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Notizie Funghi e Tartufi

Regolamentazione tartufo. Le proposte dell'Associazione Tartufai Italiani


venerdì 22 gennaio 2016
    

Anche l'Associazione Tartufai Italiani è stata convocata lo scorso 12 gennaio presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali all'incontro sulla discussione di nuove soluzioni operative in merito alle questioni legali, economiche e della valorizzazione della produzione tartuficola nazionale. Nell'occasione il presidente dell’associazione, Riccardo Germani, ha consegnato al Viceministro, Andrea Olivero, il documento contenente le loro proposizioni.

Gabriella Di Massimo, in qualità di direttore scientifico dell’Associazione Tartufai Italiani ha approfondito su saperefood.it gli aspetti principali.
In merito alla tracciabilit�la proposta parte dalla semplice constatazione che i tartufi sono funghi e che la legislazione italiana sui funghi epigei è aggiornata e coerente con le normative CE. Pertanto bisognerebbe inquadrare la parte della legislazione riguardante la commercializzazione e la raccolta dei tartufi, in conformità a quella prevista per i funghi epigei, L. Q. 352/93 e D.P.R. 14 Luglio 1995 n° 376, in particolare:

–  i tartufi spontanei o dei boschi, provenienti dall’attività dei liberi cercatori così come previsto dall’art.3 della L.Q. 752/85, sono equiparati ai funghi epigei spontanei (es. Boletus.)
– i tartufi coltivati, provenienti dagli impianti tartufigeni impiantati con piante micorrizate e sottoposti a pratiche agronomiche, sono equiparati ai funghi epigei coltivati (es. Agaricus.)
– i tartufi provenienti dalle tartufaie naturali controllate sono da equiparare a quelli spontanei, in quanto provengono da boschi naturali e il titolo di coltivata può essere revocato se non sono eseguite le attività previste dalla legge.

In quest’ottica – continua la Di Massimo – l’art. 2 della L.Q. 752/85 andrebbe modificato affinché l'esame per l'accertamento delle specie dei tartufi spontanei e coltivati destinati al consumo da freschi o conservati, sia fatto dagli Ispettorati micologici presso i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL o dai professionisti che hanno conseguito regolare attestato di “Esperto micologo”. Nel certificato deve essere specificata la specie, la data, il luogo di raccolta e la quantità.

Poichè per quanto concerne le tartufaie coltivate (impiantate ex novo) le singole Regioni hanno legiferato in modo diverso, sarebbe opportuno, sottolinea ancora la Di Massimo, che tutte recepissero la L.Q., munendosi della Carta delle aree vocate, che fosse stabilita una percentuale di territorio vocato da destinare alla raccolta riservata, escludendo le proprietà demaniali e pubbliche, e che fosse posto un limite di superficie riservata per ciascuna azienda agricola. In questo modo sarebbe difeso il diritto alla libera raccolta garantendo una percentuale di territorio accessibile ai possessori del tesserino, e il diritto dei proprietari di aree tartufigene naturali che vogliono riservarsi la raccolta.

Le tartufaie coltivate in alcune regioni sono assimilate a rimboschimenti produttivi, ma la proposta dei Tartufai Italiani è quella secondo cui la tartufaia coltivata sia assimilata ai frutteti specializzati. Il controllo e la certificazione delle piante micorrizate fatto da laboratori accreditati garantisce il coltivatore da frodi e impedisce, ad esempio, l’immissione sul territorio di piante non o poco micorrizate.

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