Chissà se dipende dalla crisi economica o dal fatto che ci sono sempre meno appassionati di caccia e di armi, se l’attuale mercato è invaso di fucili e di carabine usati, offerti a prezzi molto vantaggiosi. Infatti, girovagando su internet si trova di tutto, dai veri e propri reperti bellici risalenti alle guerre d’indipendenza, a delle armi come nuove, bellissime ed efficienti , che in molti casi hanno fatto addirittura la storia della caccia grossa in Italia, se non del mondo intero. Ho scritto anche del mondo perché di recente mi è capitato di revisionare e di cercare di riportare agli antichi splendori una serie di vecchie carabine Weatherby MK V, camerate nei mitici calibri da safari. Se poi in passato i vecchi proprietari le hanno usate “anche” per cacciare leoni, bufali e elefanti, beh, quello è un altro discorso. Perchè, ammettiamolo, solo possedere una carabina Weatherby calibro 460 Magnum dà un’innegabile soddisfazione. Imbracciare un’arma che è capace di atterrare qualsiasi essere vivente sulla terra, accarezzarne i bei legni, ammirarne la solida meccanica e poi leggere sui libri cosa sono stati capaci di fare fortunati cacciatori africani con essa dà piacere.
Magari un po’ meno sparaci una decina di colpi al poligono senza il rischio di farsi demolire la spalla o svuotare il portafoglio, visto il rinculo generato da un simile mostro di potenza e il costo delle munizioni. Di belle carabine prodotte nel ventennio d’oro della caccia a palla in Europa, diciamo pressappoco dagli anni sessanta agli ottanta, se ne trovano molte e spesso dotate di cannocchiali da mira un pochino obsoleti se paragonabili alle mode di oggi. A quei tempi le ottiche maggiormente usate erano i 4 x per tutte le cacce con tiri fino a cento metri, mentre per la caccia a lunga distanza si usavano dei 6 max 8 ingrandimenti.
Era piuttosto raro, se non rarissimo, vedere dei variabili o dei cannocchiali con ingrandimenti superiori ai 10–12 x. Tutti però avevano una caratteristica, specialmente i modelli più belli e raffinati: erano montati sugli splendidi, ineguagliabili attacchi ad incastro a quattro agganci, i cosi detti ”A piede di porco”, per la somiglianza, specialmente degli incastri anteriori, ad una zampetta ungulata di un suino. Gli attacchi Shul, alla tedesca, che andavano saldati a stagno direttamente sul castello e sulla canna dell’arma rigata (oltre alle carabine gli attacchi ad incastro erano molto indicati per combinati, drilling ed express) da abilissimi armaioli che provvedevano ad eseguire anche gli aggiustaggi del caso.
Ogni attacco era un pezzo unico, dotato di un “maschio ed una femmina” perfettamente compatibili tra loro. Se per caso l’ottica si rompeva oppure si smarriva durante un viaggio o a caccia, occorreva riportare l’arma dall’armaiolo che, con maestria e pazienza, doveva ricostruire a mano gli attacchi maschi presenti sul cannocchiale, partendo da dei componenti predefiniti ancora in bianco da brunire. Lascio a voi immaginare i costi e i tempi che richiedevano simili operazioni. Questi erano i casi estremi ma poteva capitare anche che un cacciatore all’improvviso decidesse di cambiare marca o modello di cannocchiale e in quel caso occorreva sempre riportare il tutto da un abile professionista. Oggi sarebbe impensabile eseguire tali lavorazioni sopra ad una carabina, dove spesso il lavoro da fare e la relativa spesa supera il valore dell’arma stessa. Detto ciò, quando qualche amico mi chiede di “riportare su pista” una bellissima carabina datata, ma di ottima marca come una Sauer 80, una Mauser 66 Europa, una Krico 600, una Steyr Mannlicher o appunto una Weatherby MK V con sopra un vetusto e poco prestante 4 - 6 x, o, peggio ancora, senza nessun cannocchiale, gli consiglio di rimuovere tutto il vecchio impianto e di passare ad un attacco più pratico, più moderno, più versatile e soprattutto più economico.
