CROCCHETTE VEGANE lunedì 2 novembre 2015 | | Sono seduta a tavola aspettando che il pranzo finisca di cuocere nel forno. Oggi ho preparato il gateau di patate per il mio fidanzato. Formaggio, patate ma soprattutto prosciutto cotto. Qualcuno penserà che sono diventata vegetariana… tranquilli, oggi abbiamo variato soltanto da quella carne che adoriamo. Nell'attesa mi ritrovo a leggere i vari commenti contro le nostre tradizioni, un esempio fra tutti il palio di Siena o l'apertura della caccia, e inizio a sfogliare gli argomenti di un gruppo animalista su un noto social. Una persona chiede ad una animalista come alimenti il suo cane, visto che dichiara di essere vegana. La saccente signora risponde inserendo una foto di un sacco di crocchette vegane, aggiungendo anche che l'uomo non nasce carnivoro ma inizia solo in un secondo tempo ad integrare la sua dieta con la carne.
L'uomo non ha i canini come un leone, non mangia le sue prede intere come il coccodrillo e non possiede i succhi gastrici di una iena, essendo imparentato con le scimmie in quanto primate.
Forse la signora non sa che tanto le scimmie quanto gli umani i canini li hanno sempre avuti! E vorrei poterle chiedere perché continua a dare crocchette vegane al suo cane visto che, almeno lui, sicuramente non discende dalla scimmia (e chiamandosi cane, i canini ce li deve avere per forza. n.d.r.). La signora sta andando palesemente contro le proprie convinzioni e certezze. Queste persone “sbagliate” vogliono evangelizzare chi come loro non è vegetariano o vegano apostrofandolo con appellativi pittoreschi quali “mangiatore di cadaveri”. Iniziano costringendo i loro animali ad un'alimentazione inappropriata, poi passano ai figli inconsapevoli, con conseguenze gravi o gravissime per i loro piccoli organismi. Gli animalisti sono alla perenne ricerca di prove con le quali confutare certezze derivate da studi e ricerche, dimostrando solo tanta insicurezza e poca intelligenza. Qualcuno è arrivato addirittura a contestare la Bibbia, interpretando la moltiplicazione dei pesci (e dei pani) come un travisamento dei soliti carnivori, per non parlare del povero Charles Darwin, che oggi si rigirerebbe nella tomba se si sapesse definito vegetariano da queste persone, lui che era appassionato cacciatore e amava collezionare molluschi, coleotteri e conchiglie.
Ma, teologia a parte, quello che mi preme oggi spiegare alla signora è come la sua teoria sia profondamente sbagliata. Non tutte le specie di scimmie sono vegetariane; la maggior parte hanno un'alimentazione mista proprio come noi. Esistono gruppi di scimpanzé che si organizzano per cacciare spesso altre scimmie più piccole. Inoltre, una buona parte dei primati africani ha i canini molto sviluppati (vedi babbuini o mandrilli) a volte in proporzione più dei grossi carnivori, e spesso si nutrono anche di piccoli impala e gazzelle, così come la maggior parte delle scimmie sudamericane, persino i minuscoli Uistiti, hanno una dieta prevalentemente o comunque abbondantemente insettivora. Inoltre vale la pena di spiegare agli animalisti più ignorantelli tanto amanti del gossip evoluzionistico, che fu il passaggio da una dieta principalmente vegetariana ad una mista a determinare, mediante un cospicuo arricchimento proteico le condizioni idonee, tanto per un maggior sviluppo cerebrale, quanto per l'affrancamento parziale della ricerca compulsiva del cibo, che caratterizza lo stile di vita degli erbivori.
Due premesse senza le quali ben difficilmente la nostra storia come specie avrebbe avuto lo stesso corso. Una dimostrazione? Tutti i mammiferi considerati più sviluppati a livello cerebrale come gran parte dei cetacei, i canidi e i felini hanno un'alimentazione carnivora!
