Anni fa vidi una pubblicità televisiva dove una graziosa bambina era indecisa se addentare una merendina con la crema al latte oppure quella col ripieno al cacao. Fu proprio quella l’immagine che mi è venuta in mente un bel giorno mentre di sottecchi spiavo i partecipanti ad una battuta di caccia al cinghiale. Me li sono immaginati tutti alla vigilia della cacciata intenti ad ammirare le loro belle rastrelliere in legno massello mentre si chiedevano: “Quale fucile mi porto”? La vita, si sa, è fatta di scelte, ma almeno decidiamoci a farle una volta per tutte. Quel mattino dovevo appostare quindici cacciatori ma sulle loro spalle contai non meno di 20-22 fucili! La metà di loro aveva a tracolla due fucili! C’era chi aveva una Browning BAR ed un automatico calibro 12, chi una carabina semiautomatica ed una a leva, un signore aveva persino un’arma con punto rosso ed una senza, c’era poi chi aveva una H.& K. 770 ed un Express sovrapposto in grosso calibro, ma il migliore di tutti fu senz’altro quel lungimirante cacciatore con in mano una Benelli Argo e in spalla una provvidenziale Weatherby calibro 300 con ottica 4–12.
Vado a caccia ed accompagno cacciatori da troppo tempo per scandalizzarmi ancora, o per sentire il bisogno di chiedere: “Ma a cosa servono due fucili?”. Le risposte le conosco già. Molti appassionati sono ancora indecisi tra la carabina ed il fucile a canna liscia, c’è chi ammette la superiorità della carabina semiautomatica ma da bambino sognava di abbattere un cinghiale con il fucile di Tex Willer, molti altri invece sono stati attratti dal fascino romantico dell’express ma non sanno rinunciare al “volume” di fuoco. Chi in battuta si porta dietro anche una Bolt Action in grosso calibro dotata di ottica a forte ingrandimento si è sempre giustificato sostenendo che con la sua infallibile e potentissima arma era in grado di recuperare un cinghiale fuori cacciata sparandogli da lontano, magari da un monte all’altro. Chi siamo noi per giudicare? Nel nostro paese regna la democrazia ed ognuno può fare come gli pare, ma permettetemi di esprimere le mie preferenze e magari di aiutare, con qualche piccolo consiglio, qualcuno tra i più “indecisi”.
Per la caccia in battuta al cinghiale ed all’occorrenza anche per le “Monterie” a cervi, daini e mufloni (in stile spagnolo ma ormai trapiantate anche in Maremma e su tutto l’Appennino) le armi migliori sono le carabine semiautomatiche e gli express. Su questo credo non ci siano più dubbi. Equipaggiarle o meno con un’ottica da mira (punto rosso o cannocchiale a bassissimo ingrandimento o variabile), dipende soltanto da noi, tenendo conto di come siamo abituati a sparare e dal territorio dove praticheremo la caccia. Posso garantirvi che, con un minimo di pratica, il “punto rosso” può essere utilizzato anche nell’intricatissima macchia mediterranea e lo stesso discorso vale anche per un’ottica da battuta, a patto di avere a disposizione qualche metro in più per mirare meglio. Una buona alternativa potrebbe essere quella di montare lo strumento ottico con degli attacchi a sgancio rapido, ma è necessario che siano tassativamente in acciaio, di ottima fattura e aggiustati da una persona molto competente. In questo modo sarà possibile rimuovere il cannocchiale o il “punto rosso” a nostro piacimento o secondo il caso. Chi sente il bisogno di portarsi dietro durante una battuta anche una carabina ad otturatore, forse non sa che oggigiorno esistono delle ottime semiautomatiche in grado di fornire eccellenti rosate anche a lunga distanza. Con il montaggio di un cannocchiale, è possibile trasformare un’arma da battuta in una carabina che, se non diventa proprio adatta alla caccia in montagna, è almeno sufficiente per quella di Selezione sull’Appennino. Su SKY una volta vidi un filmato ambientato nei Pirenei dove un cacciatore di camosci usava una carabina Browning BAR munita di ottica! Non era certo l’arma ideale, né come impostazione balistica né tanto meno come etica venatoria, ma nonostante tutto il cacciatore spagnolo i camosci li abbatteva ugualmente.
