Calendari venatori: si riparte lunedì 30 marzo 2015 | | Sui calendari venatori è già battaglia. Tanto è vero che le associazioni ambientaliste, ormai sempre più animaliste, da settimane hanno iniziato la loro martellante opera di logoramento. Ringalluzzite da ciò che è successo alla fine della scorsa stagione venatoria, ovvero il Ministro dell'Ambiente che si comporta come fosse un militante della Lac e approfitta di una richiesta di informazioni dall'Ue per anticipare la fine della stagione di caccia in sei regioni dissidenti, quest'anno non si sono date freni, chiedendo la chiusura anticipata a tutto ciò che vola, se proprio non è possibile evitarne l'apertura.
Se pensate che sia un'esagerazione, avrete di che ricredervi. Tanto per essere chiari, si chiede l'esclusione dalla lista dalle specie cacciabili delle 5 classificate da Birdlife come SPEC 2 (pernice rossa, coturnice, pavoncella, combattente, moriglione) e delle 14 specie come SPEC 3 (fagiano di monte, pernice sarda, starna, canapiglia, moretta, codone, mestolone, marzaiola, beccaccino, frullino, quaglia, beccaccia, tortora e allodola), argomentando il fatto che sono necessari piani di gestione e che in assenza di questi, la caccia debba di fatto essere vietata. Falso. E smentito ripetutamente dai Tar. Le altre richieste: chiusura al 31 dicembre per beccaccia, al 10 gennaio per tordo bottaccio, sassello, cesena; al 20 gennaio per folaga, combattente, germano reale, alzavola, codone, canapiglia, marzaiola, mestolone, moriglione, moretta, beccaccino, pavoncella, porciglione, gallinella d’acqua, frullino. E già che c'erano, apertura generale della stagione venatoria al 1° ottobre, per evitare ogni forma di preapertura. Il plotone anticaccia vede schierate questa volta Lipu, Wwf, Lav, Lac ed Enpa, assente quindi Legambiente (forse il primo [benefico?] effetto dell'accordo con il mondo venatorio?).
A scrivere la letterina di desideri impossibili non è la Lega per l'abolizione della caccia ma la Lipu a nome di tutte le altre, che, vale la pena ribadirlo, in Italia è rappresentante di Birdlife International, niente meno che l'organizzazione ambientalista che, sulla base delle tante evidenze scientifiche disponibili, fa accordi a livello europeo con la FACE, concedendo periodi di caccia lunghi anche quattro mesi alle specie che qui si vorrebbero off limits. Quella Lipu, che riferisce in questi giorni di almeno 200 milioni di uccelli migratori in arrivo sul nostro paese e del calo numerico di tutti gli uccelli tipici delle aree rurali (su 28 specie tipiche dell’ambiente, 14 sono in sofferenza, tra cui i passeri, l’allodola e la calandrella, queste ultime due negli ambienti pseudo steppici), spiegandone anche i motivi: perdita degli habitat, agricoltura intensiva e cambiamenti climatici. Caccia, come al solito non pervenuta, dato che tutte le specie sottoposte a pressione venatoria sono anche in buono stato, o comunque non stanno male come decine di specie che nessuno tocca da decenni. C'è poi Wwf, guidata dall'incoerenza sfacciata di Donatella Bianchi, passata d'amblée dai banchi di pesce che boccheggia di Linea Blu ai comunicati animalisti.
Perchè hanno alzato il tiro? E' presto detto. Se fino ad ora a giudicare il buon operato delle Regioni nel discostarsi dalla Guida Ispra c'è stata la giurisprudenza amministrativa (Tar), che ha dato quasi sempre ragione a quest'ultime, ora, grazie alla denuncia italiana fatta all'UE, sfociata in un caso Eu Pilot, e in un perentorio atto del Governo, pensano di aver vinto la partita. Ma non hanno fatto i conti con la determinazione delle Regioni (Liguria e Umbria hanno già deliberato disconoscendo il potere sostitutivo del Governo), e con tutti i nodi che stanno venendo al pettine, portati a galla dalle cause che il mondo venatorio ha attivato per ristabilire la verità.
