Diamoci una mossa


lunedì 21 maggio 2018
    

 


Dove va la caccia? Inchiesta di BigHunter.it. Il parere dei giovani: Omar Ciani

Ha 28 anni, abita a San Costanzo, in provincia di Pesaro Urbino, nelle Marche ed è un cacciatore stanzialista. “La mia passione – dice - è la caccia con il cane da cerca, che pratico con il mio springer spaniel Tago. Cacciamo principalmente selvatici stanziali, lepri e fagiani, soprattutto. Terminata la loro epressione venatoria iniziamo la ricerca della regina per i boschi e corsi d’acqua che circondano il mio paese”. Nonostante la giovane età, Omar non è alle prime armi. “Sono già passati 10 anni dalla mia licenza di caccia e l’esperienza aiuta moltissimo a migliorare la qualità della caccia. Quella vera, dove si caccia il selvatico a seconda del tempo, del sesso dell’età dell’animale rispettando sempre quell’etica venatoria che ci contraddistingue”.

E' a quell'etica e al profondo rapporto che lega la caccia all'ambiente che si riaggancia per rivendicare il ruolo del cacciatore nella società. “Per fortuna spessissimo nella nostra categoria si riscontra quel rispetto per la natura che ci distingue da fantasiosi ambientalisti che pensano di far del bene comprando seitan e tofu. Come la politica bisogna farla per le strade e non stando seduti su di una poltrona, lo stesso vale per l’ambiente. Se uno vuole viverlo davvero, se vuole capire i suoi cicli, deve sporcarsi le scarpe di fango, sentire il freddo delle gelide mattine, il vento che sferza la faccia. Riscoprire il calore del sole quando si esce da un fitto e cupo bosco. Non dico certo che la natura sia solo dei cacciatori o che solo loro abbiano diritto di parlarne. Anzi, proprio perché la natura e l’ambiente sono di tutti, tutti devono essere rispettosi di chi li frequenta praticando attività lecite e, nel caso specifico dell'attività venatoria, riconosciuta per la sua utilità". E' dimostrato che la gestione faunistica, attraverso una selezione mirata garantisce generazioni più sane e contribuisce al mantenimento della biodiversità, spiega, facendo presente che se la caccia non seguisse principi scientifici a quest’ora i cacciatori non avrebbero alcun selvatico da cacciare,  invece è praticamente l’opposto. "E ci sarà pur un motivo se gli animali in via d’estinzione non sono lepri, fagiani o colombacci” osserva saggiamente.

“Non avere punti di riferimento a livello nazionale è stato sempre una nostra debolezza”, dice il giovane Ciani. Cosi ci si è trovati sempre più di fronte ad una società che non ci capisce e non ci conosce. Con l’avvento dei social network, questo disprezzo dovuto ad ignoranza e superficialità, è ancora più amplificato. “Anni fa in vista di un Referendum volto a ledere la nostra passione – spiega Omar -, scese in campo un certo Roberto Baggio a difendere le nostre tradizioni, influenzando positivamente i pensieri di molti italiani. Oggi invece siamo soli, la sua immagine seppur utile, non basterebbe e far cambiare idea a persone che vivendo tra il grigio del cemento pensano che la natura sia solo il posto dove trascorrere il week end durante le vacanze.


Anche il cacciatore, da parte sua, deve fare i conti con un ambiente mutato e impoverito. “Sarebbe da irresponsabili sottovalutare il cambiamento climatico che giorno dopo giorno avviene sotto i nostri occhi. Cambiano le rotte migratorie, le abitudini degli animali, cambiano le tempistiche di fioritura delle piante e delle raccolte. La molteplicità di queste vicissitudini vanno a sommarsi ai cambiamenti dovuti ad una massimizzazione dell’agricoltura, che costringe i mezzadri a ricavare la massima quantità da produrre pur di riuscire a coprire i costi sempre più elevati. Ormai noto è l’utilizzo di pesticidi particolarmente dannosi per gli animali, troviamo vallate che diventano sempre più monoculture. Si scelgono le sementi più redditizie e più rapide nella crescita a volte tralasciando la qualità. L’erba medica viene tagliata con barre falcianti lunghe diversi metri, una vera e propria minaccia per moltissimi animali. La maggior parte delle volte provocano la morte non solo degli esemplari adulti, ma anche dei giovani o addirittura la distruzione dei nidi. Sia chiaro, il mio non è un attacco al mondo agricolo, anzi, ringrazio e stimo sempre i vari coltivatori per ospitarci nelle loro terre ma soprattutto per collaborare con noi cacciatori. Penso che il loro sia un lavoro faticoso e spesso viene addirittura sfruttato, costringendoli ad adeguarsi a misure non proprio rosee per la fauna selvatica. Potrei anche citare i danni causati dalla fauna selvatica stessa, che resta ancora oggi un problema in quanto non si è ancora riusciti a trovare una via in comune tra cacciatori, agricoltori e ambientalisti.

Altri cambiamenti, di cui si parla poco, sono ugualmente deleteri per la selvaggina. “Sono sparite per esempio le barbabietole da zucchero. Fondamentali per un selvatico come la lepre, ma ormai nonostante la mia giovane età, sono costretto a pensare a questo foraggio solo come un ricordo in quanto anche gli zuccherifici sono stati tutti costretti a chiudere la saracinesca. Brigate di starne nel mio comune sono solo un sogno. Eppure 40 anni fa c’erano. Se oggi grazie a tecnici faunistici, cacciatori volontari ecc non riusciamo più a far tornare queste specie sui nostri territori significa che c’è qualcosa che non va, significa che qualcuno sta sbagliando qualcosa.

