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Coppa Europa. Quando a Bolgheri...


martedì 8 settembre 2015
    

CaniLa più grande manifestazione cinofila per le razze da ferma inglesi; una competizione internazionale che si corre in ogni anno in un Paese diverso. La prova è a “Grande Cerca”, formula  1 delle quattro zampe, espressione massima, sofisticatissima, del cane da ferma e cosa da superspecialisti: qualche decina di cani, tra pointers e setters, con relativi proprietari, conduttori, giudici e addetti ai lavori.

Da questi cani, che più di mezzo secolo fa erano poche unità, è praticamente nato l'intero patrimonio genetico delle due razze leaders tra i cani da caccia.
L'idea venne dalla Francia e dal Belgio dove, nel primo dopoguerra, era nato un grande fervore agonistico per i cani da ferma inglesi. In Italia l'occasione fu con Giacomo Faroux, presidente del Pointer Club francese, allevatore e giudice.
Nel 1948 il dott. Faroux fu invitato dal prof. Leinati, a nome dell'Enci, a giudicare una prova alla “Cattanea”. Ne ebbe un'ottima impressione, e da lì nacque l'idea di organizzare una grande competizione per inglesi, da disputare tra Belgio, Italia, Svizzera e Francia. Interlocutori entusiasti furono da subito Ernesto Coppaloni, Nino Tremolada e, in seguito, Giulio Colombo.

Da parte sua l'Enci, con il direttore di allora dott. Giorgio Panelli, si adoperò per organizzare una gara “nella quale sarebbe stata disputata, da squadre composte di tre cani, una prova chiamata Coppa Europa”, inserita nell'ambito delle prove che per tradizione si correvano su terreni di Spedaletto e di Bolgheri, con le starne autoctone di primavera e i campi del primo grano. I più grandi possibili.
Per i cinofili italiani Bolgheri era, allora, quello che per i francesi era la Boulleaume. Una piana che si stende dal mare fino all'orizzonte, ricca di starne. Ma la grande preoccupazione fu per il criterio di giudizio. In Italia era scarsamente attuata l'interpretazione corretta della prova classica, e le nostre giurie tendevano a farne una bella copia della caccia pratica, ma l'idea di mettere a confronto i migliori prodotti dell'allevamento in Continente, fu considerata quasi una necessità, anche per reagire ai disastri dell'ultimo conflitto. Un contributo, sia pure marginale, all'affermazione di pace fra gli sportivi.

Era il 1950. Papa Pio XII celebra l'Anno Santo per la partecipazione tra i popoli; per altri sportivi i Grand Prix automobilistici diventano la Formula 1, e il 23 marzo si disputa la prima edizione di Coppa Europa, sia pure con due sole rappresentative, avendo concorso solo Francia e Italia tra le Nazioni in predicato.
Quel giorno la sfida si ridusse al duello tra la setter Diva del Tidone, allevatore e proprietario Rettanni, condotta da A. Semino e il pointer Union de La Joyette, allevatore Mr. Brun, proprietario Mr Artige, condotto da Herbelin.

Completavano la squadra italiana il pointer Glad della Gaia, allevato e condotto dal proprietario Ernesto Coppaloni, ed il setter Tell 68°. Per quella francese i pointers Uzette de Saint Yves, allevata e condotta dalla proprietaria madame Simeon Lavallard, e Ullo de Combloney, allevatore Baumarten, proprietario Crozals e conduttore F. Herbelin.
La terna arbitrale era composta da Lionel Duval per la Francia, Giulio Colombo per l'Italia e dal belga (neutrale) barone Coppens D'Ekembourg.

Vinse da grande trialer Diva del Tidone, Cacit e sette punti. Secondo Union de la Yoyette, Eccellente con sei punti, e terzo Glad della Gaia con tre punti, che comunque non vennero computati non essendoci altri cani in classifica a contrastare l'assegnazione del titolo.
Giulio Colombo commentò quella prima edizione scrivendo: “in Francia non ci sono setter che, nella media e nei singoli, valgano gli italiani; e in Italia non ci sono pointer che nella media valgano i francesi”.
Nel 1951 la Coppa Europa aveva assunto il crisma dell'ufficialità. Si corse in Francia, a Preuilly, e furono rappresentate quattro Nazioni: Italia, Francia, Svizzera e Belgio, che vinse la gara con la pointer Xelta.
 
M. B.

 

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