Selvaggina: una scelta etica sostenibile


mercoledì 22 febbraio 2017
    

Selvaggina scelta etica e naturale "Il consumo di carne di selvaggina rappresenta una scelta etica, sostenibile e a bassissimo impatto ambientale, volta a rivalutare il vero prodotto locale tradizionale, gestendo nel contempo eventuali squilibri ambientali". E' quanto si legge in un opuscolo presentato lunedì scorso a Milano durante la cena di apertura dell'iniziativa Caccia in cucina, che da anni si svolge con successo in diversi ristoranti lombardi, grazie all'organizzazione dell'Anuu. L'iniziativa divulgativa, curata da Patrizia Cimberio, si deve a al Cic Italia e allo studio associato Alpvet.

La pubblicazione, che ogni commensale potrà trovare nei ristoranti aderenti, contiene molte informazioni utili e dettagliate, con tanto di tabella comparativa dei vari selvatici sui valori nutrizionali, che ne dimostrano, senza ombra di dubbio la salubrità delle carni.  "La fauna a vita libera, alimentandosi di ciò che offre la natura, acquisisce qualità eccelse sia dal punto di vista organolettico che nutrizionale. Essa infatti è ricca di oligoelementi essenziali, proteine e Omega 3" si legge a piè della tabella.

Un modo sicuramente esaustivo di promuovere la cultura della gastronomia venatoria anche tra le nuove generazioni, che forse poco o nulla sanno di questo ottimo alimento, in continua crescita fra le scelte degli italiani "grazie alla maggiore attenzione da parte dei consumatori - si legge nell'opuscolo
- al tema dell’inquinamento e allo sfruttamento delle risorse naturali che in questo sistema produttivo sono quasi nulle, rispetto ai tradizionali sistemi di allevamento responsabili del 18% dell’emissioni di gas a effetto serra (in CO2 equivalenti), percentuale superiore a quella derivante dai trasporti (FAO, 2006). Da considerare ancora la perdita di biodiversità dovuta al degrado del suolo, all’inquinamento, ai cambiamenti climatici, alla sedimentazione delle zone costiere e all’invasione di specie alloctone, fattori causati dalla sempre maggiore spinta verso l’allevamento intensivo degli animali (FAO, 2006)". 

 

 

 

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