Si è appena insediato il governo Draghi e già si discute fra le forze politiche e sociali su come si dovrà applicare il programma che l'ex presidente della BCE sta per sottoporre all'approvazione del Parlamento.
Una delle priorità individuate dalla nuova compagine governativa è, come sappiamo, l'utilizzo delle centinaia di miliardi della New Generation EU, quello che i nostri politici e commentatori continuano erroneamente a definire Recovery Fund, cioè, letteralmente, fondo di recupero, nella speranza che sia il solito regalo da distribuire a pioggia, secondo le convenienze del momento. Invece no. Ormai è chiaro che questi fondi dovranno servire a cambiare marcia, nell'interesse delle future generazioni. Un terzo circa di questa manna piovuta dal cielo dovrà essere impiegata per scelte verdi, e qui casca l'asino. Perchè se queste scelte dovessero essere quelle di coloro che hanno tenuto banco in questi ultimi anni (Partito dei Verdi, Cinquestelle, associazioni ambientaliste nostrane) non vedremo il becco di un quattrino. Per questo, Draghi (rifiutando implicitamente le scelte di coloro che finora ci hanno governato) ha fatto chiaramente intendere che sull'argomento sarebbe opportuno seguire i programmi dei verdi tedeschi, ormai terzo partito in Germania.
E dunque, in cosa si distingue il programma di questi "Grunen" decisamente europeisti? Al primo posto hanno il problema del cambiamento climatico. Che vuol dire, in soldoni, ridurre l'inquinamento, utilizzare energia rinnovabile, energia solare. E ancora, incrementare l'uso delle tecnologie, con la digitalizzazione delle aziende, nel rispetto dell'ambiente e della privacy e sicuramente queste idee riscuoteranno più attenzione di quelle dei nostri "ambientalisti".
Di animalismo, come si vede, c'è poco. Semmai nel loro programma si evidenzia una spiccata attenzione al superamento delle disuguaglianze, alla integrazione sociale.
Ma, alla luce di quanto si sta concretizzando, si prospetta anche un'occasione unica per il mondo della caccia. Se saremo capaci di fare nostri i veri temi che terranno banco in Italia e in Europa nel prossimo decennio, avremo l'opportunità di riqualificare la nostra immagine nei confronti dell'opinione pubblica e recuperare posizioni a difesa di quel patrimonio, faunistico e ambientale, che più ci sta a cuore.
Sarebbe bene che tutti noi, e soprattutto i nostri dirigenti, ce lo imparassimo a memoria. Tenendo presente che alcune scelte che possono apparire a noi sfavorevoli vanno sapute contestualizzare, dimostrando che la caccia, ben gestita, non è un limite, ma una valida opportunità.
In bocca al lupo.
Rolando Bocci