Abito a 5 minuti di macchina dal mare, vivo a San Costanzo, un paesino collinare dai mille laghi, corsi d’acqua e piccole macchiette sparse qua e là di ridotte dimensioni, ma nonostante questo il mio territorio si sta popolando di animali “estranei” per le nostre colline come nutrie, caprioli e recentemente, anche se di passaggio, lupi e cinghiali”.

Il resto lo fa l'andazzo animalista di cosiddetti ambientalisti. “Pur di negare l’utilità della pressione venatoria preferiscono procedere con vie assurde quali la sterilizzazione attraverso mangimi lasciati nei boschi. Ecco chi sono gli animalisti oggi, estremisti che propongono idee ridicole ma nonostante questo riescono a trovare un appoggio in politica e portare avanti le loro proposte; come il Movimento Animalista o il porta bandiera delle “no alle armi” del movimento 5 stelle. Siamo all'assurdo, secondo lui. “Ormai ci troviamo di fronte ad uno Stato che limita sempre più l'attività venatoria e che addirittura sospende il controllo dei nocivi ma di contro continua a pretendere che siano i cacciatori (attraverso i soldi che danno agli Atc) a rispondere dei danni”. “Per quale motivo – dice – se poi non gli viene data la possibilità di cacciare? Come mai le associazioni ambientaliste non sborsano mai un euro nei confronti degli agricoltori quando i cinghiali che difendono rovinano i loro campi?”.

Un quadro desolante a cui bisogna reagire. “Laa caccia attualmente non sta andando da nessuna parte – scrive Ciani - o per meglio dire, viene a mio parere sballottata a destra e sinistra in continuazione senza mai fermarsi, non accorgendosi però che tra uno scossone e l’altro si perdono sempre decine e decine di cacciatori. Noto una maggior responsabilità dei cacciatori al giorno d’oggi, ma temo che non sia sufficiente. A mio parare, la caccia, prima riesce a trasformarsi in un’attività sempre più ecologica e sostenibile, meglio è. La figura del cacciatore viene interpretata dalle persone in base alla figura che mostriamo di essere. Criticare i bracconieri è compito nostro, noi per primi dobbiamo dissociarci da questa categoria, opponendoci alle false accuse da parte delle associazioni animaliste. Vorrei che la caccia venisse difesa da tutti i cacciatori all’unanimità senza doverci dividere per via delle nostre associazioni”.

“Insomma da giovane cacciatore sono seriamente preoccupato per il futuro della nostra attività. Ma non è il momento di arrendersi. E' vero, ci aspettano strade particolarmente dure, tutte in salita e dissestate, ma è ora di prendere in mano la situazione, senza aspettare che qualcuno faccia qualcosa per noi. Perché fino ad oggi non è stato fatto granché. Non sarà affatto facile per chi si impegnerà a difendere le nostre tradizioni continuare a farlo. Personalmente dò molta fiducia alla nuova nascita della recente FENAVERI, il fatto che siano state assemblate associazioni venatorie, creando una vera e propria cabina di regia spero davvero che questa nuova realtà possa portare finalmente i risultati sperati. Iniziamo ad identificarci sotto lo stesso nome: “Cacciatori” e spero che non ci si muova più singolarmente facendo sponda a più di un partito politico solo per far vedere quale associazione è la migliore e quale associazione potrebbe offrire maggiori voti. Mi auguro che questa stupida guerra di tesseramento almeno a livello nazionale sia finita e che si torni a parlare di cacciatori e non più di tesserati! Abbiamo questa possibilità adesso, andiamo avanti e cerchiamo di sfruttarla. Anche se devo ammettere che ancora qualche perplessità in cuor mio esiste, e che bisognerebbe pensare ad un eventuale piano B qualora questa iniziativa non si dimostri all’altezza, in modo da non perdere tempo, perché oggi più che mai non possiamo permettercelo”.



3 commenti finora...

Re:Diamoci una mossa

le Marche una regione di bracconieri veri cacciatori !!!

da Marche 24/05/2018 16.44

Re:Diamoci una mossa

Articolo troppo lungo. Discreta visione della caccia, un po' pessimista. Ma qualcuno dei dirigenti delle aavv dovrebbe tenerne conto. non se ne trovano tanti di ragazzi con tanta passione e discreta competenza.

da Forza rottamatori 22/05/2018 17.03

Re:Diamoci una mossa

La Fenaveri, salvo smentite, purtoppo è nata morta, per insipienza di alcuni e per interesse di altri. Mi stupisce che Federcaccia stia ancora a "cercare la Titina", mentre sarebbe l'ora che prendesse con determinazione la palla e facesse quello che c'è da fare, senza aspettare chi mai non verrà. Ridicola anche la Cabina di regia, dove quando serve, i più furbastri si aggregano per succhiare la ruota. Ovvero, cercare di rubare qualche socio. Come con la grappa, per avere un "gusto" gradevole, bisognerebbe tagliare la testa (Libera) e la coda (Arci). Velo pietoso per tutte quelle congreghette nate per ragioni di potere personale (e politico) a destra di ANLC. Il futuro? Sicuramente nei giovani, che hanno una mente ancora abbastanza libera da pregiudizi e da esperienze interpersonali. E nelle donne, poche per ora, purtoppo, che hanno una visione diversa della vita e del mondo e quindi potrebbero affrontare il tema da prospettive del tutto originali.

da Tocca a voi 22/05/2018 8.34