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05/09/2014 8.44 

La curiosità è femmina, così mi sono messa alla ricerca di qualche cosa di  particolare, qualcosa che possa sorprendere e incuriosire e ho trovato lei: “la tomba della caccia e della pesca”. La necropoli di Monterozzi, collocata su una collina ad est di Tarquinia, comprende circa 6000 sepolture databili fin dal VII secolo a.C. Del vasto complesso, dal quale proviene la più cospicua testimonianza di nuclei pittorici di arte etrusca, fa parte la Tomba della Caccia e della Pesca.

La Tomba, databile al 530 a.C viene rinvenuta nel 1873. E' stata scavata a 10m di profondità ed è accessibile ancora oggi tramite la gradinata originale composta da sei scalini, irregolari e ‘lunghi’ con pendenze differenti, scavati nel tufo (nenfro o macco, pietra locale).

La grande importanza riconosciuta alla Tomba della Caccia e della Pesca si deve in particolare al ricco nucleo pittorico che decora le sue pareti, nelle quali viene dato ampio spazio al tema marino quale luogo di espiazione e interprete del passaggio.

Su una barca a bassa chiglia trovano posto quattro personaggi: un timoniere rematore seduto a poppa laddove lo scafo è colorato in ocra; tre marinai d’appoggio posti nella parte centrale dell’imbarcazione di colore chiaro e un pescatore che sulla prua azzurra tiene tesa la sua lenza. Un occhio, la cui funzione apotropaica (contro gli spiriti maligni) era quella di “sorvegliare” la direzione, è realizzato nel campo azzurro della prua.

Tutt’intorno guizzano i delfini e gli uccelli dispiegano il loro volo. Un uomo rappresentato in primo piano e le cui dimensioni sono maggiori rispetto ai marinai, compare sulla riva alle spalle della barca intento a colpire i volatili con una fionda da sopra una rupe. Sembra alquanto importante la posizione che egli assume, come se fosse una posa plastica appropriata per il lancio con la fionda. Si tratta di una postura assai impostata dovuta all’apparente irrigidimento del corpo, poiché essa rappresenta nel modo migliore l’attimo prima in cui il proietto venga  lanciato.

La scena, semplice e complessa allo stesso tempo, si presenta partendo dall'angolo sinistro, verso destra, che poi è anche il senso della teoria di caccia. Un altro cacciatore, anch’esso armato di fionda, è raffigurato sulla parete di destra mentre da sopra una roccia è impegnato nella caccia; un altro pescatore attenta invece col suo arpione ai pesci che transiteranno al di sotto delle rocce.

Per la prima volta nella storia dell’arte un’intera camera è dedicata alla ricerca, riuscita, di un ambiente che coinvolga i personaggi e li relazioni all’ambiente naturale stesso. Quello che il pittore ha voluto tentare è il coinvolgimento totale della figura umana all’interno di un unico ecosistema. Il dado è trasformato in un ecosistema marino-costiero, come se si trattasse di una ricostruzione virtuale della realtà a cui lo stesso defunto avrebbe partecipato dopo la sua morte.

Godetevi la scena, e da buoni cacciatori, immaginatevi protagonisti dell'azione.
 
 
 

Leggi anche:

Mihaela Cretu: "arte e caccia nella storia"

 

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8 commenti finora...

Re:TARQUINIA: LA TOMBA DELLA CACCIA E DELLA PESCA

Il fatto che venissero affrescate le pareti delle tombe con scene venatorie ci deve fare riflettere circa la grande importanza del ruolo della caccia nella civiltà etrusca. Questi dipinti, destinati a rimanere per sempre chiusi nelle tombe e sepolti con i morti, avevano lo scopo di conservare i bei ricordi terreni ed allietare la vita dell'aldilà dei defunti!! Nessuna divinità, ma scene di caccia e pesca! Quale migliore compagnia per l'eternità? Erano veramente avanti. Non a caso nelle tombe affrescavano anche scene di sesso.

da walker  06/10/2014 17.09

Re:TARQUINIA: LA TOMBA DELLA CACCIA E DELLA PESCA

Solo ad immaginare cosa sarebbe stato andare a caccia in quel paradiso naturale al tempo della civilta' etrusca mi viene la pelle d'oca

da walker  06/10/2014 12.20

Re:TARQUINIA: LA TOMBA DELLA CACCIA E DELLA PESCA

Complimenti, davvero un bell'articolo. Grazie

da Simone  06/10/2014 11.05

Re:TARQUINIA: LA TOMBA DELLA CACCIA E DELLA PESCA

io l'ho vista. grande popolo gli etruschi. erano più europei di noi. giravano e commerciavano con tutto il mondo conosciuto. avevano caposaldi in tutti i porti del mediterraneo, e prima dei romani fondarono città. io credo che il buon vivere toscano, così come si definisce oggi, abbia radici profonde in questo popolo. che ancora vive. cavalli sforza, tempo fa, trovò ceppi etruschi puri nel sangue degli abitanti di un piccolo paese della campagna senese. Murlo. Se ci andate, vi troverete pace e serenità e gente civile, come quella di duemilacinquecento anni fa. che meraviglia.

da Porsenna  06/10/2014 10.12

Re:TARQUINIA: LA TOMBA DELLA CACCIA E DELLA PESCA

Grazie, appena ne avrò occasione, andrò a vederla

da Sergio Ventura  04/10/2014 12.19

Re:TARQUINIA: LA TOMBA DELLA CACCIA E DELLA PESCA

non c'è dubbio che se proviamo a insistere sulla cultura sulla storia e sull'arte, e confrontiamo le nostre credenziali con quella di certi neandertaliani erbivori, come dice reni, li asfaltiamo alla grande. va bene parlare di calendari e di specie cacciabili, ma se vogliamo recuperare il tempo perduto, ci dovremo dedicare un po' di più a queste cose. anche per farlo sapere in giro, a questa massa indistinta di buzzurri, ormai starcotta dalle balle della televisione. poi dicono che se piove è colpa dei cicli biologici. no, è colpa di chi ci vorrebbe scemi.

da m. aniello  03/10/2014 17.37

Re:TARQUINIA: LA TOMBA DELLA CACCIA E DELLA PESCA

gli animalari cercano di nascondere la caccia all'opinione pubblica come i nazzisti bruciavano le bibbie perchè non venissero lette, alla fin fine il premio hadol hitler è dato proprio a chi si distingue nella difesa degli animali........

da dardo  03/10/2014 17.18

Re:TARQUINIA: LA TOMBA DELLA CACCIA E DELLA PESCA

Grazie, tutto questo a quelli come noi apre l'anima,agli altri dovrebbe far imparare a stare zitti.

da Renzo Benzi  03/10/2014 17.03
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