E’ piuttosto facile costruire una carabina “bolt action”, con funzionamento ad otturatore manuale scorrevole girevole, partendo da una azione già bell’e pronta. Non a caso, ancora oggi, moltissimi e noti costruttori di ottime carabine sia industriali sia artigianali, partono da azioni-otturatori stracollaudate delle classiche Mauser K98, delle Remington 700, delle Winchester Pre 64, delle CZ-Brno ZKK, delle Tikka, delle Sako, delle Sabatti, ecc. Ma a volte, fortunatamente, qualcuno non si adegua a questo sistema di cose, non si accontenta di abbinare il suo marchio con un altro e quando decide di costruire un’arma rigata da caccia lo fa progettandola di sana pianta con delle caratteristiche esclusive e d’avanguardia. Uno di questi costruttori è la Sauer & Shons, la notissima ditta tedesca che da secoli produce armi lisce, combinate miste e carabine caratterizzate da un elevatissimo standard qualitativo e da soluzioni molto spesso innovative. E fu proprio un’arma da essa prodotta quella che lasciò un segno, una pietra miliare nel mondo delle carabine da caccia: la Sauer modello 80, seguita anni dopo dalla più moderna Sauer 90. La dinamica ditta di Eckernfurde-Isny decise che non ci fosse miglior trampolino di lancio per la sua creatura del continente americano, dove fu subito commercializzata addirittura dalla Colt con il nome di Colt-Sauer.
In seguito anche la FN-Hertsal costruì (o meglio commercializzò) un suo modello, basato sulla rivoluzionaria azione Sauer. Ma cos’ha di così speciale l’otturatore scorrevole-girevole delle carabine 80-90? Cerchiamo di vederlo insieme. Innanzi tutto il castello, che è di spessore maggiore delle altre perché adotta una chiusura posteriore dell’otturatore (simile a quella delle carabine Steyr-Mannlicher), che impone le classiche fresature dove alloggiano i tenoni di chiusura ridotte al minimo indispensabile, con le aperture limitate in quanto a superficie. Ne consegue che l’insieme è particolarmente rigido e poco propenso a flessioni e/o torsioni. L’otturatore delle Sauer è un gioiello della meccanica applicata, un vero inno all’ingegno umano, costruito con un livello d’eccellenza assoluta. La faccia è incassata di circa 3 mm, per permettere alla cartuccia di essere inglobata dalla testa dell’otturatore stesso e l’anello che circonda il fondello è interrotto solamente quel minimo necessario per consentire l’inserimento dell’estrattore e il passaggio dell’avvisatore di cartuccia in camera di scoppio.
L’espulsore è il classico a nottolino. In tutte le carabine della serie Sauer 80-90 l’otturatore scorre nel castello come “un coltello caldo taglia il burro”, senza nessunissimo impuntamento, con dei giochi ridottissimi ed una fluidità ancora insuperata, grazie all’altissimo livello qualitativo di finitura delle parti e alla bontà dei materiali utilizzati. L’otturatore è costituito da due parti, da una cilindrica anteriore che provvede alla chiusura vera e propria tramite tre alette retrattili poste a 120° gradi tra loro, e da una posteriore delegata principalmente al comando della parte anteriore. La posteriore dell’otturatore contiene il percussore, il relativo stelo e due importantissimi organi meccanici: una camma che tiene collegate tra loro le due parti dell’otturatore, e una superficie prismatica che sovrintende all’apertura delle alette-chiusure. Il disimpegno delle stesse si ottiene per mezzo di un’appendice che s’insinua nelle tre rispettive fresature di profilo sfuggente, ricavate in un anello di acciaio interposto tra la parte anteriore e quella posteriore dell’otturatore.
