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Abbandono cani: troppe spese per i piccoli comuni montani


giovedì 20 agosto 2009
    
Cani abbandonati nei piccoli comuni montaniAnche se da più parti arrivano “notizie” in merito al calo degli abbandoni estivi, i dati sul fenomeno relativi a questa estate sono frammentari e ancora poco verificabili. Si parla comunque ancora di cifre molto, troppo alte che gravano pesantemente soprattutto sulle casse dei piccoli comuni, che hanno poche risorse per la gestione dei randagi. Troviamo un interessante commento sull'argomento da parte di Oreste Giurlani che come presidente di Uncem Toscana, segue attivamente le problematiche relative a 160 piccoli comuni montani della regione.
 
Dalle notizie raccolte in questi comuni il fenomeno appare ancora importante. “I problemi - sostiene Giurlani - non sono soltanto quelli relativi all’immoralità dell’abbandono da parte dell’uomo di un animale che sa essere fedele (cosa in questo caso sconosciuta all’uomo!), ma anche ad una questione economico-sociale di tutto rilievo. Infatti, l’abbandono avviene o lungo le autostrade o per le strade di montagna dove gli uomini si nascondono... dietro l’oscurità o la poca presenza di altre persone. Purtroppo - spiega Giurlani - i piccoli comuni si devono far carico di questi esseri viventi, spesso dovendosi inventare un canile ed un’assistenza che non hanno. Quindi nuove incombenze e nuove spese”. Giurlani ipotizza e chiede un contributo allo Stato per le piccole amministrazioni che non ce la fanno a sostenere questi costi.
 
(Agipress)
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4 commenti finora...

Re:Abbandono cani: troppe spese per i piccoli comuni montani

Che i cani che finiscono nei canili non siano quelli venduti da allevatori o negozianti è ormai assodato. Tra l’altro, i cani di razza venduti da allevatori e negozianti sono anche, nella stragrande maggioranza dei casi, soggetti già iscritti in anagrafe canina, che, se per una malaugurata ipotesi entrano in un canile, sono anche i primi ad uscirne e a ritornare ai proprietari. Esiste poi una nutrita popolazione di meticci che, se in parte composta da cagnolini simpatici, carini e “appetibili” per un detentore, in parte è composta da cani o brutti o vecchi o comunque problematici che non saranno mai adottati da nessuno e destinati quindi a finire i loro giorni in un canile. Su ciò fanno scuola i recenti esempi di Giuliano Milanese e di Mirabello Sannitico in cui, pur con la stessa rilevanza data dai media ad entrambe le situazioni, mentre per i cagnolini di razza sequestrati ad un operatore ci furono migliaia di richieste di adozione, per i meticcioni della signora “animalista” ben poche… Non è possibile pensare che se la gente non riesce ad acquistare un cane che gli piaccia, ne adotti uno che non gli piaccia: come per qualsiasi altro bene, l’articolo non richiesto rimane a magazzino e il magazzino costa! Serve, come in tutti i Paesi civili e come consigliato dall’OIE, fissare dei limiti al buon cuore pagato da tutti i cittadini, ovvero serve fissare un tempo massimo in cui il mantenimento dei randagi possa gravare sulle tasche di tutti, oltre il quale, o deve gravare solo sulle tasche di chi lo vuole espressamente o su nessuna tasca. A questo punto i soldi pubblici potrebbero finalmente essere assegnati in base ai risultati ottenuti dalle amministrazioni: no più cani nel canile uguale più soldi ma bensì il contrario…

da max 23/08/2009 13.21

Re:Abbandono cani: troppe spese per i piccoli comuni montani

"vietare la vendita di cani e altri animali d'affezione perchè siamo pieni?" Rino Ceronte, se è per quello siamo pieni anche di imbecilli ma nessuno si sognerebbe mai di istituire nuovamente la rupe tarpea.... via, siamo seri!...

da max 23/08/2009 12.18

Re:Abbandono cani: troppe spese per i piccoli comuni montani

io dico che i comuni TUTTI, come PRIMA misura dovrebbero vietare ( in tutta Italia) la vendita di cani e altri animali d'affezione( siamo pieni!) . La seconda misura è l'OBBLIGO di sterilizzazione delle femmine. Senza queste due mosse i comuni possono anche piangere in cinese , che le spese non caleranno. Il sussidio statale ? sì, ma solo ai comuni che avranno adottato queste misure .

da Rino Ceronte 23/08/2009 1.04

Re:Abbandono cani: troppe spese per i piccoli comuni montani

La gestione del randagismo tocca tutti, non solo i sindaci dei piccoli comuni di montagna. Esitono esempi di gestione consortile del canile comunale, come quella fatta dai nove comuni della Valle del Reno (BO), che hanno affidato i loro randagi al Cosea (ente territoriale).La soluzione è anche in questo caso più di facciata che realmente accettabile, i randagi sono lontani dagli occhi e quindi lontani dal cuore...resta il gettone di presenza pagato ai Coniglieri!! Gli ostacoli ad una corretta gestione e contenimento del fenomeno, trovano ostacoli insormontabili e barriere di tipo ideologico, oltre che interessi di lobby(associazioni animaliste). Fino a che il "randagio" sarà portatore di business e di visibilità mediatica, l'interesse non sarà quello di trovargli una casa o una sistemazione accettabile. Sulla gestione del randagismo pende un ricatto politico da 2 miliardi di euro, troppi per far prevalere il buon senso la buona volontà. I cacciatori prendano atto che tutte le attività rurali, comprese le zootecnie classiche sono nel mirino delle ONLUS animaliste. La sovraesposizione mediatica del loro capo carismatico ne è la riprova. Il futuro del DDL Orsi è strettamente connesso ad una "legge quadro" in materia di animali d'affezione e di benessere delle speci da reddito. L'unica soluzione possibile è un fronte comune di tutti gli interessati. L'altrenativa è il Museo della caccia, del cane utile e delle nostre tradizioni.

da ilcinofilo.it 20/08/2009 13.14