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ANPAM: al via Osservatorio sul mercato delle armi sportive in Italia


lunedì 13 febbraio 2017
    

Anpam In occasione di Hit Show, ANPAM presenta il nuovo Osservatorio “Monitoring Sell-Out” e annuncia i risultati dell’indagine relativa al primo semestre 2016

Nell’ambito della propria attività istituzionale ANPAM ha promosso la realizzazione dell’Osservatorio “Monitoring Sell-Out”, strumento operativo di market intelligence con il duplice obiettivo di rilevare periodicamente l’andamento delle vendite di armi sportive e munizioni sul mercato italiano e di monitorare il posizionamento dei principali marchi.

La realizzazione dell’Osservatorio è stata preceduta da una mappatura del mercato italiano che ha consentito di individuare oltre 1.300 punti vendita al dettaglio di armi e/o munizioni, ai quali si aggiungono più di 400 associazioni sportive dilettantistiche e tiri a volo. Un sistema che, complessivamente, produce un volume di affari pari a 100 milioni di euro.

 L’indagine relativa al primo semestre 2016, che ha coinvolto un campione di più di 260 punti vendita su tutto il territorio nazionale, rappresentativi di oltre il 30% del mercato di settore, ha evidenziato come, in termini di distribuzione territoriale delle vendite, la spesa si sia ripartita in misura quasi uniforme tra le macro-aree di riferimento: il 31% degli acquisti sono stati effettuati nelle regioni del Sud, il 25% in quelle del Centro e il 20%, rispettivamente, in quelle del Nord-Ovest e del Nord-Est. Tuttavia i ricavi medi per punto vendita risultano più elevati nelle regioni del Nord (+22% rispetto alla media) mentre in quelle del Centro e del Sud sono inferiori del 12% rispetto alla media nazionale.

Nel primo semestre 2016 circa il 50% della spesa a valore è stato impegnato per l’acquisto di munizioni: quasi un quarto degli acquisti si è indirizzato verso le armi lunghe a canna liscia mentre le armi lunghe a canna rigata e le armi corte si sono divise in misura uguale (circa 12,5% ciascuno) la restante quota del budget.

Per quanto riguarda le varie tipologie di prodotto, le preferenze dei consumatori sembrano ben delineate, dal momento che la quota di mercato dei primi cinque marchi raggiunge in media il 70% delle vendite. Il grado di concentrazione sale poi ulteriormente se vengono analizzati i singoli prodotti, a dimostrazione di una specializzazione produttiva settoriale decisamente elevata: la quota dei primi cinque brand è superiore al 90% nei semiautomatici, nei sovrapposti da tiro e nelle munizioni metalliche per arma corta.

Analizzando poi nel dettaglio le varie famiglie di prodotti, l’Osservatorio mostra come i brand italiani siano leader nel mercato delle armi lunghe a canna liscia, con Beretta, Benelli e Franchi, Rizzini, Fabarm, Perazzi che superano il 70% del totale del mercato. Nel settore dei fucili a canna rigata,  Browning (26%) e Benelli (17%) sono i primi operatori per effetto del posizionamento nel segmento delle carabine semi-automatiche mentre per le pistole e i revolver i due principali brand (Glock e Beretta) detengono una quota di mercato pressoché identica (25%), con Smith & Wesson terzo player grazie alla propria posizione di leader nel segmento dei revolver, e Tanfoglio con oltre l’8%.

Nel settore delle munizioni, le aziende italiane coprono oltre il 95% del mercato nazionale con i seguenti marchi: Fiocchi, RC, Cheddite, Nobel Sport, Baschieri & Pellagri, Clever, Bornaghi.

In concomitanza di Hit Show, ANPAM ha quindi il piacere di annunciare l’apertura della fase di raccolta dei dati di vendita relativi al secondo semestre 2016, dando appuntamento a tutti gli operatori del settore ad aprile 2017 per la pubblicazione dei risultati dell’indagine.
 
 
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1 commenti finora...

Re:ANPAM: al via Osservatorio sul mercato delle armi sportive in Italia

Allora, proviamo a mettere qualche puntino sulle i. In Italia, il rapporto fra caccia e tiro sportivo è ancora di 1 a 4. Quindi c'è interesse nel tiro, ma molto di più, ancora, per la caccia. Per le esportazioni, il 43% è appannaggio degli Usa. Il 27% della UE, il 10% del resto d'Europa, il 9% va al resto dell'America. Se ci troviamo in queste condizioni, probabilmente, è perchè proprio per la consistente influenza del settore armiero, il nostro mondo non è riuscito a realizzare quella evoluzione di pensiero che ci avrebbe permesso di affrontare con migliori strumenti il mondo che cambia. Chi aveva orecchie per ascoltare (e leggere) già trent'anni fa era in grado di sapere dove stava andando la società occidentale. Anche al nostro interno, già si elaboravano scenari che facevano intuire chiaramente cosa avremmo dovuto fare. Ma è il denaro che trascina i singoli e le comunità. E il denaro - nella caccia - lo macinano i settori produttivi (Brescia in Primis) e la concorrenza per l'assicurazione, tanto che anche qui spuntano come funghi certi cacciatori disinteressati che propongono l'assicurazione privata, vera e propria dissoluzione del nostro ormai sbrindellato firmamento. Anche se, la guerra fra associazioni venatorie (sempre per la tessera) ha fatto già abbastanza danni di per sè.

da Della Rita 19/07/2019 9.14