Ormai manca poco all'inaugurazione di Expo Milano 2015 (primo maggio), l’Esposizione Universale che si propone come “il più grande evento mai realizzato sull'alimentazione e la nutrizione”. Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita è il Tema al centro della manifestazione, un filo logico - viene spiegato sul sito dell'imponente manifestazione - che attraversa tutti gli eventi organizzati sia all’interno sia all’esterno dello sito espositivo.
Il tema, sulla carta, vuole essere “l'occasione per riflettere e confrontarsi sui diversi tentativi di trovare soluzioni alle contraddizioni del nostro mondo”. Ovvero “se da una parte c’è ancora chi soffre la fame (circa 870 milioni di persone denutrite nel biennio 2010-2012) – spiega il sito di Expo 2015 -, dall’altra c’è chi muore per disturbi di salute legati a un’alimentazione scorretta e troppo cibo (circa 2,8 milioni di decessi per malattie legate a obesità o sovrappeso). Inoltre ogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate. Per questo motivo servono scelte politiche consapevoli, stili di vita sostenibili e, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, sarà possibile trovare un equilibrio tra disponibilità e consumo delle risorse”.
Belle parole, ma di certo svuotate di significato da ciò che è stata nei fatti Expo, almeno fino alla sua inaugurazione. A cominciare dall'ennesima vergogna degli appalti truccati e delle tangenti che hanno portato a decine di arresti tra imprenditori e politici lo scorso anno, per non parlare degli enormi costi pubblici: 1,25 miliardi di euro stima Repubblica, con un extra non preventivato di 180 milioni.
L'insostenibilità, oltre che economica, è anche ambientale. Abbiamo assistito alla cementificazione di un'enorme area agricola milanese (in gran parte in fretta e furia a ridosso dell'allestimento dei padiglioni) e abbiamo appreso che, dopo un'accurata selezione, sono stati scelti come sponsor ufficiali dell'evento niente meno che Coca Cola e Mc Donald's. Anche un bambino (forse ad eccezione di quello apparso nella nuova pubblicità Mc Donald's, che rifiuta la pizza per un più invitante Happy Meal, che comprende un giocattolo) si accorgerebbe che le multinazionali cozzano con il tema di Expo.
Se continuiamo a citare l'idilliaca presentazione di Expo, leggiamo che l'esposizione vuole “dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri”. Cosa c'è di più sano di un menù completo di patatine fritte e coca cola al fast food? Sono proprio questi i cibi più comunemente associati ai disturbi di una scorretta alimentazione e all'obesità, ovvero quelli che Expo vorrebbe contrastare... Quanto allo spreco e al rispetto del pianeta, siamo al paradosso. Dicono per esempio che in ognuna delle migliaia di cucine di Mc Donald's, ogni 10-15 minuti, i panini invenduti vengono gettati nell'immondizia, per un rigido protocollo di igiene - e di standard - imposto dall'azienda (non basterebbe produrli al momento dell'ordinazione?).
Per non parlare delle tonnellate di plastica che cocacola&mcdonalds hanno contribuito a disperdere nell'ambiente in tutti i paesi del globo. Evidentemente la miopia utilitaristica del miglior offerente fa dimenticare questi dettagli. In compenso il tradizionale porceddu della Sardegna, per quanto controllato e sano doveva essere tenuto lontano per il veto imposto a tutta la carne suina sarda, a causa dei rigidi protocolli sanitari cui la filiera è sottoposta. Fortunatamente le proteste hanno scongiurato questo rischio e permesso alla Regione di ottenere all'ultimo momento i permessi dovuti.
Delle contraddizioni di Expo si è lamentato anche Carlo Petrini, padre del concetto di alimentazione sostenibile, che ha fatto dell'anti Mcdonald's il suo marchio: Slow food legato ai territori contrapposto al cibo globale e industriale dei fast food. “Vorrei chiedere agli organizzatori di Expo dove sono i pescatori, i contadini, gli allevatori, i formaggiai... Tutti insieme – ha detto Petrini - fanno la più grande macroeconomia del mondo giacchè non è data ad alcuna industria del mondo essere artefice del cibo. I veri artefici sono quelli che lavorano la terra, quelli che vanno per i mari, quelli che trasformano ciò che ci dà terra madre da prodotto non edibile a prodotto edibile”. “Non mi interessa se a Expo arrivano milioni di turisti – ha detto ancora Petrini -. Se l’Italia diventa brutta a causa del cemento questi non torneranno più. Dobbiamo ripartire dalla manutenzione e dal sostegno all’economia primaria. La Terra non perdona la cementificazione e la capacità che abbiamo di avvelenarla con prodotti chimici. Vale per tutta l’Italia. L’ultima scoperta nel bresciano, dove hanno trovato veleni sotto terra. Lo stesso vale per i mari. Il modello attuale è schizofrenico: puntiamo sul turismo e sul cibo ma distruggiamo l’ambiente che è la risorsa primaria”. Come non essere d'accordo?
Resta il fatto, comunque, lo dobbiamo dire, che questa è una grande occasione per l'Italia e per chi vuole davvero bene al Belpaese così come lo conosciamo da secoli. Il nostro "ambiente selvaggio", così bello, non è per niente selvaggio! E' solo...paesaggio. Uno straordinario paesaggio, frutto della fatica dell'uomo e del talento degli ingegni che nei secoli l'hanno modellato. Natura e cultura, armoniosamente "impastati". Se gli "occhi del mondo" si soffermranno quest'anno un po' più del solito su queste nostre bellezze, ancora vive malgrado il disinteresse anche dei tanti "ambientalisti" nostrani che da decenni non si sono accorti dello stress a cui la nostra classe dirigente li ha sottoposti - e non è solo cemento, Petrini lo sa bene, il danno frose più grave viene dallo stravolgilmento dele pratiche agricole e dallo smaltimento di prodotti tossici che ha impestato terre e acque - se questi occhi del mondo si accorgeranno del pericolo che queste bellezze stanno correndo, potrebbe anche succedere che quello che non sono riusciti a conservare coloro - italianissimi - che a parole si dicono amanti della natura, potrebbe essere salvato da uno sconcerto di dimensioni planetarie.
Cinzia Funcis