Abolire la caccia è diventata una priorità per il Paese? Sì, secondo Davide Casaleggio e l'associazione dedicata al padre Gianroberto, partecipata anche da parlamentari del M5S e da Di Maio. Di certo non per il programma del Movimento Cinque Stelle che, per prudenza, forse, si limita all'abolizione dell'articolo 842 C.C., ovvero quello che consente ai cacciatori di entrare nei terreni privati, e all'inasprimento delle pene per i reati venatori (vedi link).
Ma nel mondo delle visioni, ovviamente, tutto è possibile. Ed ecco che al creativo Davide Casaleggio viene questo lampo di genio, utile, forse, a calamitare un po' di attenzioni – e finanziamenti - sull'evento Sum#02 di Ivrea. Di fatto una sotto-convention del M5S per cervelli svegli e dinamici, a cui è affidato appunto il compito di “dare delle visioni su quella che potrebbe essere l'Italia tra 10/15 anni”.
Così nel calderone di temi altrettanto fumosi e d'impatto (cittadinanza digitale, sostenibilità ambientale, mobilità elettrica, energie alternative, voto per i 16enni, tutela del reddito, promozione dell'imprenditoria giovanile, un mondo a misura di bambino), Casaleggio ci infila anche l'abolizione della caccia. Senza se e senza ma. Perchè “lo sport - dice - non può comportare la morte degli esseri viventi”. E qui dovrebbe chiudersi ogni ragionevole dubbio, dato che quanto meno si denota una certa superficialità nell'affrontare un argomento così complesso. Ma non dimentichiamocelo, siamo nel mondo delle visioni. Il mondo delle visioni di Gianroberto Casaleggio, passato all'eterna visione due anni fa. “Vogliamo partire dalle sue idee e costruirci sopra un futuro” ha detto il figlio Davide, presentando i 10 punti programmatici, abolizione della caccia compresa.
E quali sono queste idee? Rispolveriamoci la memoria, ma attenti: stiamo entrando a Fantasilandia. In una specie di inquietante utopia dalle tinte fosche alla Orwell (per chi ha letto 1984, ma anche La fattoria degli animali), [“ci saranno dittature di carattere Orwelliano in cui le persone pensano di sapere senza sapere nulla”, disse lo stesso Casaleggio, in un'intervista immaginando il preludio di una guerra mondiale combattuta a colpi di batteri fino ad una rinascita ambientalista], in un immaginifico futuro alla Matrix dominato dal web in cui gli ipermercati sono rasi al suolo, le persone non possono comprare una bistecca (abolizione delle macellerie), o andare in libreria (basta il web!), recarsi in edicola (aboliti i giornali). Un mondo in cui tutte le decisioni sono prese dietro agli schermi (democrazia del web) e non più guardandosi in faccia. Un mondo in cui le cariche pubbliche vengono estratte a sorte, i cattivi e i corrotti sono esposti pubblicamente in gabbie o mandati in campi di rieducazione dove si pratica yoga. Questo immaginava quel genio illuminato (o folle visionario che dir si voglia), che riguardo ai cacciatori si augurava di vederli un giorno correre nudi nei boschi, inseguiti a suon di pallettoni di sale. E non stava affatto scherzando. Già, perché la violenza non è affatto bandita in quell'impantanato mondo del sottosopra che è la fantasilandia dei casaleggini. A patto che non sia contro gli animali, elevati a simulacro ormai da quegli ex sessantottini salottieri che non hanno idea di cosa sia un cinghiale vero, o una nutria.
Nel 2015, a seguito dell'uscita del libro "Veni Vidi Web" di Casaleggio padre, in cui appunto si prospettava la chiusura d'imperio delle macellerie (si rivolterebbe nella tomba se sapesse che alle cene dell'associazione fondata in sua memoria si serve pollo! -vedi notizia), la risposta più azzeccata venne da Dario Cecchini, guru anche lui sì, ma della Fiorentina, la bistecca più amata al mondo. "Mah, una secchiata d'acqua fredda in testa, questo sì che gli farebbe bene, al guru” disse epicamente Cecchini il macellaio. “La carne è un cibo nobile, mangiarla è una responsabilità. A Casaleggio dico 'viva la ciccia!' nel senso del godimento della vita, con le nostre radici etrusche e romane".
Ma non è certo necessario andare alle origini per difendere la caccia da simili eresie.
Le parole di Casaleggio padre e di Casaleggio figlio lasciano il tempo che trovano, se non altro perché, al di là delle visioni, c'è il nulla cosmico. Nella vita reale, perfino i cinquestelle e le menti che ne guidano le sorti sanno che è impossibile fare a meno della caccia per gestire la fauna selvatica. Senza i cacciatori sarebbe semplicemente il caos: il numero di cinghiali e altri ungulati supererebbe i livelli di guardia, così come gli incidenti stradali e con loro le esorbitanti cifre da pagare per i danni. L'esempio vale per le altre specie che danno problemi in agricoltura e alla pastorizia: corvidi, storni, piccioni, volpi, in primis. E nessuna gestione faunistica, pubblica o privata che sia, può raggiungere i livelli di efficienza di una rete diffusa capillarmente sul territorio come è la ancora grande famiglia dei cacciatori. Come per altro fece notare in un articolo del 2009 Bruno Modugno evidenziando come all’indomani di uno sciagurato referendum che abolì la pratica venatoria nel cantone Svizzero di Ginevra, ogni volta che occorre evitare che le specie in eccesso arrechino danno alle altre specie e all’ambiente, deve periodicamente intervenire l’esercito. Chi è al governo queste dinamiche reali non le può certo ignorare, come si è già visto nelle varie amministrazioni governate dal Movimento.
Infine, per rispondere a chi obietterà che Casaleggio conta come chiunque altro nei ruoli del M5S, una piccola precisazione: oltre all'associazione dedicata al padre, ancora una realtà piccola, D.C. è l'amministratore diretto e il tesoriere della piattaforma Rousseau, ovvero il cuore dei meccanismi della cosiddetta democrazia diretta dell'intero movimento, da cui partono proposte e linee di indirizzo, ma che è anche la cassaforte stessa del partito, visto che per statuto del M5S raccoglie i flussi delle donazioni da parte dei militanti e i soldi dei Parlamentari eletti, vincolati a versare 300 euro il mese a cranio. Il funzionamento di Rousseau è un mistero. Nessuno sa se sia manipolabile e come sia gestito. “Tutti e tre gli incarichi sono intestati a Davide Casaleggio, bisogna chiedere a lui, risponde al Foglio David Borrelli, uno dei tre soci di Rousseau, insieme a Davide Casaleggio e Max Bugani. E' ovvio che siamo di fronte ad un organismo difficile da inquadrare ma che ora dovrà fare i conti con la realtà di un Paese che deve affrontare problemi economici e sociali, rimandando ad altre date i sogni abolizionisti.
Peraltro, la situazione politica, per quanto favorevole al movimento grazie ai milioni di voti ricevuti, è piuttosto ingarbugliata e non permette ai pentastellati di prendere decisioni che non siano condivise da alleati, a tutt'oggi in via di definizione. Per fortuna, siamo ancora in democrazia. La Lega, e non solo, c'è da augurarsi, non rinuncerà in nessun caso alla difesa di una tradizione così popolare , abbiamo visto anche in questa sciagurata tornata elettorale, nel suo piccolo, è stata capace di orientare e forse determinare il voto.
Cinzia Funcis
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