La sezione prismatica è quella che ha il compito di comandare l’espansione delle alette e di farle muovere sia verso l’interno sia verso l’esterno nell’anello stesso, costringendolo a seguire i movimenti della parte posteriore dell’otturatore tramite la manetta d’armamento. Le tre alette, una volta che entrano nei recessi del castello, assicurano una superficie di contatto veramente ampia e robustissima e la pressione sviluppata dalla combustione della carica sulla testa dell’otturatore fa premere le alette nei recessi del castello e in misura inferiore anche contro la restante superficie, portando quindi il rischio d’inconvenienti a livelli pressoché minimi. Rivoluzionaria per quei tempi, anche la possibilità di poter aprire l’otturatore con il colpo in canna e con la sicura inserita, senza togliere quest’ultima mediante un pulsantino posto sulla manetta–otturatore. Il percussore ha una corsa molto breve, circa 8 mm, a vantaggio della precisione di tiro. In una carabina di tipo tradizionale, il traversino ferma rinculo, il famoso recoil lug, si limita a un rinforzo di metallo più o meno robusto e ingombrante. Nella Sauer 90 invece è la parte anteriore del castello ad accogliere la filettatura della canna in un blocco di notevoli dimensioni, tagliato longitudinalmente e forato per consentire il passaggio di due grosse viti Allen contrapposte tra loro, che serrano il manicotto in un corpo rigido omogeneo su tutta la circonferenza della filettatura. La tensione di chiusura delle due viti è regolata con chiave dinamometria della Casa e non deve essere assolutamente modificata. E’ superfluo ricordare che le due viti sono state registrate dopo aver accuratamente controllato che l’avvitamento della canna nel castello consenta un perfetto Head Spead, la giusta distanza tra la testa dell’otturatore e il fondello della cartuccia camerata.
Anche la catena di scatto della Sauer 90 è diversa dalle altre carabine tradizionali, molto più raffinata, più robusta e più curata nell’esecuzione meccanica. Gli scatti tradizionali solitamente hanno un solo punto d’aggancio tra il ritegno del percussore e il dente di scatto di tipo radente, un semplice appoggio tra minuscole superfici; nella Sauer 90 questo non avviene, in quanto il dente di ritegno del percussore una volta armato, poggia su un rullino che è parte integrante di una barretta metallica incernierata al castello nella parte posteriore, che può consentire lo sgancio del percussore solo quando la pressione esercitata sul grilletto modificherà una particolare articolazione a ginocchio che poggia su una estremità sagomata. La canna è in acciaio speciale legato a cromo-molibdeno trattato termicamente. E’ lappata e rotomartellata a freddo ed è lunga 570 mm nei calibri normali e 660 mm nei calibri magnum. L’anima del modello provato in calibro 7 mm Remington Magnum presenta 6 rigature destrorse e ha un profilo tipicamente da caccia con un diametro di 14 mm alla bocca, 17 mm a metà lunghezza e 28 mm alla camera di scoppio. La canna riporta saldati una tacca di mira a una foglietta regolabile in deriva con incavo di media larghezza e un bello e solido mirino regolabile in elevazione. Anche se, secondo il mio modesto parere, gli organi di mira metallici sono quasi inutili, quelli delle carabine Sauer sono realizzati in modo esemplare, così come le scritte lungo la canna, molto eleganti e ben curate come raramente capita di trovarne in un’arma da caccia costruita in serie. Il calcio è in noce europeo d’ottima scelta e discretamente venato, con una zigrinatura a passo medio sia sull’astina sia sull’impugnatura. Quest’ultima è a pistola e abbondantemente dimensionata per riempire bene la mano. Il calcio è provvisto di Montecarlo e di un calciolo (forse troppo generoso nelle dimensioni) in morbida gomma nera, ventilato e molto efficace. La calciatura accoglie l’azione in modo esemplare e non mi risulta che nessun tiratore–cacciatore di mia conoscenza, felice possessore di Sauer 80-90, abbia dovuto ricorrere a un Bedding integrale per migliorare la precisione della sua carabina. La precisione di accoppiamento delle parti metalliche con il legno è perfetta.
