LA SFIDA DELLA COMUNICAZIONE lunedì 5 settembre 2016 | | La comunicazione, in una società come la nostra, è essenziale in tutti i campi di attività: rende visibili – e quindi riconoscibili e valutabili – identità, finalità, prodotti, servizi, progetti.
La comunicazione consente l’informazione: fare senza comunicare, in pratica, è quasi come non fare. Dobbiamo ammettere che, sino ad oggi, il mondo venatorio ha saputo comunicare poco e male la sua identità e il suo ruolo di vera risorsa per la società. E, allo stesso modo, dobbiamo invece ammettere che i detrattori del mondo venatorio sono stati abilissimi a far sentire la loro campana e così ad inculcare nell’opinione pubblica una mirata disinformazione a danno della caccia e dei cacciatori.
Noi sappiamo benissimo che la caccia oggi è una passione di alcuni al servizio di tutti: è un insostituibile strumento di gestione e conservazione delle specie selvatiche e dell’ambiente; è presidio costante del territorio; è scuola di virtù civili; è sano esercizio fisico; è socialità e solidarietà; è cultura; è tradizione; è economia e occupazione.
Sappiamo benissimo che i cacciatori sono cittadini onesti, dalla fedina penale pulita che con passione lavorano insieme al mondo agricolo per gestire concretamente ambiente e fauna presidiando il territorio tutto l’anno e limitandosi a coglierne razionalmente i frutti.
Ma, in realtà, la quasi totalità dei messaggi che raggiungono l’opinione pubblica sono messaggi negativi che finiscono sempre per presentarci come un problema. È evidente il peso della disinformazione spacciata in tutti questi anni e delle tante falsità e strumentalizzazioni di cui è stato vittima il mondo venatorio italiano.
Vero è che per i cacciatori non è facile avere accesso ai media mentre gli anticaccia trovano sempre le porte spalancate. Noi cacciatori facciamo fatica a trovare spazi (salvo quelli che ci procuriamo a pagamento) per fare comunicazione positiva evidenziando i nostri dati, le nostre esperienze, i nostri progetti, le nostre ricerche ed ogni altra testimonianza del ruolo positivo svolto dalla caccia e dai cacciatori italiani in campo economico, sociale, agro-ambientale e faunistico. Ma facciamo fatica anche a sostenere i confronti con i nostri detrattori perché sono confronti “asimmetrici”, nel senso che il livello di impegno richiesto alle parti in causa non è affatto lo stesso.
Gli anticaccia pongono questioni che, pur non corrispondendo alla realtà, risultano di semplice e immediata percezione. Noi per rispondere abbiamo, invece, bisogno di esprimere concetti non facili da sintetizzare nelle poche parole e nei pochi minuti (a volte secondi) a disposizione nei dibattiti radio-televisivi. Così gli anticaccia di fronte a dei non esperti riescono a farci sembrare in difficoltà mentre in realtà non lo siamo. Per questo io personalmente ritengo che per il mondo venatorio sia meglio cercare di fare più comunicazione positiva che partecipare a confronti con una controparte così agevolata.
Personalmente ritengo che si debba fare più comunicazione d’attacco che di difesa, riuscendo a presentare all’opinione pubblica la vera faccia della caccia con metodo ed efficacia senza perdere tempo in inutili o controproducenti dibattiti che vanno limitati allo stretto necessario. Ma tutto ciò non è affatto semplice.
Occorre che il mondo venatorio, auspicabilmente finalmente unito, definisca e concordi – con l’ausilio di adeguate professionalità e quindi investendo sufficienti risorse finanziarie – mirate e precise strategie comunicazionali e i contenuti che si vogliono adottare per “fare” informazione. A tal fine dobbiamo ricordarci che quello che per noi è giusto e scontato, per una parte importante della società di oggi è sconosciuto. Per questo risulta inutile “pretendere”, ma bisogna lavorare promuovendo il nostro ruolo reale e quindi per farci avvertire come un bisogno reale.
Dobbiamo spingere sull’acceleratore delle iniziative sociali, culturali e ambientali sul territorio (fiere, feste, manifestazioni, gestione territorio, verde pulito, ecc.) e dar loro adeguata visibilità perché devono essere il nostro “biglietto da visita”, rafforzando anche le alleanze esterne e agganciandosi anche ad iniziative di altri soggetti, in particolare del mondo agricolo. D’altra parte anche i media nazionali devono cogliere, finalmente, la nostra disponibilità ad offrire i termini e i riferimenti per una corretta informazione che è un diritto per i cittadini e dovrebbe essere un dovere per chi fa della comunicazione un mestiere. Per il mondo venatorio la comunicazione e la corretta informazione rappresentano quindi le vere sfide strategiche da affrontare e vincere per giungere alla sua piena rilegittimazione agli occhi della società, della politica, delle istituzioni e dell’opinione pubblica. Mi auguro che nei rinnovati rapporti di coordinamento unitario queste sfide possano essere colte e vinte nell’interesse di tutti i cacciatori italiani.
In bocca al lupo.
Marco Castellani
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