Lo sapevate che il primo calibro ideato dal grande Roy Weatherby nel lontano 1943 è stato il 270 Magnum? Nel Mondo intero il nome Weatherby è stato reso famoso dalle sue bellissime carabine camerate in calibri come il 300, il 378 e da quel mostro di potenza che è il calibro 460, ma il diametro di palla che affascinò e che diede la spinta creativa all’illustre progettista californiano fu proprio il .277 millesimi di pollice, lo stesso diametro di palla che montava già da circa un ventennio il suo eterno antagonista: il 270 Winchester. Il Signor Roy, come accadde anni prima anche a Herr Vohm Hofe in Germania, intuì che il futuro delle munizioni (sia sportive sia militari) era nell’elevatissima velocità dei proiettili. C‘erano voluti diversi conflitti e qualche milione di morti per confermare quell’intuizione, ma nel ben mezzo della seconda guerra mondiale, quando tre quarti della popolazione era intenta a darsi la caccia a vicenda, Weatherby decise che era ora di proporre agli appassionati cacciatori statunitensi la sua nuova munizione.
Lo fece camerandola in carabine artigianali di derivazione Mauser, finché non fu pronta e perfezionata la leggendaria azione Mark V con alette multiple di chiusura. Weatherby per creare la sua 270 partì da un bossolo che lo aveva molto impressionato, quello Belted, cinturato dell’anziana 300 Holland & Holland Magnum. Gli ridusse la lunghezza da 2,85” a 2,545” (pari a 64,6 millimetri), ne ristrinse il colletto da 308” a 277” e gli accentuò molto l’angolo di spalla. Con quelle semplicissime operazioni ottenne un bossolo che aveva una capacità maggiore di circa un quarto di quello della famosa 270 Winchester e che gli fece ottenere una munizione in grado di spingere una palla da 130 grani ed una da 150 grani alle rispettive velocità di 1030 e 990 metri al secondo, senza sviluppare pressioni eccessive. Weatherby, oltre ad essere un appassionato cacciatore, era anche un valido imprenditore e quindi come tale mirava al successo commerciale dei suoi prodotti. Per poter garantire una fornitura costante e di qualità delle sue munizioni, nell’immediato dopoguerra stipulò un contratto con la Svedese Norma, incaricandola di produrre e di distribuire le cartucce finite ma con il marchio Weatherby. I primi lotti a lasciare gli stabilimenti Scandinavi guarda caso furono proprio quelli in calibro 270 Wby M. A quei tempi le carabine Weatherby erano destinate ad una clientela elitaria dato il loro costo doppio, se non addirittura triplo, di quello delle normali concorrenti.
La massiccia campagna pubblicitaria incaricata del loro lancio sul mercato mondiale era imperniata principalmente nell’esaltare le eccezionali caratteristiche di potenza, radenza e velocità delle munizioni e la precisione e la robustezza delle armi, ma i selvatici cacciabili (nelle tre canoniche fasce: small, medium & big game) erano pur sempre gli stessi. E’ indiscutibile che dal piccolo .224 all’energico .460 tutti i tredici calibri Weatherby sono sempre stati ai vertici delle loro categorie, ma sono convinto che hanno trovato più estimatori tra gli appassionati delle alte prestazioni che tra i cacciatori particolarmente esigenti. Per le cacce che di solito si praticano in Europa e nel Nordamerica, dove non è necessario tirare spesso oltre i trecento metri e dove non occorre una potenza esagerata (come per la caccia ai pachidermi e agli animali pericolosi), altri calibri e carabine meno esasperati o costosi vanno comunque più che bene. Ritornando al 270 Weatherby chi lo acquista e perché? Senz’altro perché è una delle migliori cartucce esistenti per la caccia a lunghissima distanza in spazi aperti, perché possiede l’energia sufficiente ad abbattere un grosso cervo anche a quattrocento metri, perché una palla da 130 grani tarata a duecentocinquanta metri cala di pochissimi centimetri a trecentocinquanta e così via. Purtroppo non è assolutamente consigliabile usarla per la caccia al capriolo ed anche al camoscio a distanze medio – brevi; ne ho visto uno abbattuto da un caro amico sui monti di Rumo (TN) e posso dirvi che non è stato uno spettacolo edificante. Personalmente non ho mai cacciato con una carabina calibro 270 Wby M, ma in compenso ne posseggo due e ne ho provate un’infinità in calibro 270 Winchester sempre con ottimi risultati. La 270 Wby M è più potente e più radente, e su questo non si discute, ma il campo d’utilizzo rimane pur sempre lo stesso di quello della beniamina di Jack O’Connor.