La canna non poteva essere che completamente flottante, ma purtroppo, secondo i miei gusti strettamente personali, tutti i modelli di carabine Sauer 80-90 che ho avuto il piacere d’imbracciare avevano una tonalità dei legni leggermente chiara, ma sempre all’altezza del lignaggio dell’arma. Coccia e puntale in legno esotico sono un tocco al quale la tradizione teutonica difficilmente rinuncia. Lo scatto è completamente regolabile e dotato di stecher alla “francese”, che s’inserisce spingendo in avanti il grilletto. Questo tipo di scatto oggi è tra i migliori e più diffusi, ma quando trent’anni fa la Sauer decise di adottarlo, fu un’altra delle novità che offrì con l’arma. Volendo trovare dei difetti a una Sauer 90, uno è sicuramente il peso e un altro la lunghezza totale (specialmente nei calibri magnum), sicuramente dipesi dall’uso d’ottimi acciai e dalle generose dimensioni della calciatura. Mi viene da pensare che forse siano state proprio le lamentele di molti cacciatori di montagna a decretare la prematura e immeritata “messa in pensione” delle 80-90, a favore di modelli più moderni e soprattutto più leggeri e maneggevoli come la Sauer 202 e 92. Nonostante ciò, la vecchia Sauer 90 è ancora una carabina “Cult”, un vero e proprio mito, molto ricercata dai collezionisti di tutto il mondo, perché ancora si distingue per originalità e intelligenza meccanica eseguita con grande tradizione e perizia.
SCHEDA TECNICA
Costruttore: J. P.Sauer & Sohn GmbH
Sauerstrabe 2-6 D, 24340 Eckernfurde-Isny Germania
Fax 00494351471160 – www.sigsauer.de
Importatore – Distributore Bignami spa - Ora (BZ)
Modello: 90
Tipo: Carabina da caccia a ripetizione manuale tipo “Bolt Action”
Funzionamento: A otturatore scorrevole- girevole con tre tenoni di chiusura retrattili a scomparsa posti posteriormente a 120°.
Percussore: Monopezzo lanciato a corsa breve.
Sicura: E’ manuale ambidestra a due posizioni, azionabile da una leva posta sul dorso castello, che blocca il grilletto, lo scatto e l’apertura dell’otturatore. La carabina è anche fornita di un pulsante di sblocco otturatore posizionato sul manubrio stesso che deve essere premuto per consentirne l’apertura quando è inserita la sicurezza manuale. Ciò costituisce un ulteriore elemento di sicurezza nell’uso dell’arma. Sulla parte sinistra del castello è presente un bottone che indica quando è presente una cartuccia in camera.
Azione: in acciaio legato e bonificato ad alta resistenza.
Calibri: dal 222 Remington al 458 Winchester Magnum
Canna: In acciaio speciale trattato termicamente, lappata e rotomartellata a freddo lunga 570 mm nei calibri normali e 660 mm nei calibri magnum
Estrattore: misto ad unghia e pistoncino posto sulla testa dell’otturatore
Alimentazione: Tramite caricatore monofilare amovibile da 2-3 cartucce in lamiera di acciaio.
Organi di mira: Tacca di mira regolabile in deriva e mirino a lamina regolabile in altezza.
Castello: Predisposto per il montaggio del cannocchiale da mira con 4 fori filettati 6/48”
Scatto: monogrillo con stecher “alla francese”. Peso 1300 gr diretto e 300-350 con stecher armato.
Calcio: In noce europeo scelto, a pistola con guanciale laterale tipo Montecarlo. Disponibili anche modelli con calciatura lunga fino alla bocca meglio conosciuta come Stutzen. Sempre presente in tutti i modelli la coccia in palissandro con il logo della Sauer nell’ovale.
Finiture particolari: per decenni la brunitura Sauer 80–90 è stata definita come una delle più belle mai eseguite.
Peso: da 3300 a 4800 grammi secondo modello e calibro.
Marco Benecchi