La curiosità è femmina, così mi sono messa alla ricerca di qualche cosa di particolare, qualcosa che possa sorprendere e incuriosire e ho trovato lei: “la tomba della caccia e della pesca”. La necropoli di Monterozzi, collocata su una collina ad est di Tarquinia, comprende circa 6000 sepolture databili fin dal VII secolo a.C. Del vasto complesso, dal quale proviene la più cospicua testimonianza di nuclei pittorici di arte etrusca, fa parte la Tomba della Caccia e della Pesca.
La Tomba, databile al 530 a.C viene rinvenuta nel 1873. E' stata scavata a 10m di profondità ed è accessibile ancora oggi tramite la gradinata originale composta da sei scalini, irregolari e ‘lunghi’ con pendenze differenti, scavati nel tufo (nenfro o macco, pietra locale).
La grande importanza riconosciuta alla Tomba della Caccia e della Pesca si deve in particolare al ricco nucleo pittorico che decora le sue pareti, nelle quali viene dato ampio spazio al tema marino quale luogo di espiazione e interprete del passaggio.
Su una barca a bassa chiglia trovano posto quattro personaggi: un timoniere rematore seduto a poppa laddove lo scafo è colorato in ocra; tre marinai d’appoggio posti nella parte centrale dell’imbarcazione di colore chiaro e un pescatore che sulla prua azzurra tiene tesa la sua lenza. Un occhio, la cui funzione apotropaica (contro gli spiriti maligni) era quella di “sorvegliare” la direzione, è realizzato nel campo azzurro della prua.
Tutt’intorno guizzano i delfini e gli uccelli dispiegano il loro volo. Un uomo rappresentato in primo piano e le cui dimensioni sono maggiori rispetto ai marinai, compare sulla riva alle spalle della barca intento a colpire i volatili con una fionda da sopra una rupe. Sembra alquanto importante la posizione che egli assume, come se fosse una posa plastica appropriata per il lancio con la fionda. Si tratta di una postura assai impostata dovuta all’apparente irrigidimento del corpo, poiché essa rappresenta nel modo migliore l’attimo prima in cui il proietto venga lanciato.
La scena, semplice e complessa allo stesso tempo, si presenta partendo dall'angolo sinistro, verso destra, che poi è anche il senso della teoria di caccia. Un altro cacciatore, anch’esso armato di fionda, è raffigurato sulla parete di destra mentre da sopra una roccia è impegnato nella caccia; un altro pescatore attenta invece col suo arpione ai pesci che transiteranno al di sotto delle rocce.
Per la prima volta nella storia dell’arte un’intera camera è dedicata alla ricerca, riuscita, di un ambiente che coinvolga i personaggi e li relazioni all’ambiente naturale stesso. Quello che il pittore ha voluto tentare è il coinvolgimento totale della figura umana all’interno di un unico ecosistema. Il dado è trasformato in un ecosistema marino-costiero, come se si trattasse di una ricostruzione virtuale della realtà a cui lo stesso defunto avrebbe partecipato dopo la sua morte.
Godetevi la scena, e da buoni cacciatori, immaginatevi protagonisti dell'azione. Leggi anche: Mihaela Cretu: "arte e caccia nella storia" |