Non spaventatevi subito, perché risolvere perbene un problema simile è molto più semplice di quel che sembra. Per prima cosa occorre smontare completamente l’arma (e per completamente intendo separare l’azione meccanica dalla calciatura, che sia in legno o in materiale composito è ininfluente ), rimuovere la scatolina serbatoio munizioni e togliere anche il gruppo scatto. Questo per due motivi: per revisionare tutti i componenti a dovere e per non danneggiarli durante le operazioni che seguiranno. Rimuovere due basette saldate a stagno non è facile ma neanche difficilissimo. Occorre scaldare con un cannellino ossiacetilenico oppure con una di quelle bombole che vendono oggi per preriscaldare i pezzi metallici e/o per eseguire piccole lavorazioni. Se non siete capaci di farlo da soli, vi consiglio di non rischiare ma di portare la canna dell’arma da un buon armaiolo professionista, non necessariamente specializzato in carabine o in armi a canna rigata, l’importante è che sappia rimuovere le due basi con la stessa facilità con cui saprebbe rimuovere o saldare una maglietta portacinghia.
Una volta rimosse le vecchie basi, l’80% del lavoro sarà stato fatto. Dopo occorrerà pulire bene le superfici dove erano state a contatto. La parte posteriore, quella verso il viso del tiratore per intenderci, non è un problema, perché di solito lo zoccolo veniva saldato in corrispondenza dei due fori filettati posti sul castello e i nuovi attacchi copriranno ogni difetto. Per ripristinare il punto dov’era la base anteriore, quella verso la volata, è un pochino più difficoltoso. Occorre rimuovere tutti i residui della vecchia saldatura e ripristinare la brunitura danneggiata con un brunitore a freddo di buona qualità, applicato con maestria. Se il lavoro non dovesse risultare soddisfacente allora si potrà procedere con la ribrunitura totale della canna, che comunque non è certo un problema né come lavoro né come costo.
Dopo essere riusciti a riportare l’arma alle sue condizioni originali, bella, pulita e “liscia” senza né attacchi né ottica, potremo procede con la scelta del nuovo attacco da montare in funzione del cannocchiale scelto. Mi raccomando solo di una cosa, di usare degli attacchi in acciaio dotati di anelli di altezza variabile, perché un conto sarà montare un‘ottica da battuta con una lente da 24 mm, un altro un cannocchiale con un obiettivo da 60 mm. Ma non mi piacciono neanche le “campane” che stanno troppo attaccate alla canna, tanto da non permettere neanche il montaggio di un copri-lenti in plastica. Quando tra la canna e l’obiettivo ci sono dai 4 ai 6 mm va piuttosto bene, no di certo due-tre centimetri!
In molte occasioni mi sono soffermato sulla triade maledetta: arma, ottica…calibro! Il tutto da acquistare ed assemblare secondo esigenza. Un attacco a sgancio rapido sopra a una bolt action a otturatore lo vedo come dei costosi cerchi in lega su una vecchia Fiat Panda. A cosa servono? A rendere l’arma più bella e affascinante? Ho visto delle ottiche prestigiose montate su delle carabine Weatherby calibro 257, 270, 300 Magnum con le canne prive di mire metalliche ma con dei costosi attacchi saldati a piede di porco o con degli Apel EAW a pivot! Qualcuno potrebbe sostenere che durante i viaggi in aereo è molto più sicuro portare l’ottica nel bagaglio a mano, come altri che preferiscono invece montare l’arma appena avvistano il capo giusto da abbattere. Perdonatemi ma io non condivido né gli uni né gli altri, perché sopra ad una carabina di precisione concepita per il tiro a lunga distanza il mio bel cannocchiale lo voglio fisso, montato saldamente con magari anche un filino di colla epossidica bicomponente per metalli tra gli anelli ed il tubo.
Se vi dovesse capitare di comperare una “Vecchia gloria” come le chiamo io, oltre a revisionare le parti meccaniche, sostituire cannocchiali e attacchi e ripulire per bene i legni, occorrerà controllare lo stato delle viti di collegamento della meccanica con la calciatura in legno, soprattutto la lunghezza. Spesso le tavole stagionandosi si restringono impercettibilmente e serrando bene le viti a volte si possono generare delle sporgenze dannose. Occorre verificare che la vite posteriore non vada ad inficiare il corretto funzionamento dell’otturatore e che quella anteriore riesca ancora a serrare bene il tutto senza toccare di testa la culatta della canna. Per concludere vorrei ricordare che le armi di una volta, specialmente quelle camerate in grossi calibri, erano molto ben fatte. Un pochino pesanti, è vero, ma sempre molto precise e super affidabilissime. Se vi dovessero capitare dei buoni affari, non fateveli scappare!
Marco Benecchi