La caccia, inoltre, ha fatto si che si sviluppasse nel tempo la manualità, soprattutto nel costruire i mezzi atti a ciò, ma anche una organizzazione gerarchica e linguistica. I vari gruppi di persone hanno sviluppato tecniche e astuzie nel procacciamento del cibo, cosa, peraltro, che non avviene nella ricerca di bacche, funghi o frutta. Non è richiesta nessuna abilità o manualità nel raccogliere more, funghi o fichi per mangiarli; cosa ben diversa è la caccia in cui la necessità di ottimizzare l'approvvigionamento proteico ha costretto la nostra specie ad aggregarsi in clan, al fine di poter cacciare prede più grandi che garantissero una fornitura costante di carne a differenza di quanto accadeva con i piccoli animali. Per non parlare di quello che un animale fornisce oltre la carne, come pelle e ossa per coprirsi e fabbricare oggetti. Saremmo oggi qui se fossimo rimasti a brucare erba o mangiare semi e bacche? Io credo di no.
Un’altra nota positiva che l'aggregazione nella caccia offriva è la difesa. Unendosi in piccoli gruppi i nostri antenati potevano difendersi e aiutarsi nei momenti difficili molto più dei singoli individui. Questo lo riscontriamo anche negli animali predatori come lupi o leoni, mentre negli erbivori ciò non avviene o avviene per lo più in determinati periodi dell'anno. Ancora adesso chi non è accecato dalle ideologie, potrà facilmente notare che le società animali più complesse, stabili e gerarchicamente più organizzate sono costituite tranne alcune eccezioni, come gli elefanti, dalle specie carnivore sopra menzionate. Tutto questo riguarda anche la nostra specie, che comunque non ha avuto un processo evolutivo carnivoro ma che, pure, deve tanto alle proteine animali! Come si giustifica quindi l'idiozia di chi pretende di imporre i propri deliri, non solo ai simili, ma addirittura a cani, gatti, furetti ecc? Come spiegano i talebani dell'insalata, quelli che aggrappandosi disperatamente alla lunghezza dei canini (e l'ossessione di tante persone per le dimensioni di qualcosa richiederebbe ben altra trattazione) l'esistenza dei denti così detti “ferini” nei loro animali domestici e un istinto di caccia talmente sviluppato da portare cani e gatti ad inseguire e uccidere praticamente qualunque cosa si muova dai polli del vicino ai gomitoli di lana?
Sarebbe bello ascoltare per una volta le argomentazioni di tanti semi analfabeti che attribuiscono addirittura l'appellativo di senziente soltanto agli animali, dimostrando, laddove ce ne fosse bisogno, non soltanto la profondità della loro ignoranza scientifica, peraltro ben nota, ma anche quella grammaticale. Se tra uno sproloquio e l'altro questi individui avessero mai visto una pianta carnivora chiudersi intorno ad una mosca al minimo contatto o i semi del cocomero asinino sparati in faccia all'incauto camminatore della domenica; se si fossero degnati di osservare come qualsiasi pianta, non c'è bisogno di scomodare i girasoli, reagisca ad ogni variazione di temperatura (o di luce o segnale luminoso; n.d.r.); se si fossero soffermati per qualche secondo delle loro inutili esistenze a riflettere sul perché fiori, frutti e foglie nascono e cadono a intervalli precisi di tempo, forse il più dotato intellettualmente tra loro riuscirebbe a comprendere come le piante di cui sono più ghiotti, pur non possedendo un sistema nervoso propriamente detto, siano lontane anni luce dall'essere “non senzienti” come ipocritamente sostengono pur di non piegarsi e di giustificare puerilmente le loro farneticazioni di second'ordine. Non gli rimarrebbero che i sassi da mangiare.
Quindi lasciamo mangiare a cani e gatti la carne e lasciamo l'erba alle capre: eviteremo loro inutili problemi di salute e spese veterinarie. Sarebbe bello poter credere che gli aderenti alla setta dell'animalismo di cui hanno fatto parte personaggi illustri come Adolf Hitler perdessero quei 10 minuti di tempo per studiare le abitudini di quegli stessi animali che idolatrano come cavernicoli, onde evitare brutte sorprese come succede a volte a chi ha bisogno di adottare un cane prima di scoprire che si nutre di carne. | | | |