Ma non è quello del Don Giovanni mozartiano. No. Niente Vienna, niente armonie settecentesche. Viene da Bruxelles quest'elenco che dovremmo mandare a memoria, farlo nostro - secondo chi scrive - e diffonderlo il più possibile. Fra di noi, ma soprattutto all'esterno del nostro mondo. Fra gli scettici, gli ignari, gli ambientalisti in buona fede.
È quel malloppo di considerazioni - Europe's huntable birds: a review of status and conservation priorities - prodotto dalla Face, che in questi giorni fa discutere ma che a occhio e croce potrebbe segnare il punto di svolta per un approccio coerente al problema della "conservazione" delle nostre cacce. Affronta di nuovo il problema, coniugando i dati aggiornati negli annessi della Direttiva Uccelli (Stato della natura nella UE 2020), ma implicitamente anche quelli di IUCN (International Union for the Conservation of Nature) e Birdlife, con altri consistenti dati e soprattutto considerazioni che se introdotte e diffuse negli ambienti che contano, in Europa ma anche nei singoli paesi, potranno aiutare a far riflettere anche i più scettici e i più distratti.
E' la prima volta, io credo, che riusciamo a mettere insieme una messe di informazioni che supera i confini dei singoli stati e richiama a ben più concrete responsabilità. Mette infatti in evidenza una serie di particolari che sarà difficile contestare. Un quadro articolato che prende corpo da fatti noti, avvalorati da dettagli che i nostri detrattori fino ad oggi sono stati abili a occultare.
Ecco quanto a mio parere dovremmo acquisire e sostenere, elaborando un "catalogo" di principi-verità tratti anche da questo prezioso rapporto.
1- Il calo di una parte delle oltre cinquecento specie di uccelli del nostro areale riguarda più o meno uniformemente sia quelle cacciabili sia quelle non cacciabili.
2 - fra queste cinquecento specie di uccelli, solo 82 (meno di una su sei) sono oggetto di caccia e per un periodo molto ristretto nel corso dell'anno. Con assoluto divieto nel periodo di ripasso, nidificazione e allevamento dei piccoli. Per la stragrande maggioranza non è consentito alcun prelievo, eppure è fra questi che si registra il numero più alto di specie minacciate.
3 - la maggiore sofferenza per le specie cacciabili (come per quelle non cacciabili) è riconducibile al periodo della nidificazione. La maggior parte degli uccelli migratori, oggetto delle nostre cacce tipiche, nidifica nel nord e nel nord-est dell'Europa ed è soggetto ai cambiamenti di habitat in quelle aree. Fra le specie di migratori nidificanti in Italia non ci sono specie cacciabili sotto "minaccia critica" (Colore rosso nella Red List).
4 - Le principali cause di queste minacce dipendono per ordine d'importanza dall'agricoltura, dall'urbanizzazione, dalla silvicoltura. Segue un raggruppamento di cause sotto la voce "Sfruttamento delle specie", che comprende in piccola parte anche il prelievo, insieme all'invasività di specie esotiche, processi naturali, modifica dei regimi idrogeologici, produzione di energia, cambiamenti climatici, inquinamento,
5 - Rispetto al calo delle popolazioni nidificanti, per oltre il 58% delle specie cacciabili si registra un aumento delle specie svernanti, addirittura superiore a quelle non oggetto di caccia.
6 - La caccia praticata da ben sette milioni di europei rappresenta un forte incentivo al mantenimento degli habitat, alla salvaguardia delle specie, anche e soprattutto di quelle non cacciabili, attraverso un "uso sostenibile" e un controllo ecologicamente equilibrato, grazie anche agli interventi in deroga.
7 - Ultima ma non ultima, la caccia non c'entra. Anche se venisse totalmente vietata in tutta Europa, cosa impossibile, il patrimonio alato non ne riceverebbe alcun vantaggio.
8 - Il primo obiettivo dei cacciatori nell'immediato futuro sarà quello di far conoscere le vere cause del calo degli uccelli europei (in gran parte non oggetto di caccia) e impegnarsi per sollecitare un rapido ripristino delle condizioni ambientali utili alla loro sopravvivenza.
9 - Nel dettaglio, fa piacere rilevare che colombaccio, germano reale, beccaccia, come molte altre specie di uccelli cacciabili godono di ottima salute. Anche tutti i tordi se la cavano bene, la cesena è in consistente aumento e anche la situazione del tordo sassello sta migliorando. Fra gli anatidi, in calo nelle aree di nidificazione, soffrono soprattutto l'edredone e il quattrocchi, specie che in Italia non sono neanche oggetto di caccia, e il moriglione e il fischione, che tuttavia dalle nostre parti, in particolare nelle valli venete, sono ancora in discreta abbondanza e ben protetti dal nostro sistema venatorio.
10- Discorso a parte per gli uccelli stanziali, fagiano, starna, pernice, coturnice, lagopedi, che dipendono assolutamente dal disturbo antropico di terzo tipo (cioè alieno alla "caccia": agricoltura, cambiamento degli habitat, inquinamento). E qui dipende solo da noi e dalla nostra consapevolezza ambientalista.
Alvaro Marchi