A ottantotto anni scompare lo scrittore che ha fatto sognare milioni di cacciatori in tutto il mondo. Le sue storie, le sue avventure di caccia continueranno a fare parte del nostro immaginario di appassionati.
Cittadino del mondo, è nato in Rodhesia, cresciuto nello Zimbabwe e negli ultimi anni residente a Londra, dei suoi 49 bestsellers ha venduto la bellezza di 140 milioni di copie (25 milioni in Italia). Tema dominante delle sue storie, l'Africa, il mare, l'avventura. Grande appassionato di caccia, Wilbur Smith è sicuramente stato il più grande scrittore di avventura contemporaneo.
Ma di caccia e di avventure in terra selvaggia alle prese con bestie feroci e animali selvatici i romanzi di W.S. sono addirittura affollati. La caccia, si può dire, è un argomento trasversale che li accomuna tutti.
La caccia è una grande passione che è riuscito a fa rivivere nei suoi lettori con tutto il suo carico emozionale e grande forza realistica. Del resto ciò che scriveva è stato il risultato di avventure, di viaggi, di libri letti e di una vita vissuta intensamente in luoghi in cui la natura ancora ha la predominanza sull'uomo.
“Quello della caccia – spiegava Smith in un'intervista rilasciata al Secolo XIX -, è un istinto primordiale dell’uomo e fa parte delle leggi di natura”. “Sono ovviamente contrario - non manca di chiarire - alla caccia indiscriminata, alla minaccia delle specie a rischio, ma oggi ci sono controlli precisi, si possono abbattere solo capi in eccesso, la caccia rientra nel programma di protezione della natura”.
“Dalle foreste alle montagne, dai grandi fiumi alla Savana ho trovato un immaginario incredibile – ha dichiarato a Il Giornale -, popolato da possenti elefanti o minuscoli roditori, abitato dai giganteschi Watussi e dai minuscoli pigmei, attraversato dai boscimani e dai Koi-Koi. Mio padre aveva un aeroplano personale, e con lui ho sorvolato laghi, montagne e fiumi, accorgendomi di quanto fosse grande questo continente e quanto diverso da regione a regione. Mi sono trovato a disposizione un’immensa ricchezza che non potevo non riraccontare».