Dalle istituzioni ci si aspetta dichiarazioni chiare e concise, che non lascino spazio a semplificazioni spicce e per questo fuorvianti. Ma, forse complice la sintesi richiesta dai quotidiani, a volte qualche pezzo si perde per strada. Proprio in questi giorni, all’indomani del passaggio di testimone al nuovo Commissario per l’emergenza PSA, l’ex Commissario Angelo Ferrari, attuale Direttore dell’Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, in un’intervista al Secolo XIX, poi ripresa da diverse fonti stampa, pare abbia dichiarato che l’emergenza PSA potrebbe essere combattuta con l’utilizzo del contraccettivo GonaCon.
Ferrari avrebbe dichiarato: “L’anticoncezionale usato per i canguri in Australia potrebbe essere una buona soluzione per affrontare il problema della peste suina in Italia attraverso un depopolamento dei cinghiali incruento, sarebbe una soluzione a livello nazionale”, specificando che “il vaccino andrebbe somministrato per bocca e messo nel foraggio” e che per questo motivo l’Istituto zooprofilattico sta testando reti circolari, non più gabbie singole, in grado di intrappolare momentaneamente intere famiglie di cinghiali.
Analizziamo i fatti. Sul GonaCon, ricordiamolo, lo Stato italiano a fine della scorsa legislatura ha stanziato 500 mila di euro per il bando di sperimentazione sul cinghiale nel nostro Paese. Il bando è stato pubblicato a giugno 2022 e l’avvio della sperimentazione è stato sancito con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale a novembre 2022, assegnando i fondi all’Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana e all'Istituto zooprofilattico del mezzogiorno e di Umbria e Marche. Coinvolti anche Ispra, le Università di Milano, Pisa e di Roma Tor Vergata, l’ASL Roma3 e le Università del Queensland (Australia) e di Napoli Federico II.
C’è dunque una sperimentazione in atto, che deve durare almeno 24 mesi. In questa prima fase parlarne come opzione possibile, pare cosa un po' azzardata, senza conoscerne i risultati. Quello che sappiamo, analizzando gli studi scientifici pubblicati finora, è che efficace il GonaCon, - almeno su larga scala - attualmente non lo è. Di fatto al momento non esiste una forma non iniettabile di questo immuno contraccettivo (non approvato, ricordiamolo, in nessun Paese europeo) e quindi il suo utilizzo in altre forme già applicato con dubbi risultati, è molto dispendioso e persino rischioso per le specie oggetto della somministrazione, nonchè in molti casi addirittura controproducente (in North Carolina i cervi dalla coda bianca trattati con il GonaCon, di fatto non sono diminuiti di numero, vedi notizia). Sono anni che in tutto il mondo la ricerca farmaceutica persegue questo obiettivo: se ci pensiamo risponderebbe alle esigenze di gestione, allontanando la questione etica che riguarda gli abbattimenti.
Uno studio di pochi mesi fa per altro non fa altro che ribadire lo stato dell’arte già noto. Copiamo e incolliamo dall’astratto: “C'è un crescente interesse per i vaccini immuno contraccettivi orali per ragioni che includono un'elevata copertura immunitaria, una somministrazione più semplice, un potenziamento frequente, la capacità di indurre risposte immunitarie sistemiche e delle mucose e il rapporto costo-efficacia. [...] Tuttavia, attualmente, non è disponibile alcun vaccino immuno contraccettivo orale efficace per le prove sul campo a causa delle enormi sfide di sviluppo, comprese le barriere biologiche e fisico-chimiche del tratto gastrointestinale, la tolleranza della mucosa, l'immunità preesistente, il tempo di residenza dell'antigene nell'intestino tenue, la specificità della specie e altri problemi di sicurezza”.
Tornando alle parole di Ferrari, se poi andiamo a ricercare il successo della gestione dei canguri in Australia, scopriamo che sì, il vaccino ha funzionato (rendendo sterili le femmine di canguro grigio per 5 anni) ma è stato somministrato con l’uso di dardi sparati da personale specializzato. Un’operazione estremamente delicata che può essere applicata solo in piccoli contesti e con dispendio di risorse pubbliche. Sul sito del Governo Australiano, dove si trova un’accurata relazione sull’utilizzo del farmaco sul canguro, vi si specifica che l'abbattimento continuerà a essere richiesto come parte della gestione in corso del canguro. Vero anche è che c’è attualmente una collaborazione tra l’Italia e l’Australia per trovare un valido farmaco da somministrare via orale, finanziata sempre dal Governo italiano (sempre con i fondi di cui sopra).
Sull’uso della contraccezione sul cinghiale meno di due mesi fa era intervenuto anche Piero Genovesi, responsabile fauna selvatica di Ispra: “In realtà - ha detto Genovesi - ad oggi non ci sono metodi efficaci di controllo delle nascite e di sterilizzazione della fauna selvatica. Le uniche tecniche disponibili, ha ricordato, sono sostanze che vanno iniettate ad ogni singolo individuo, quindi è impossibile pensare di intervenire su tutta la popolazione e su scala nazionale. Occorrerebbe catturare i cinghiali (che non è facile) trattarli con questi farmaci, poi ripetere l'operazione dopo qualche anno. Inoltre da un nostro studio condotto con i colleghi inglesi è emerso che anche se trattassimo l'80% dei cinghiali non avremmo un contenimento sufficiente, perchè se si sterilizzano delle femmine si apre la strada ad una maggiore probabilità di sopravvivenza dei piccoli nati da scrofe non ancora sterilizzate”.
Cinzia Funcis
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