A partire dal prossimo anno scolastico, dalla materna alla secondaria superiore, l’educazione ambientale diventerà una materia obbligatoria. Le linee guida di questo importante progetto sono pronte: si studierà il riciclo dei rifiuti, la tutela del mare e del territorio, la biodiversità, l’alimentazione sostenibile, argomento, quest’ultimo, pienamente in linea con il programma per una concezione della natura che protenda ad un interesse più profondo e legato al territorio.
L’idea è del Ministero dell’Ambiente che ha lavorato in sinergia con quello dell’Istruzione per delinearne l’applicazione ai diversi gradi scolastici.
L’appuntamento è importante, direi fondamentale per un approccio alla natura ed alla sua salvaguardia che non dipenda più, come succede adesso, dagli stati emozionali del singolo volontario militante in qualche associazione protezionistica che, tra un album di figurine degli animali della Walt Disney ed un orsacchiotto di peluche che finanzia i già corposi bilanci milionari di certe holding ambientaliste, spiega una realtà non realtà, una natura non natura, una salvaguardia ambientale che non è affatto salvaguardia ma, spesse volte, annientamento della stessa.
L’approccio a questa materia di studio, nel rispetto dei vari gradi scolastici, non può che essere scientifico e quest’ora settimanale di istruzione può veramente cambiare le sorti di un paese che da un punto di vista ambientalistico, si affida ora alle voci dei media, a quelle dei venditori di fumo, dei giornalisti sensazionalistici, di alcuni programmi TV che proiettano documenti che con un minimo di preparazione ambientale, si scoprono palesemente falsi. Studiando la fisica abbiamo imparato che il mondo è governato da leggi dimostrabili scientificamente e, come diceva Popper, una legge vale se resiste agli attacchi di chi, altrettanto scientificamente, ne dimostra il contrario; a differenza del dogma (quel che succede ora con le notizie animaliste buttate in pasto all’opinione pubblica) che viene assunto quale verità assoluta, senza prove e senza possibilità di replica. Insegnando la “scienza della natura” ai nostri figli, essi impareranno ben presto a distinguere il falso dal vero; non saranno più preda di chi ora con aria serafica può permettersi di raccontare quel che vuole, instillando nelle menti una concezione della natura che non trova minima corrispondenza nella realtà.
Sono ottimista e felice di questa svolta educativa, era ora! La mia fiducia deriva dal fatto che è il Ministero dell’Ambiente che ha voluto questa cosa. Lo stesso Ministero che ha emanato ad esempio delle linee guida, approvate scientificamente, per l’eradicazione della nutria, tra le prime specie al mondo a causare perdita di biodiversità; lo stesso Ministero che approva, sempre scientificamente, i piani di controllo degli ungulati, finora chiamati bambi. E’ necessario che a scuola si spieghi perché sono importanti quelle linee guida, perché la nutria va eradicata, cosa causa un sovrannumero di cervi o caprioli in una foresta, perché alcune specie sono cacciabili ed altre no, perché i metodi fantasiosi di cattura non cruenta tanto paventati dagli animalisti non possono essere applicati ed a volte proprio non esistono. Lo dovrà fare, appunto, scientificamente, con personale preparato e libri atti a questo scopo che non smentiscano le linee guida dettate dal Ministero stesso. A queste condizioni non c’è più spazio per i bugiardi perché verranno smentiti dalla “matematica”.
Le nostre associazioni a difesa della Cultura Rurale avranno l’importante compito di vigilare sui testi scolastici e sugli insegnanti affinché venga sempre garantita una preparazione ambientale strettamente legata ai passi che compie la scienza.
In questi termini, la novità potrebbe rappresentare per l’Italia la svolta ambientalista che l’avvicina finalmente agli altri paesi europei e la fa uscire da questa sorta di medioevo ecologico cui era piombata con l’avvento dell’ideologia animalista.
Massimo Zaratin