Non so bene cosa sto provando, ho la testa che mi scoppia e gli occhi pieni di lacrime. Diresti di non farlo, lo so, avresti lo sguardo su di me implorandomi di aprire il gabbiotto per farti scendere al più presto.
Ti sentivi un’anima libera, girovagando nel bosco, a caccia, insieme a noi: la cosa che amavi di più. E quante volte ho sorriso con te, quanti baci ed emozioni ho condiviso in questi due anni.
Quante volte ti parlavo ed io di te capivo tutto, dal tuo modo di fare, da come e quanto scodinzolavi, da come atteggiavi il muso e muovevi le orecchie. E poi... quando ti giravi per guardarci negli occhi per poi abbaiare per dirci “voglio andarci con te, stammi vicino, lo prendiamo e saremo felici”.
Di nascosto ho condiviso con te i miei panini (quello al formaggio e prosciutto era il tuo preferito). Amavo vederti soddisfatta, e ringraziarti per tutto ciò che facevi, nel nostro piccolo.
Sto scoppiando in lacrime, cercando di trattenermi ma non ci riesco.
Volevo dirti che mi dispiace di averti dato di me solo questi due anni; non averti conosciuta prima. Avevi tanto da regalarmi, da insegnarmi il mestiere di questa bellissima passione, perché - devo ammetterlo - sei stata tu, con Tango e Sciaima a farmi conoscere tutto.
Volevo passare con te ancora tante giornate, e giuro che per me non c’era cosa più bella. Maledetto cuore... che t’affezioni sempre. Ti odio. Soffro e non so neanche io capire quanto.
Avrei voluto abbracciarti, coccolarti, sussurrarti tutto ciò che io provavo di te, anche e sopratutto nei tuoi ultimi momenti.
E lì, con te, forse sarei stata capace di trattenere le lacrime dicendoti che tutto andava bene... fino alla fine. Non faccio altro che odiarmi, per non averlo fatto.
Ho pensato a tutte le cose brutte che mi potevano capitare; volevo mollare tutto, lasciare i cani, la caccia, in poche parole la mia vita. Piangevo, in bagno, con la porta chiusa sperando che non mi sentissero. Ma a mia mamma non sfugge nulla. Vuol sapere cosa mi fosse successo.
“Soraia non c’è più... ed io non ci sono stata vicina neanche per l’ultimo saluto, l’ultimo bacio. C’è l’ho con me, troppo!”.
“Sono cose che devi saperne tenere conto quando si prende un cane... o meglio, quando ti ci affezioni, ma pensaci: quante emozioni ti ha regalato? Quanti momenti hai passato con lei da quando vai a caccia?”.
“Mi ha saputo donare tutto ciò di cui avevo bisogno - rispondo - senza doverglielo chiedere: l’amore. Mi ha stupito, in qualsiasi cosa. Ultimamente, la vedevo che era stanca, ma il suo sguardo era sempre vivace, aveva voglia di cacciare, e tanto! La prendevo in braccio sia per caricarla e sia per farla scendere quando mi accorgevo che non ce la faceva. Ho voluto aspettarla, per il suo passo lento, saggio. Ho voluto darle tutto il tempo, per non farla sentire indietro, per rispetto. L’ho amata dedicandogli tutto il tempo che potevo, ma nel momento della sua ultima ora io non c'ero, l’ho lasciata sola, a soffrire, con la vita che si spegneva. Non riuscirò mai a perdonarmelo”.
“I cani, vogliono restare soli in quei momenti - dice mamma - l’unico regalo che le potevi fare era dedicargli il tuo tempo, e tu lo hai saputo fare”.
“Sai mamma, forse per un sesto senso, mi sono sentita strana. Prima di tornare a casa, nel parcheggio, ho visto qualcosa svolazzare davanti al parabrezza. Sono scesa così dalla macchina... e l’ho trovata sul posteriore della cinquecento, con le ali che si stavano per chiudere adagio. Come quando vidi quella farfalla sul cuscino della nonna nella sua camera chiusa, come per dirmi che se n’era andata... Stessa cosa per lei, Soraia”.
La morte non esiste, mi disse mia nonna... la morte esiste solo quando le persone vengono dimenticate, e in senso lato, per me, per tutti gli affetti, i miei cani, soprattutto, perché anche loro - io lo so - hanno un’anima, un cuore. Saranno vivi, finchè li conserverò nello scrigno più prezioso dei miei ricordi. Per sempre.
Elisa Perrone