Imperativo categorico: fare squadra; risalire la china. Con il varo del nuovo governo, sembra che fra i tanti promessi cambiamenti, uno sia di un certo valore. Al posto dell'inconcludente Ministero dell'Ambiente, capace solo di accumulare pesantissime sanzioni economiche a causa di infrazioni nel settore ambientale (e nessuna per la caccia), abbiamo oggi il Ministero della Transizione Ecologica. Non più il Minamb, ma il Mite. Termine benaugurante se, come ha dichiarato il nuovo ministro Roberto Cingolani, "la mitezza è la virtù perduta che va recuperata e che indica il modo in cui intendiamo operare: puntare sulla forza degli argomenti e sulla consapevolezza della sfida ambientale e sociale, confrontandosi con grande apertura, avendo a cuore le future generazioni".
Giorni fa, nell'introdurre le sue priorità, sulla scorta anche delle esperienze maturate in altri Paesi (Germania, Giappone, ecc.), Cingolani ha fatto sapere che "le sfide dei prossimi mesi – ed in particolare il Recovery Plan – necessitino di un apporto fondamentale in termini di competenze tecnico-scientifiche e conoscenze dei fenomeni, per far comprendere cos’è la Transizione Ecologica.
Ma quali sono queste priorità? Per prima cosa ovviamente occorre mettere a punto il Recovery Plan. Un'occasione unica, che ci potrà fornire decine di miliardi messi a disposizione dall'Unione Europea per raggiungere ad esempio gli obiettivi stabiliti dall'accordo di Parigi sul clima, problema dei problemi, abbandonando certe stantie posizioni ideologiche (che tanto finora ci ha penalizzato, non solo come cacciatori), che "rischiano di essere dannose non solo per noi ma anche per i nostri figli e nipoti".
Di un certo significato anche la dichiarazione che il Ministro intende "parlare con tutti". Un invito implicito anche ai nostri rappresentanti affinché superate sciocche barriere identitarie si facciano avanti tutti insieme con un progetto comune. Per evitare di continuare - come paese - ad essere "trasandati", come ha detto, occorre poter condividere tutti i dati già rilevati da tantissimi sistemi esistenti per assicurare un controllo diffuso su tutto il territorio, in un'ottica di prevenzione. Che per noi è aria fresca, visto che da anni, proprio per la tutela del patrimonio faunistico, il nostro mondo si adopera in prima persona e più di tutti gli altri messi insieme, presidiando il territorio, direttamente e collaborando con enti pubblici e istituti di ricerca per rendere evidente il reale punto della situazione.
Se son rose fioriranno, come si dice. Ma starà a noi farci sentire, con una voce unica, fornire dati oggettivi, denunciare le storture di un sistema che di ambientalistico fino ad oggi ha conservato poco, degradando sempre di più verso un animalismo che a voler fare i buoni potremmo definire irresponsabile e superficiale.
Fabio Bandini
Post scriptum. Anche sul fronte del ministero dell'agricoltura c'è da augurarsi che il nuovo ministro, il cinquestelle Patuanelli, in arrivo da esperienze amministrative molto concrete, sappia distinguere fra la farina e la crusca. Del resto la sua recente partecipazione come ministro dello sviluppo economico al forum di EXA Futura per una riconversione green dell'industria bresciana (ma anche in agricoltura, diciamolo chiaramente, una buona volta), potrebbe far ben sperare. E chissà se i ripensamenti in corso nella caotica galassia dei cinquestelle riusciranno a far ragionare anche i più malevoli nei nostri confronti, appurato che anche fra loro qualche cacciatore, o quanto meno qualcuno desideroso di capire le nostre ragioni, sotto sotto sembra ci sia. E anche di qualche peso.