In attesa di avere un quadro più chiaro e definito dei risultati elettorali relativi soprattutto alle europee, su cui sicuramente ci sarà da riflettere, cerchiamo di fare un ragionamento sull'ambiente, il problema dei problemi anche per chi pratica l'attività venatoria.
Secondo certe analisi, la caccia, insieme alle altre attività intimamente connesse alla natura, potrebbe trovarsi presto a essere oggetto di un cambio di rotta generale rispetto al modo di concepire il mondo e le sue risorse. La partita della rivalutazione dell'attività venatoria, oggi più che mai, passa infatti attraverso una nuova idea di progresso sempre più legato all'utilizzo consapevole dei beni naturali in cui essa in particolar modo può fungere da modello, quale metodo di saggio utilizzo delle risorse nel rispetto degli equilibri della vita sulla terra.
Proprio pochi giorni fa, in occasione della giornata mondiale dell'Onu per l'Ambiente, il mondo è tornato a riflettere sulle nuove possibilità di “un pianeta più verde e più pulito”, per cui, secondo gli auspici del segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon e del commissario europeo per l'ambiente Stavros Dimas, occorre “una nuova intesa mondiale”.
Questa volta pare si faccia sul serio, forse si è finalmente al di là dei soliti proclami che hanno finora relegato l'ambiente in un angolino di contorno, con alleanze che hanno fissato impegni spesso disattesi e ignorati (vedi protocollo di Kyoto). Siamo giunti, sembra, di fronte a una vera e propria rivoluzione dettata dal mercato.
Non si esagera nell'affermare che i giorni che verranno vedranno gettare concretamente le fondamenta di quella che potrebbe rappresentare una svolta nel modo di concepire l'utilizzo delle risorse naturali, anche e soprattutto in relazione al profitto, unico reale motore della politica economica mondiale.
La giornata dell'Ambiente, istituita appositamente per richiamare l'attenzione dei Governi e dei cittadini sul tema dei cambiamenti climatici e delle politiche a favore del verde, si inserisce ora in quello che è un nuovo e crescente clima (o moda?) di attenzione verso la sostenibilità, che sta gradualmente contagiando le economie di diversi paesi.
Il nuovo atteggiamento, complice da una parte il dilagare della crisi economica e dei suoi effetti che hanno fatto saltare piuttosto velocemente alcune di quelle che potevano essere considerate “certezze” nel modo di concepire gli investimenti, dall'altra lo stravolgimento politico–economico–strategico globale - che vede non più un unico grande paese come gli Stati Uniti alla guida del mondo ma una realtà ben più variegata con l'affacciarsi di nuove potenze economiche -, può seriamente rappresentare un New Deal dell'ambiente.
Se non fosse così, non staremmo a dialogare su queste che ad alcuni potranno sembrare “remote” possibilità; basta solo riflettere sul fatto che un colosso come la Cina si è posto al centro della questione, proponendo di diventare leader nella lotta alle immissioni di Co2.
Una vera e propria conversione (ricordiamo che la Cina è il paese più inquinante del mondo e che negli ultimi 5 anni ha aumentato le sue immissioni di gas tossici dell'11 per cento), che trova le sue ragioni nel mero profitto ma che apre la porta ad orizzonti finora inesplorati.
La novità è che, per fortuna, chi investe in energie rinnovabili e nella sostenibilit�attiva nuove dinamiche di crescita economica, tant'è che, sempre la Cina si appresta a finanziare con 220 miliardi di dollari l'industria del verde, del risparmio energetico e delle nuove tecnologie mirate ad una corsa verso una sempre più bassa emissione di gas nocivi nell'atmosfera. Segue a ruota l'amministrazione Obama (che già aveva mostrato un atteggiamento di apertura in questa direzione installando 8300 megawatt di impianti eolici, un record storico) che destina all'interno della manovra di rilancio dell'economia americana 112 miliardi di finanziamenti pro ambiente.
E in Europa?
Forse il vecchio continente non avrà la stessa audacia di queste due superpotenze, ma ha intrapreso questa strada già da tempo e la stessa aria di rinnovamento tira anche qui. Il business delle energie rinnovabili dà già lavoro a 1,4 milioni di europei e a fronte dell'obiettivo di raggiungere il 20 per cento di energia pulita entro il 2020, reso noto dalla Commissione UE; molti altri se ne creeranno. In testa alla corsa al verde c'è da un pezzo la Germania che sta raccogliendo i risultati degli investimenti già effettuati e punta a raddoppiare il peso delle energie pulite entro una decina d'anni.
Il ruolo delle amministrazioni pubbliche si rivela di fondamentale importanza ma una grande attenzione arriva in particolar modo dai privati che hanno investito 140 miliardi di dollari in un anno nelle fonti rinnovabili, 30 milioni in più del totale degli investimenti negli idrocarburi e nelle altre energie fossili (petrolio, metano, ecc.), che resteranno peraltro insieme al nucleare determinanti per la produzione di energia, anche se la sfida si sposterà su come impiegarle meglio.
Molto probabilmente presto verrà lanciata sul mercato la prima auto elettrica accessibile a un vasto pubblico, un settore su cui già Cina e Usa stanno lavorando senza sosta. Ma non si parla solo d'auto, la rivoluzione sta per essere applicata in ogni ambito e presto il risparmio energetico diventerà una regola nella produzione di qualsiasi oggetto. Secondo il nuovo presidente degli Stati Uniti è fondamentale che ambiente e profitto viaggino sugli stessi binari.
Le elezioni europee dello scorso 6 – 7 giugno confermano l'attenzione del pubblico a queste nuove politiche in favore dell'ambiente: i Verdi in Europa raggiungono i 54 seggi e guadagnano ben 3 punti in percentuale rispetto alle scorse elezioni (tranne i vetero - ambienatlisti italiani, verdi solo dalla rabbia, perchè non raggiungono neanche la quota minima del 4 per cento nella coalizione Sinistra e Libertà).
Nel quadro complessivo tracciato non si può far altro che prendere atto della grande opportunità che ci si prospetta, quella di partecipare attivamente alla costruzione di un nuovo modello economico–sociale sempre più e sempre meglio legato alle tradizioni e alla vita di campagna, questa volta ponendoci con il nostro bagaglio di esperienze in prima fila, anche come cacciatori e cacciatrici, a partire dalla promozione di un'educazione ambientale che punti a formare generazioni sempre più consapevoli.
Per ottenere questi risultati bisogner�coinvolgere una sempre più vasta fetta di popolazione attraverso iniziative di vario genere che puntino a far conoscere questo sconosciuto mondo dell'arte venatoria ai più (ben vengano feste della caccia, sagre, eventi culturali, incontri nelle scuole) e soprattutto quello che già da tempo e ovunque, seppur nel silenzio più assordante, stiamo facendo per la conservazione e gestione del terriorio e della fauna selvatica.
“I governi non riescono più a mentire: di fronte al rapido deterioramento del pianeta sono stati messi con le spalle al muro. Nessuno potrà più fare finta di niente. La terra ci sta chiamando”, queste le parole di Vandana Shiva, una delle maggiori voci mondiali in tema di ambiente che facciamo nostre e che cerchiamo di imprimere nella nostra mente e nelle nostre coscienze. Ora serve davvero il contributo di tutti. Noi, per davvero, possiamo fare la differenza.
Cinzia Funcis