Natura. Madre o matrigna? lunedì 28 settembre 2015 | | Dopo la rivoluzionaria enciclica di Papa Francesco, "Laudato si'...", con la quale il Santo Padre prende definitivamente le distanze da un modello di sviluppo irresponsabile, che provoca danni irreparabili alla nostra casa comune, la terra, e invita a un ritorno a uno stile di vita più sobrio, meno legato alla tecnologia e alla finanza (causa secondo lui del palese fallimento delle attuali politiche ambientali), per "una profonda conversione interiore”, adesso anche Barak Obama si è dichiarato folgorato sulla via di Damasco e - molto più pragmaticamente - ha preso impegno per il suo paese a modificare l'utilizzo di prodotti inquinanti e perniciosi per la stessa sopravvivenza della nostra specie sulla terra, come il carbone.
Ci sono - ha detto Obama - tempeste sempre più violente, incendi sempre più frequenti, i ghiacciai si stanno riducendo e questo cambia la geografia del nostro pianeta" ma rappresenta anche "un rischio immediato per la sicurezza nazionale".
Il suo obiettivo è quello di "garantire che ci sia acqua e aria pulita e un futuro per i nostri figli". "Siamo la prima generazione a sentire gli effetti del cambiamento climatico e l'ultima a potere fare qualcosa a riguardo". "Se non agiamo - sentenzia - potremmo non essere in grado di invertire la rotta".
Ecco quindi che, con due pezzi da novanta planetari come Barak e Francesco, qualcosa si potrebbe muovere sulla strada del difficile recupero di un diverso rapporto fra uomo e ambiente naturale.
Nel perseguire speditamente questo ambizioso obiettivo, a mio modestissimo parere, si dovrebbe prima di tutto recuperare culturalmente quell'idea di natura che ha guidato le nostre comunità negli ultimi millenni. Sempre in bilico fra buona e malvagia.
Interessanti, al proposito, i contenuti di un recente dialogo fra Umberto Galimberti, uno dei nostri più lucidi pensatori, e un lettore di un magazine ("R. Donna"), a proposito della non ancora acquisita etica che si faccia carico della salvezza della natura. Conseguente all'allarme salvifico lanciato dal Papa, ma anche all'impegno di Obama.
In questa ricerca, quel lettore mette subito in evidenza che aldilà delle belle parole di cui ci siamo riempiti la bocca in quest'ultimo mezzo secolo e più, il fine ultimo è... puramente egoistico. Dopo aver bellamente contrapposto la natura madre ("suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio") alla natura matrigna (catastrofi, malattie, sofferenze che portano alla perdita della dignità umana), noi salviamo la terra - dichiara - "per salvare noi stessi".
Al che, Galimberti, da par suo, ne conferma il semplice ma terribile assunto ("La natura non è né buona né cattiva. Semplicemente è"). Richiamandosi prima di tutto alla nostra matrice culturale greca. Secondo Eraclito, ci spiega, "questo cosmo che è davanti a noi e che è lo stesso per tutti non lo fece nessuno degli dei, né degli uomini, ma fu sempre, ed è, e sarà fuoco sempre vivente, che divampa secondo misure e si spegne secondo misure". Questi "spazi cosmici" che ignorano la vicenda umana (Pascal: "Non mi conoscono"). In altre parole: alla natura, che noi ci siamo, si viva o si muoia, poco importa. Terribile anche la citazione di Goethe: "Natura. Da essa siamo circondati e avvinti, né ci è dato uscirne e penetrarvi più a fondo. Senza farsi pregare e senza avvertire, ci rapisce nel vortice della sua danza e si lascia andare con noi, finché siamo stanchi e le cadiamo dalle braccia. La vita è la sua invenzione più bella e la morte è il suo artificio per avere molta vita. Non conosce né passato né futuro. Il presente è la sua eternità".
Ma, avverte anche Galimberti, secondo la cultura giudaico-cristiana, la natura è una creatura di Dio e perciò stesso è "buona". Oggi però, conclude il nostro filosofo, in sintonia con Francesco, i disastri più grandi sono prodotti dalla tecnica e dagli interessi economici per perseguire i quali non ci si cura delle sorti della terra.
E a questo, sempre secondo il modestissimo parere del sottoscritto, dovrebbero porre attenzione tutte quelle sedicenti associazioni ambientaliste che nell'immagine di cieli azzurri, acque limpide, terre selvagge, prestano sempre più spesso il loro simbolo - (immacolato?), a pagamento (la chiamano "sponsorizzazione") - a campagne che di naturale, di ecologico, hanno ben poco. Su questa contraddizione, inviterei anche tutti i cacciatori di buona volontà e i loro autorevoli dirigenti, a riflettere. E' poca cosa, lo so, ma da qualche punto si dovrà pure cominciare, se vogliamo smascherare le mistificazioni di questi ecologisti/animalisti, a mio parere veri e propri nemici della natura. E, quindi, nemici della nostra stessa specie.
Vito Rubini
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