Un famoso motto recita: “Ad ognuno il suo”. Anch’io la penso così perché non sono tra i fautori dell’arma e del calibro “tuttofare”. Per ogni tecnica di caccia e per ogni selvatico ci vuole sempre l’arma adatta. Per la Selezione le armi migliori sono le carabine Bolt Action ad otturatore girevole o rettilineo e i kipplauf. Nessuno c’impedisce di cacciare caprioli, daini mufloni e cervi con un combinato, un drilling od un’express, ma di certo non sono l’ideale. Comportandoci correttamente un sol colpo dovrebbe essere quasi sempre risolutivo ed il munizionamento spezzato offerto dalla canna liscia, nel nostro caso, non è di nessun aiuto. Le caratteristiche fondamentali che dovrebbe avere un’arma per la caccia di selezione sono: la robustezza, la precisione, un’adeguata potenza (ma non eccessiva) ed un’ottica molto luminosa a 8 ingrandimenti fissi oppure variabile. Il peso non ha importanza perché di solito l’appostamento non si trova mai molto lontano da dove parcheggeremo la macchina e si raggiunge con la carabina nel fodero.
Ritornando alla magica e meravigliosa caccia in montagna, l’arma che ci accompagnerà fedelmente nelle nostre lunghe e faticose scarpinate avrà delle caratteristiche completamente diverse dalle “cugine” normalmente usate per le altre cacce a palla. In montagna di sovente si tira lungo se non addirittura lunghissimo, si deve camminare per ore ed ore, non di rado anche in condizioni climatiche proibitive, con la neve, col ghiaccio e lungo piste ferrate.
Niente deve essere lasciato al caso. L’arma in particolare deve rispondere al meglio a certe esigenze e quindi deve avere delle caratteristiche ben determinate. Come ad esempio una precisione pressoché assoluta, una canna lunga che sappia sfruttare appieno le potenzialità delle radenti cartucce e, al contempo, robustezza e leggerezza. Dovrà possedere una calciatura stagionata e collaudata che non subisca alterazioni col variare repentino della temperatura, con la pioggia, quando nevica, col freddo intenso e con l’umidità. Abbastanza di recente, proprio per ovviare a questi inconvenienti, stanno prendendo sempre più piede le carabine “ognitempo”, costruite in acciaio inox e materiali sintetici. Secondo il mio parere credo che siano veramente la scelta migliore e sono convinto che avranno il successo che meritano. L’arma da montagna inoltre deve essere equipaggiata con un ottimo cannocchiale non eccessivamente pesante a forte ingrandimento, che abbia da un minimo di sei ad un massimo di dodici. Oggi molti cacciatori preferiscono i variabili con molti ingrandimenti dotati di torrette balistiche; io invece preferisco i cannocchiali con “pochi” ingrandimenti (max 12–14) e senza torrette. Le scelte sono e sempre saranno una questione personale, ma bisogna comunque ammettere che una carabina “specifica” per la caccia in montagna ben difficilmente verrà utilizzata con l’ottica posizionata sui bassi ingrandimenti. In montagna vige la parola d’ordine: limitare al minimo i pesi, quindi dovendo risparmiare etti se non grammi su ogni singola attrezzatura cercheremo di farlo anche e soprattutto con l’arma che purtroppo con il suo peso grava su una spalla soltanto.
Ci sarebbe da scrivere ancora molto, ma sono convinto che poi alla fine non riuscirei comunque ad imporre agli indecisi cronici le scelte che, in base alla mie esperienze, ritengo migliori. La stagione di caccia al cinghiale è appena cominciata ed io sono curioso di vedere cosa saranno capaci di portarsi dietro certi cacciatori ...
Marco Benecchi