Godendo del tepore del letto, aspettavo ardente la vibrazione della sveglia, immaginavo momenti entusiasmanti, cercando di non svegliare la mia compagna che dormiva serenamente. Dopo tanta attesa e girovagare con la mente, arriva il momento di alzarsi, sono le 3.30 ed eccitato inizio i preparativi.
Era la mia prima giornata di caccia al cinghiale. Con alcuni amici, siamo stati invitati a partecipare ad una battuta in Liguria, dove ormai i cinghiali sovrappopolano l’Appennino e fanno da padrone, purtroppo devastando anche colture e boschi.
Vorrei a tal proposito fare una piccola parentesi, personalmente penso che non esista una specie nociva o considerata tale se non per colpa dell’uomo e delle scellerate regole che negli anni vengono imposte per ignoranza e poco buon senso.
Ma torniamo ai momenti e le sensazioni che hanno accompagnato quella giornata. Avevo preso un giorno di ferie, ero felice di passare anche solo un giorno fuori dal traffico e senza lo stress della città e del lavoro.
Le 4.30 del mattino, partimmo in quattro dalla periferia Milano e dopo circa 3 ore, incontrammo la squadra 110 dell’ATC Genova 2 Levante. Il capo squadra Franco, chiamato Monte per radio, credo perché di cognome faccia Monteverde, ci accoglie sorridente mentre il suo braccio destro, un giovane ragazzone di nome Davide, controlla sapientemente che la nostra documentazione sia in regola, compilando diligentemente la burocrazia del caso.
La passione arde, la vedi negli occhi di tutti, dal più giovane al più vecchio, come quel ragazzotto 88enne chiamato Nicolini, dagli occhi furbi e vispi che subito si fa notare. La vedi negli occhi dei cani che non vedono l’ora e abbaiano eccitati. Noi ci prepariamo con il cuore che irrompe nel petto e il fiato corto per l’emozione, sistemiamo zaino, cartucce, abbigliamento ad alta visibilità, fondamentale per la sicurezza di tutti, scarponi e fucile.
Il capo squadra si avvicina e con pazienza e gentilezza ci spiega le regole della battuta, essenziali per la nostra sicurezza e quella dei cani, ci avverte di non sparare sui laterali ma solo davanti e dietro, di sparare solo quando si è certi di farlo in sicurezza, di non tirare ai caprioli ma solo ed esclusivamente al cinghiale e oltre alle numerose nonché utilissime raccomandazioni, ci ricorda di trasportare il fucile sempre scarico ed in custodia fino a quando non saremo in postazione.
Accompagnati dal veterano Rocco, partiamo alla scalata della valle per raggiungere le postazioni.
Rocco, quasi 70enne, va su con facilità, mentre noi 30enni arranchiamo ansimando di fatica, qui penso che la tempra delle generazioni di una volta è ormai alla fine, siamo attanagliati da urbanizzazione e tecnologia che ci tiene distanti da quella realtà rurale che tanto mi appassiona.
Dopo circa 1 ora di cammino arriviamo alle poste, Rocco ci spiega saggiamente da dove potrebbero arrivare i cinghiali, soffermandosi con ognuno di noi qualche minuto, riempiendolo di raccomandazioni e spiegazioni, io ne sono avvolto e quando mi rendo conto di essere sveglio e non in un sogno, lui è già andato, lo vedo allontanarsi nel bosco per raggiungere la sua postazione.
In radio inizia la battuta, noi alle poste siamo distanti ma mai soli, sai che ai tuoi fianchi ci sono i tuoi compagni e che i conduttori come Giulio, un uomo alto e forte, guidano i cani verso di noi, cercando di scovare i selvatici.
Parlano in radio nel loro dialetto che fatico a comprendere, ma è come essere lì con loro, sai che il gioco di squadra potrebbe dare i suoi frutti. Aspetti, aspetti senza remore fiducioso nel lavoro degli altri e dei cani immaginando il momento in cui arriverà il selvatico.
Dal sogno alla realtà.
Ma non sempre, anzi, quasi mai, le cose vanno come ti aspetti e infatti quel giorno la battuta finì senza alcun risultato, i cinghiali anche se numerosi, non si fecero trovare, le opinioni erano diverse, ma tutte a parer mio potenzialmente valide.
In compenso, riuscii a godere della vista di un capriolo e della sfuggente compagnia di una donnola e di qualche scoiattolo.
Nonostante tutto, imparai moltissime cose sulla caccia al cinghiale, che non sempre deve concludersi obbligatoriamente con l’abbattimento del selvatico.
E’ stata comunque una giornata travolgente carica di passione, amore per la caccia e fatica. Sono felice di aver fatto nuove amicizie e di aver assorbito l’energia di queste persone. Sono fiero di aver imparato il vero senso dello spirito di squadra, di aver goduto della saggezza, del sapere e dell’etica che i più anziani hanno provato a trasmetterci e di aver colto il vero senso della caccia al cinghiale.
Grazie di cuore alla squadra 110 dell’ ATC Genova 2 Levante per la bellissima e straordinaria giornata che ci avete regalato.