Se con una carabina in calibro 270 Winchester si può cacciare tutta la media selvaggina fino al cervo (ed in buone mani anche l’orso e l’alce), con un’arma in 270 Wby M (e che sia tassativamente Weatherby visto che esistono persino dei Kipplauf in questo calibro!!) non credo che ci si possano cacciare anche i grossi selvatici a pelle spessa e/o pericolosi. E’ doveroso riconoscere che quest’ultima ha una traiettoria talmente tesa da sembrare lineare, che fulmina i selvatici con degli effetti spettacolari e che è difficilissimo perdere un capo colpito dalle sue micidiali palle. Purtroppo anche lei ha i suoi piccoli e non certo trascurabili difetti, come ad esempio il costo, la scarsa scelta di caricamenti, il difficile reperimento delle munizioni, il rinculo non certo mite, la vistosa vampa di bocca, la scarsa costanza, il peso e l’ingombro delle armi che la camerano. Una volta anche il prezzo elevato limitava la diffusione delle carabine Weatherby, oggi invece ce ne sono sul mercato con finiture leggermente meno accurate delle bellissime Mark V De Lux ma almeno alla portata di tutti. E’ risaputo che i migliori calibri da caccia sono quelli compresi tra i 6,5 e i 7 millimetri; il calibro .270 W rientra in pratica proprio nel mezzo, riscuotendo sempre grandi consensi tra i cacciatori di montagna, chissà, forse per la sua precisione, per la sua costanza o forse per la bontà dei suoi proiettili e del loro ottimo coefficiente balistico. Ad oggi si contano soltanto tre munizioni commerciali che adottano palle da .277” (7,03 millimetri): la 270 Winchester, la 270 Wby M e la 270 W Short Magnum, più una Wildcat creata dal famoso Gun Maker italiano Vittorio Giani: la .277 GS (da Giani e Sabatti). Tra tutte queste interessantissime munizioni il ruolo di Regina spetta alla 270 Winchester che, guarda caso, è quella che possiede le caratteristiche balistiche più tranquille, visto che la sua palla da 130 grani raggiunge “appena” i 929 m/s, mentre la 270 Wby M sfiora i 975 m/s e la 270 WSM arriva ai 998 m/s. La 270 W ha servito egregiamente quasi due generazioni di cacciatori e sono convinto che ancora per molti anni sarà difficilissimo spodestarla dal trono. Come già accennato, di munizioni commerciali in 270 Weatherby Magnum non ce ne sono tantissime e quelle che si trovano non sono certo a buon mercato, in compenso il calibro è facilissimo da ricaricare e tutti i componenti necessari sono abbastanza comuni.
I bossoli sono esclusivamente di produzione Norma e Remington mentre per gli inneschi non dobbiamo muoverci dai magnum, con una netta predilezione per i Federal 215. Nei migliori manuali si trovano abbastanza dati sulla ricarica del 270 Wby M; io ne ho scelti alcuni relativi all’impiego di palle da 130, 140 e 150 grani; nella ricarica potrebbero essere utilizzate anche le palle da 100, 110, 120, 160 e addirittura da 180 grani (Barnes Original), ma non ne vedo una reale utilità pratica. Le dosi che elencherò sono da considerarsi come MASSIME e quindi devono essere raggiunte per gradi partendo da pesi inferiori di circa il 5%.
Per me tutte le armi sono ugualmente belle, quelle rigate addirittura bellissime, così pure tutti i calibri. Ne prediligo alcuni come non me ne sono molto simpatici altri, così è la vita. Ormai, da qualche anno a questa parte, quando acquisto un’arma lo faccio più per passione che per un reale bisogno, ma ogni tanto mi piace anche portarla a caccia. A caccia ORA prediligo armi leggere, maneggevoli, compatte e che non mi stressino troppo con il loro rinculo, ma quando il gioco si fa veramente duro allora devo ricredermi perché sono soltanto le carabine e i calibri Weatherby quelli che possono davvero giocare!
Marco Benecchi