Nella caccia in battuta ai grossi selvatici a pelle tenera, la possibilità di sparare più colpi in rapida successione spesso è di fondamentale importanza. Per questo motivo sono stati progettati fucili a ripetizione a leva, a pompa ed infine con funzionamento semiautomatico (le armi automatiche sono quelle che sparano a raffica!).
Quando il percussore viene lanciato ed innesca la cartuccia, all’interno della camera di scoppio avviene una piccola esplosione. Questo fenomeno genera calore, pressione e quindi energia. Perché non sfruttarla meccanicamente per creare un sistema di ripetizione? Il primo che ebbe la geniale idea di modificare una carabina Winchester a leva, utilizzando l’energia del rinculo, fu Hiram Maxim nel 1882. Poi venne Ferdinand Ritter von Mannlicher, che tra il 1885 ed il 1900 ideò persino un fucile in grado di sparare a raffica. Seguirono il loro esempio molti altri inventori, più o meno noti come: Mauser, Walther, Cei-Rigotti, Scotti, Sjogren, Griffiths, Friberg e Mondragon, ma il più geniale di tutti rimane sempre lui: l’inimitabile John Moses Browning.
Il sistema di ripetizione per eccellenza di tutte le armi semiautomatiche è quello che sfrutta lo spillamento di una piccola parte dei gas propellenti, che fanno disimpegnare ed arretrare il blocco otturatore che, successivamente, spinto in avanti da una robusta molla, preleva dal caricatore una nuova cartuccia e la spinge nella camera di scoppio pronta per ripetere il ciclo di sparo. Tale “brevetto”, vecchio più di cento anni, salvo qualche piccola modifica è rimasto invariato fino ad oggi. Il sig. Browning lo progettò per il fucile mitragliatore BAR (Browning Automatic Rifle), ma fu la Remington quella che nel lontano 1906 lo prese come campione per creare un’arma sportiva da caccia. Dapprima nacque il modello 8, poi nel 1936 seguì il modello 81 SHPCR (Semiautomatic High Power Centerfire Rifle).
Ambedue i modelli furono offerti nei calibri .25, .30, 300 Savage, .32 e 35 Remington ed erano armi talmente ben fatte, precise ed affidabili che con una di queste, ma opportunamente modificata, il capitano dell’FBI Frank Hummer affrontò ed uccise i famosi Bonnie & Clyde. Comunque, l’evoluzione delle carabine semiautomatiche da caccia nel mondo fu lenta e alquanto limitata, perché erano più delicate e meno precise delle carabine ad otturatore. Inoltre in America la loro celerità di tiro non serviva visto che in quel paese la caccia in battuta era ed è tuttora pochissimo praticata. In Italia invece abbiamo il cinghiale. Anche in alcune zone dove era più o meno sconosciuto, il vispo e coriaceo suide ha fatto la sua apparizione ed è prolificato a tal punto che in alcuni casi è addirittura nocivo. E tutti gli appassionati di armi e di caccia in battuta sanno che la carabina semiautomatica è la scelta migliore.
La Remington agli inizi degli anni sessanta propose la sua 740 Woodsmaster, seguita qualche anno dopo dalla 742 ed infine dalla 7400. Complessivamente, dei tre modelli, ne sono stati costruiti più di un milione di esemplari. Nonostante la 7400 fosse un’ottima arma da caccia, ben rifinita, affidabile, precisa e relativamente economica, per renderla ancora più competitiva nell’agguerrito mercato europeo, nel 2005 fu deciso di modificarla ulteriormente. Ecco com’è nata la nuova Woodsmaster 750, secondo me la semiautomatica più bella mai costruita, con uno stile e un’eleganza unici presi da esempio da tanti altri costruttori come Benelli, Verney Carron, Winchester mod.100 e Vulcan, Merkel.
Esteticamente la nuova 750 Woodsmaster non differisce molto dalla sua progenitrice, ma le poche modifiche apportate sono tutte degne di nota. E’ stato rivisto e migliorato il gruppo scatto, la presa gas, sono state ridotte le tolleranze dell’otturatore, è stato leggermente ritoccato il designer, sono state istallate le magliette portacinghia di serie, ed è stato adottato il rivoluzionario calciolo R3.
A mio parere si dovrebbero rivedere gli organi di mira. Un’arma del genere necessita a mio giudizio di qualcosa di più pratico e più facilmente acquisibile, magari il solito mirino in fibra ottica di colore rosso acceso ed una buona tacca regolabile nei due sensi o una mezza bindella da battuta con i riferimenti di colore verde acceso. Comunque, nel caso della 750 Woodsmaster, sia il mirino sia la tacca possono essere sostituiti con qualcosa di molto più visibile. Il montaggio di un sistema di mire metalliche più idoneo per un’arma da battuta è una operazione semplice alla portata di tutti quelli che hanno un minimo di manualità.
La Remington Woodsmaster 750 impiega una chiusura stabile a sottrazione di gas, con otturatore a testina rotante con ben nove tenoni di chiusura. Non mi è ancora chiaro perché l’otturatore abbia nove risalti di chiusura quando ne vengono impegnati soltanto quattro.