Per esempio la chiara omissione di Governo e Ispra circa la possibilità, difesa dalle Regioni, di discostarsi dai Key Concepts nazionali (mai aggiornati dal 2001), grazie all'uso del paragrafo 2.7.10 della Guida alla disciplina della caccia della Direttiva Uccelli, oggetto anche della causa dell'Atc Gr8 e dello studio Bruni di Firenze. Quella causa tira in ballo direttamente la Francia per evidenziare la violazione del Diritto dell'UE, non da parte dell'Italia, ma dei cugini d'Oltralpe, che hanno utilizzato lo stesso parametro concesso anche dai Tar italiani (e dai Consigli di Stato). E cerca quindi implicitamente, ma neanche troppo, di smascherare i responsabili di questa ingiustizia subita dall'Italia, visto che verosimilmente la Francia non subirà alcuna infrazione per colpa dell'Atc grossetano e che allora il confronto tra i due paesi, dal momento che la Francia non viola la Direttiva, sarà inevitabile.
Sin dall'inizio la direzione fauna selvatica di Ispra è stata responsabile di uno squilibrio di fondo tra la caccia italiana e quella europea, avendo utilizzato metodi vetusti (per non dire falsati) per il calcolo dei Key Concepts nazionali, ed è per questo motivo, e appellandosi proprio a queste determinazioni, che il mondo venatorio italiano subisce dal 92 una situazione eccessivamente restrittiva per tempi e specie. Occorre ricordare che Ispra, per dovere istituzionale (lo dice la 157/92) dovrebbe fornire pareri sulla base di dati aggiornati di anno in anno e non redarre una guida ogni tanto, come è stato fatto nel 2009 e mai più. Eppure (fino a ufficiale smentita, che non arriva) risulta addirittura che il Ministero avrebbe preferito inviare alla Commissione UE proprio la guida del 2009, che non ha alcun valore, piuttosto che le motivazioni scientifiche delle Regioni, basate sui più recenti dati disponibili. Dati provenienti da Università e centri accreditati, e di recente pubblicati su riviste scientifiche (vedi tordi Lazio di Avifauna Migratoria Fidc). Ad Ispra basterebbe un uso coerente dei propri studi, visto che arriva ad ignorare i propri aggiornamenti sulle ricatture, che dimostrano per esempio l'inizio della migrazione primaverile a febbraio per le cesene.
Ispra e Ministero dell'Ambiente, dai tempi dell'Infs, emettono pareri politici sulla caccia. Lo dimostra il fatto che fino al 2010 Ispra considerava corrette le date di chiusura della caccia a turdidi e acquatici al 31 gennaio. Come ha fatto a cambiare idea se da allora non ci sono stati aggiornamenti sui dati relativi alle migrazioni e non c'è stato alcun cambiamento della Direttiva Uccelli sui Key Concepts? Perchè Ispra continua ad omettere la possibilità, contemplata dalla direttiva di utilizzare dati regionali a supporto di scelte difformi dagli stessi Key Concepts? E perché il Ministero dell'Ambiente non ha mai menzionato le tante sentenze che hanno confermato la corretta applicazione della Direttiva Uccelli (e della legge 157) da parte delle Regioni? Probabilmente perché allora si sarebbe resa chiara l'illegittimità dell'utilizzo del potere sostitutivo per chiudere in anticipo la caccia, anziché portare semplici informazioni su come e perché è stata applicata la legge da parte dell'Italia.
E' su questi argomenti che si basa il ricorso presentato al Tar del Lazio da Fidc, Anuu Migratoristi Arcicaccia, Enalcaccia contro l'uso del potere sostitutivo da parte del Governo (mentre la Libera Caccia ne ha presentato un altro relativo alla Regione Toscana). A presentarlo, anche qui, è lo studio Bruni Morbidelli di Firenze, che, in un lavoro coerente con la denuncia all'Ue, cerca il riconoscimento della validità dei calendari venatori della scorsa stagione, e di ristabilire l’autonomia costituzionale delle Regioni. Di fronte a queste evidenze d'ora in poi c'è da augurarsi che sia sempre più duro per l'istituto nazionale di ricerca ambientale nascondere la propria schizofrenica condotta nei confronti di tutto ciò che riguarda la caccia.
E alla Lipu, rappresentante in Italia di Birdlife International, raccomandiamo di rapportarsi un po' più organicamente ai documenti ufficiali che qui, gratuitamente, rammentiamo.
Cinzia Funcis
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