Recentemente sulla rivista Animals è stato pubblicato lo studio Controllo della fertilità della fauna selvatica: una prospettiva europea, della ricercatrice italiana Giovanna Massei dell'Università di York.
La ricerca fa il punto sulla situazione degli immuno contraccettivi per la fauna selvatica come alternativa "eticamente accettabile" e come complemento all'abbattimento tramite cattura, caccia e controllo faunistico. Vi si analizzano gli effetti sulla fauna selvatica (compresi quelli collaterali), nonché le sfide legate alla somministrazione su larga scala, il costo e la fattibilità dell'utilizzo del controllo della fertilità.
I contesti e le specie in cui l'uso di contraccettivi potrebbe essere particolarmente vantaggioso includono piccole popolazioni isolate, specie emblematiche e aree dove l'abbattimento è vietato o socialmente inaccettabile, come gli ambienti urbani e i parchi nazionali. In particolare, si sottolinea l'importanza dello sviluppo di contraccettivi da somministrare per via orale che permetterebbero un'applicazione su vasta scala.
Ci vorrà ancora diverso tempo, probabilmente anni, prima di ottenere dati certi e confrontabili e quindi giungere ad un farmaco orale da utilizzare su vasta scala. Occorre ancora comprendere come il controllo della fertilità influisca sulla dinamica delle popolazioni e sul comportamento degli animali (comportamento sociale, cambiamenti nelle migrazioni, ecc.). Diversi studi su piccole popolazioni hanno dimostrato l'efficacia del farmaco contraccettivo (somministrato per via iniettabile) su tassi, cinghiali, cervi e scoiattoli grigi per prevenire la crescita delle popolazioni una volta raggiunta la densità target con altri metodi di riduzione. Ma si parla, appunto, ancora di piccole popolazioni circoscritte (per esempio entro i confini di un Parco o su piccole isole).
Un altro punto critico è il costo di tali somministrazioni, il prezzo all’ente dei materiali come i contraccettivi stessi, gli anestetici, le trappole o i distributuri di esche per somministrare i contraccettivi, nel caso di farmaco a soluzione orale. Questi costi, secondo lo studio, dovrebbero essere valutati rispetto ad altri metodi di controllo delle popolazioni e rispetto all'impatto economico e ambientale di una particolare specie. Viene per esempio suggerito l'impiego di volontari, come già si è visto, per esempio nella gestione dello scoiattolo grigio nel Galles.
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