Il sistema di presa gas è stato migliorato rispetto al modello 7400, grazie all’alleggerimento delle masse in movimento e ad una diversa taratura dello spillamento dei gas. In questo modo il semiautomatismo risulta più equilibrato, più veloce e più fluido. Il calciolo R3 è, a nostro avviso, forse l’innovazione più azzeccata. E’ costruito dalla Limbsaver in soffice materiale poliuretanico con al suo interno un sistema di camere di espansione a forma fungoidale (denominato Navcom, acronimo di Noise and Vibration Control Material), che al momento dello sparo e quindi quando si genera il rinculo, si dilatano dissipando l’energia in tutte le direzioni e non solo in asse con la spalla del tiratore. In questo modo la carabina si mantiene sempre allineata e ferma sul bersaglio.
La calciatura può essere in legno di noce a grana fine di buona qualità, finita con un trattamento di verniciatura opaca, oppure in materiale sintetico (modello 750 Synthetic). Entrambe sono caratterizzate da un calcio tipo Montecarlo senza poggiaguancia con l’impugnatura a pistola. L’asta è forse il massimo compromesso che si possa raggiungere tra estetica e funzionalità, in una sola parola la definirei perfetta. E’ dimensionalmente molto azzeccata sia come lunghezza sia come spessore ed è di una ergonomia unica. I punti di presa sono zigrinati a macchina e complessivamente le linee sono molto piacevoli. Non spiace neanche la sigla R. Finalmente, per chi ama usarle, le magliette a sgancio per il montaggio della cinghia di trasporto sono diventate di serie dell’arma. Il caricatore è una costante di tutte le versioni di carabine semiautomatiche Remington, visto che è praticamente intercambiabile. Costruito in lamiera stampata è bifilare ed ha un capacità di quattro colpi. Con la semplice aggiunta di una piccolo meccanismo composto da un nottolino che scorre in un’asola sul lato inferiore sinistro e da un leverismo, si è ottenuto un valido Cut-Off–Hold–Open senza intervenire sulla carcassa dell’arma. Con poca fatica si è costruito un accessorio veramente molto pratico. La leva di sgancio del caricatore è di dimensioni un poco ridotte ed è caricata da una molla particolarmente forte. Questo, se da un lato scongiura il rischio di sganci accidentali, dall’altro è scomodissima da azionare. L’avremmo preferita più sporgente e più pratica.
Le canne delle Remington 750 sono costruite con degli ottimi acciai speciali ad alta resistenza e possono essere di due lunghezze: da 18,5” (470 mm) e da 22” (558 mm). Anche qui ci sarebbe da qualcosa da dire, non capisco il motivo per cui alla Remington hanno sempre costruito il modello Carbine a canna corta nel solo calibro 30.06, quando l’ideale sarebbe stato di camerarlo nel più adatto (e corto!) calibro 308 Winchester. Munizioni questa che, essendo caricata con polveri più vivaci, non ha problemi a dare il meglio in canne medio-corte. Non capisco perché non abbiano “ricorventito” in classe 750 anche la bellissima carabina Remington modello 7400 Weathermaster con calcio in polimeri, canna in acciaio inox e meccanica nichelata.
Riassumendo, la 750 Woodsmaster è ancora una delle carabine Cult del cacciatore di cinghiali italiano, andrebbe leggermente migliorata, ma ha sicuramente più pregi che difetti. Il calciolo R3 rende il rinculo minimo, lo scatto a una corsa pulita, senza trattamenti e senza impuntamenti, il ciclo di riarmo è rapidissimo e quindi consente una celere ripetizione del colpo pur rimanendo sempre in punteria. L’arma è discretamente ben bilanciata e viene alla spalla che è un piacere, peccato che non sono disponibili caricatori maggiorati.
Marco Benecchi
SCHEDA TECNICA
Costruttore: Remington Arms Company Inc. - USA
Importatore – Distributore PAGANINI sas - Torino
Modello: 750 Woodsmaster
Tipo: carabina a ripetizione semiautomatica.
Impego specifico: caccia in battuta – monterie.
Funzionamento: a sottrazione di gas con sistema di chiusura stabile.
Chiusura: A testina rotante con tre serie di tre tenoni in testa posti a 120°.
Calibri: 243W, 270 W, 308 W, 30-06 Springfield, 35 Whelen.
Canna: in acciaio speciale lunga 470 mm (Carbine) – 558,8 mm (22”)
Sistema di percussione: indiretto, a mezzo cane interno su percussore flottante.
Alimentazione: caricatore bifilare amovibile capace di 4 cartucce
Congegno di scatto: ad azione singola, diretto con peso di circa 2.300 gr.
Estrattore: ad unghia
Espulsore: a pistoncino posizionato all’interno della testa dell’otturatore.
Mire: Classica tacca regolabile nei due sensi e mirino su rampa regolabile in deriva.
Castello predisposto per il montaggio di ottica da mira o congegno di puntamento elettronico.
Congegno di sicurezza: manuale a traversino sul ponticello, che agiste direttamente sul grilletto.
Calciatura: in due pezzi, calcio tipo Montecarlo senza poggiaguancia, ed astina in noce con calciolo di gomma di colore nero.
Piega e vantaggio non sono regolabili. Magliette portacinghia aimovibili.
Peso: 3.350 kg ca.
Lunghezza totale: 1060 mm
Materiali: Canna e culatta in acciaio speciale ad alta resistenza