte, le cartucce sono il vero problema, non si trova il piombo e meno che mai gli apparecchi d’innesco, le cosiddette “capsule”, neppure le comuni 6,45 a due fori sono reperibili, ma questo è chiaramente nulla rispetto alla carenza di cibo che i cittadini in alcune zone ancora soffrono.
Benno potrebbe ricaricare qualche cartuccia con i vecchi bossoli, borre e dischetti di sughero e cartoncino, quei componenti non sono un problema.
I cartoncini si fustellano da materiale di fortuna, un po’ di piombo è rimasto in tre sacchetti di stoffa ingiallita, ed il vecchio orlatore a manovella è sempre al suo posto.
Non restano da trovare che alcune capsule, quelle non si possono improvvisare.
Il nostro amico, allora distinto giovanotto crevalcorese è ormai andato a cercare in ogni armeria della zona, ma queste maledette capsule non sono reperibili da nessuna parte.
Voci che arrivano da amici degli amici, dicono ce ne siano a Bologna.
Benno cerca e ricerca inutilmente nelle armerie del centro e della periferia, ma è alla volta di un antico emporio della città felsinea, in centro, che scorge una leggera indecisione nel diniego della persona dietro il banco; resta, fingendo di osservare i numerosi articoli ed accessori da caccia esposti; il negozio si vuota dai clienti ed alla nuova ripetuta richiesta, implorando se davvero non ci sia neppure una scatolina di capsule disponibili, si sente rispondere: - “Noi abbiamo le capsule, ma voi avete del pane?”-.
La madre di Benno ha una drogheria e tutti, compresi i contadini suoi clienti, col forno a legna nel cortile della loro casa colonica “fanno pane” – come si diceva allora - una volta alla settimana, solitamente di lunedì; le chiacchere finiscono con la promessa di fare l'affare, ... con l'aggiunta di alcune rosette di pane bianco fresco, la settimana successiva.
Il martedì dopo, il giovane depone sul tavolo dell’antico negozio di Bologna un grande sacchetto di carta gialla contenente tre o quattro voluminose rosette di pane incredibilmente fragranti e dorate a puntino; … e sul banco appaiono due scatoline di capsule 6,45, con la perentoria richiesta di mantenere il riserbo.
La caccia è salva, la stagione è assicurata, la "Banda del Flit" avrà le sue cartucce da lepre anche stavolta.
A tutto ciò che riguarda la caccia si associa il buon umore e l’entusiasmo... e la gente viveva serena, felice di poche cose genuine e sane era ben disposta verso il mondo e verso gli altri...
Gianluca Garolini