Psicologia della caccia
martedì 23 agosto 2011 
    
Pubblicato per la prima volta nel 1954 e alla sua terza ristampa, questo volume è un saggio di Camillo Valentini, avvocato innamorato della natura e delle buone letture, che inquadra con audacia la figura del cacciatore. Non ne fa un’agiografia e sa prenderne le distanze quando intuisce la deriva parossistica che si è ulteriormente accentuata negli ultimi trent’anni. L’eloquio forbito non deve intimidire, l’autore arriva al nocciolo delle questioni facendo affiorare sotto una verve instancabile la sua precisione chirurgica. I racconti denotano il rispetto che nutre per la natura, allo stesso tempo lasciano trapelare il vissuto di una persona inserita in un contesto reale, non quello di un sognatore di città, nostalgico di un ambiente che non esiste più, ma di un uomo consapevole del compito di custode di un organismo vivente, sia esso un bosco, un vigneto o un oliveto. Impossibile non pensare alla retorica de “un colpo solo”, della quale è testimone il protagonista de Il cacciatore di Michael Cimino, quando Valentini nell’ultimo capitolo scrive: «La caccia adunque non è passione di uccidere. È amore fedele verso la natura ad un grado evolutivo non perfetto come sono tutte le cose di questa terra.
«Eppure in questi tempi sempre più nemici alla natura, di quella plasmata secondo la legge d’Iddio, la caccia è ancora un grande richiamo per l’uomo alle immanenti verità del Creato. È una voce possente che reclama amore e fedeltà verso le forme primigenie della materia e dello spirito e ci dà la misura di quanto lontano da esse sia pervenuto l’uomo ai giorni nostri». (Tratto da Libreriadellosport.it).
 
 
Psicologia della caccia - Meditazioni, introspezioni e radioscopie su l'homo venaticus
Autore: Camillo Valentini
Editore: Porthos Edizioni
Anno di pubblicazione: 2010