Da quando quello che si fa chiamare Fedez (cantante e fantasista noto per essere il compagno della mitica follower Chiara Ferragni) ha lanciato a suo modo la campagna a sostegno della proposta di legge cosiddetta Zan sull'omofobia, che punta ad esasperare ancora di più l'uso del "politicamente corretto", pur in piena pandemia (ancora) non si parla di altro. In perfetta parallela sintonia scoppia il caso Biancaneve. Dice: l'ultimo atto della famosa fiaba (versione Disney più vicina e ancor meno maschilista della classica La Bella Addormentata), il bacio che risveglia la principessa è "scorretto". Non è consensuale.
Ci risiamo con le solite idiozie, vien subito da dire. Lo conferma anche un noto intellettuale della sinistra, il professor Asor Rosa, quando in un suo recente saggio ricorda che questa non è una novità e segnala la diffusa grave anomalia che tende a negare la storia, distruggere la memoria, come quando in America si abbattono per esempio le statue di Colombo, oggi considerato da alcuni strati della popolazione come la prima causa del colonialismo e del razzismo nel nuovo continente. Non una novità, del resto, se già nell'Egitto dei faraoni, al cambio di una dinastia venivano cancellati i richiami storici e culturali della precedente, scolpiti in solida pietra. Le tragiche rappresentazioni dell'ISIS in Iraq, terra del mitico imperatore Nemrod, grande cacciatore al cospetto di dio, ne sono state la contemporanea ripetizione.
Ma per tornare al revisionismo nelle favole, anche noi ne sappiamo qualcosa. Un'altra versione della stessa Biancaneve, tempo fa, cancellava il cacciatore incaricato di portarla nel bosco e ucciderla, forse perchè lo stesso si era impietosito e l'aveva salvata, dando di sè un'immagine benevola che cozza oggi con la vulgata che ci vuole rappresentare come individui crudeli e sanguinari.
E Cappuccetto Rosso? Ricordate quando qualche anno fa ne uscì un'edizione, seguita poi da altre analoghe, che cancellava il cacciatore che uccideva il lupo ed estraeva vive nonna e bambina dalla pancia del famelico antenato del cane? Eh già! Guai a toccare il lupo, ormai rappresentazione della fierezza, dell'intelligenza, della selvaticità positiva della natura. Arriveremo, forse, a stravolgere anche Fedro, con l'agnello che dovrà allegramente immolarsi sull'altare di queste nuove ideologie perbeniste, che stravolgendo il nostro ancestrale immaginario hanno come obiettivo quello di nascondere una realtà, contemporanea, ben più tetra.
Intendiamoci, niente contro il lupo, niente contro il diritto alla castità di Biancaneve o della Bella Addormentata. Solo che questa voglia di sputtanare (forse l'avrete capito: non amo il politicamente corretto) i cacciatori e la caccia non mi va giù. Odio le molestie gratuite e la gratuita denigrazione. E invece, nei nostri confronti si pratica sempre più spesso l'arte del discredito. Per esempio, e chiudo, non mi va giù che ci attribuiscano la responsabilità della diminuzione o della scomparsa di certe specie di quei meravigliosi esseri alati, quando tutti sappiamo che semmai le eventuali cause sono da collocare altrove e con ben più sostanziose pezze d'appoggio. In questi giorni è uscito un libro, "La vita segreta degli uccelli", annoverato già fra i best seller dell'anno, scritto - ho immaginato io - dalla solita animalista che nega la realtà. Non l'ho letto, ancora, ma ho letto casualmente un'intervista alla sua autrice, Jennifer Ackerman, e sono rimasto piacevolmente sorpreso. A una domanda di Anna Lombardi, che la intervistava - "Come esseri umani rappresentiamo un pericolo" (per gli uccelli)? - la sua risposta è stata: "Purtroppo si. Soprattutto per i migratori. Tutti sanno quanto le luci delle città li disorientano. Ma pure i cambiamenti climatici li mettono in pericolo: l'instabilità delle stagioni, ad esempio. gli impediscono di trovare sul loro rodato percorso il cibo di cui hanno bisogno per sostenersi nel lungo viaggio. Altro pericolo sono i veleni: quelli per i topi, quelli per le piante". Punto!
Perchè allora, soprattutto in Italia, coloro che governano la cosa pubblica, spesso indirizzati dalla manina della cosa privata, insistono a indirizzate il dito di accusa sulla caccia?
Per me, purtroppo, non è un mistero. Per voi?
Alberto Farnesi