Dove va la caccia? Inchiesta BigHunter.it: Cosa ne pensano i giovani?
Rossano Baiamonte, trentun anni, siciliano di origine, vive a Reggio Emilia dove lavora come nutrizionista e commerciale per un'azienda che produce pet food per cani e gatti. Oltre a questo è anche allevatore di setter inglesi con l'affisso riconosciuto Enci-FCI "Del Baiaross".
Ma al pubblico di BigHunter.it si presenta soprattutto nelle vesti di giovane cacciatore. Una passione, quella per la caccia, nata, dice, dai primi anni di vita. "Nasco in una famiglia di cacciatori che mi ha cresciuto tra coturnici, quaglie e beccacce nella meravigliosa Sicilia, trasmettendomi al contempo l'interesse in particolare per il cane da ferma." Il che lo ha portato nel tempo ad interessarsi allo studio dell'allevamento del cane cacciatore.
Rossano, le cui cacce preferite sono quella "alla stanziale vera dell'Appennino Tosco Emiliano" e alla beccaccia, porta il suo punto di vista "giovane" sulla caccia che verrà. "Penso di far parte di una generazione che vive la caccia con sentimenti contrastanti - scrive -: da una parte nostalgica perché cresciuta con i racconti dei nostri padri-nonni-zii che ci hanno cresciuti con un'idea della caccia dalle sfumature poetiche per la grande libertà che godeva la nostra categoria e nel contempo per la quantità di selvaggina naturale presente lungo lo stivale".
E dall'altra? "Con la cultura della caccia eco-compatibile del cinofilo cacciatore e della corretta e responsabile gestione del territorio. Quest'ultimo aspetto dovrebbe portare noi giovani cacciatori illuminati a proteggere e preservare la nostra passione che via via sembra abbia preso per l'opinione pubblica una connotazione immotivatamente negativa. Personalmente ho sempre cercato di impegnarmi in questa direzione e con grosso rammarico devo dire che le associazioni venatorie che dovrebbero essere il nostro sindacato oggi hanno sempre più l'aspetto di un mercato politico di voti."
Anche per Marco Bergamelli (Val Seriana BG), che pratica da sempre esclusivamente la caccia con il cane da ferma, in Italia starne pernici e fagiani con un setter, e alla beccaccia, anche all'estero, l'ambiente è cambiato molto, e anche la selvaggina stanziale oggetto di ripopolamento: poche possibilità di alimentarsi, troppi predatori (volpi, tassi, gatti, corvidi).
Secondo lui, sarebbe bello che la caccia si valorizzasse in qualità, nel rispetto dell'ambiente e della selvaggina. Qualche segnale c'è, ma vede ancora colleghi interessati ai numeri e disattenzione nei confronti dei propri ausiliari. Una sensibilità che dovrebbe cambiare nel rapporto cane-cacciatore. Servirebbe qualcuno che fa da convinto conduttore di questo nuovo corso.
La redazione